29. arresto momentum

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con gesti lenti e delicati, mi inoltrai nella stanza, aprii la porta tentando di non farla scricchiolare e la chiusi alle mie spalle.
notai la figura di Harry seduta al bordo del letto, con un enorme libro sul grembo; un sorriso triste era dipinto sul suo volto mentre osservava le immagini che si muovevano, mi sporsi per avere una visuale migliore e compresi che dovesse trattarsi dell'album fotografico della sua famiglia. una donna ed un uomo ballavano felici, in un'atra foto la stessa donna stava lanciando un bouquet e alla destra dell'immagine mi parve di notare Sirius Black.
Harry carezzò con il polpastrello dell'indice la figura dell'ex prigioniero ed una lacrima macchiò la carta lucida.

«era molto bella tua madre.» dissi indicando l'album sulle sue gambe.

Harry lo serrò di scatto e lo nascose sotto il cuscino.

«cosa vuoi, Malfoy?!» domandò corrugando la fronte. non aveva quell'espressione adirata che assumeva gli anni precedenti, era come se non riuscisse ad essere arrabbiato con me.

«solo parlare. non fingere di odiarmi perché non ti riesce bene, ti ho visto in infermeria.»

«ero preoccupato di averti fatto troppo male, avrei rischiato una bella punizione.»

«ma che diavolo ti prende?! prima mi colpisci con quella fattura, poi ti ritrovo a piangere sul mio letto, e poi dici che eri preoccupato per una punizione! ma ti senti?! parli come se non ti importi niente, ma entrambi sappiamo che non è così.»

«e cosa te lo fa pensare?» chiese assumenti un'aria altezzosa.

«forse il fatto che stavi piagnucolando neanche fossi morto.» sbottai non riuscendo a contenermi.

«Malfoy tra di noi è stato uno sbaglio...abbiamo corso troppo, è chiaro che volevi divertirti e mi hai usato. poi la storia di tuo padre...mi spiace per ciò che è successo. però non puoi deviare inventando storie assurde.»

«è la verità! è stata Joe ad organizzare tutto! ma perché diavolo non mi credi?!» questa volta stavo gli urlando contro con le mani incastonate nei capelli.

«se sei venuto a litigare quella è la porta.» i suoi occhi divennero lucidi e tentò di mascherarlo volgendo il viso verso il pavimento.

«rispondi solo ad una domanda. ti importa ancora di me?»

la porta del dormitorio si aprì ed entrò un ragazzino poco più alto del metro e cinquanta, probabilmente del secondo o terzo anno.

«Harry, la preside ti desidera nel suo ufficio.» poi notando la mia presenza come se fossi comparso solo in quel momento, aggiunse: «vuole anche te.» e scomparve dietro la porta.

Harry mi superò colpendomi la spalla e lo seguii dalla McGranitt.
mentre camminavamo il mio sguardo ricadeva più volte sul suo fondoschiena e dovetti trattenermi per rimanere calmo.

voi due non siete più niente.
"tra di noi è stato uno sbaglio."
quelle parole riecheggiavano in me come fosse un'eco riprodotto all'infinito, e ogni volta era come ricevere una pugnalata nel petto.
realmente Harry non percepiva alcun sentimento nei miei riguardi? avevamo condiviso così tanto, com'era possibile che mi avesse dimenticato così precocemente?
molto probabilmente era semplice dimenticare una persona come me. forse ero io il problema.
non meritavo la sua considerazione, né tantomeno il suo amore.
la voce della Preside mi fece sussultare catapultandomi nella realtà.

«accomodatevi ragazzi.»
mi sedetti accanto ad Harry. per un millesimo di secondo il moro avvicinò la mano alla mia come per afferrarla, ma la ritrasse immediatamente.

prendi la mia mano, Harry. dimostra un contatto con me. qualsiasi cosa pur di sapere che conto per te.

«ho parlato con Hawthorne.» spiegò la Preside.

Malfoy, il ragazzo che non aveva scelta. (Drarry ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora