Capitolo 5

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Stesi lì ferma a fissare il corridoio del treno, adesso vuoto. L'espressione imbronciata sul mio volto tradiva i miei pensieri. Non riuscivo a rallegrarmi del fatto che finalmente avessi scambiato qualche parola con Marco, riuscivo solo a prendermela con me stessa e con la mia dannata timidezza; in pratica l'avevo fatto andare via di proposito... no l'avevo proprio mandato via con le mie parole. Uffa! A peggiorare il mio umore la certezza di non voler rientrare nello scompartimento dai miei amici. La tensione si era allentata, li sentivo ridere e scherzare , ma Ilenia avrebbe capito al volo che c'era qualcosa che non andava e, come se tutto ciò non bastasse, anche Gianni, riusciva sempre a leggere la mia mente attraverso il mio volto.

Avevo sprecato la mia unica possibilità di poter capire cosa fosse davvero quella curiosa attrazione che sentivo forte verso un perfetto sconosciuto? Forse, no. L'avrei rivisto! E sarei stata diversa, meno timida e goffa. Probabilmente mentivo a me stessa. Vidi arrivare Giorgia e Davide e preparai all'istante un bel sorriso e anche una scusa per la mia sosta in corridoio.

"Ciao Carlotta, sai dove siano andati tutti gli altri? Non riusciamo a trovare né Barbara, né i ragazzi, sono qui da voi?" i grandi occhioni castani di Giorgia mi fissavano in attesa di una risposta, che forse già conosceva.

"Si, sono tutti qui dentro, io stavo... cercando di parlare con mia mamma, sai com'è... si agita... ma la linea cade in continuazione" "Saranno le gallerie" rispose pronto Davide. "Si infatti, torno dentro è meglio, venite?" "Si certo" Cosi riaprii la porta dello scompartimento e gli occhi curiosi dei miei compagni di classe si voltarono verso di me. "Cercavo di telefonare a casa" risposi subito all'evidente domanda che stava attraversando le loro menti. E li soddisfai... non tutti certamente, ma già avevo messo in conto due interrogatori posticipati, Gianni e Ilenia, i miei migliori amici avrebbero voluto saperne di più. Barbara diede un'occhiata acida a Giorgia che arrossii e le chiese se volesse rientrare nello scompartimento loro assegnato. Lei annuì e si allontanarono silenziose. I ragazzi continuarono a tenerci compagnia un altro po', con le loro chiacchiere colme di pallone, giocatori, campionato, videogiochi e... ragazze. Ma verso la mezzanotte le minacce di provvedimenti disciplinari che i prof avevano più volte ripetuto e che avrebbero riguardato i trasgressori trovati fuori dal posto loro assegnato, portarono i risultati sperati e i ragazzi si congedarono da noi e tornarono mesti al loro scompartimento, lasciandoci alle nostre chiacchiere rosa.

"A domani Carly" mi salutò Gianni e scoccò un bacio sulla mia guancia, guardandomi in modo interrogativo, come se volesse leggere nei miei pensieri e comunicarmi un messaggio ben preciso: il giorno dopo avremmo certamente scambiato due chiacchiere.

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