Capitolo 51

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"Bentornate campionesse" questa fu l'accoglienza di Enzo al nostro ritorno a scuola martedì subito dopo la Festa dell'Immacolata Concezione ed il nostro fine settimana vittorioso. Notai con stupore la gioia esagerata che aveva preso tutta la scuola per una piccola vittoria ad una gara sulla storia dell'arte. La spiegazione stava di sicuro nel fatto che grazie alla vittoria, la nostra scuola si sarebbe trasformata sabato sera in una grande pista da ballo. Se non fosse stato per i festeggiamenti, la vittoria in sè avrebbe lasciato tutti indifferenti. Comunque l'accoglienza di Enzo, appena io ed Ily fecimo capolino nella 5C durante la ricreazione, fu certamente apprezzata, specialmente da me che ero pronta ad incrociare lo sguardo accusatorio di Marco. Ma non lo incrociai mai. Stava lì, accanto a noi, seduto sul banco a gambe incrociate a leggere il libro di chimica, senza mai curarsi della nostra presenza. Continuava ad avercela con me, ad essere triste ed impotente o forse aveva raggiunto un suo limite di sopportazione e non intendeva più combattere per una storia ormai passata. Poche volte abbandonò la sua lettura per seguire la conversazione ed ogni volta mi riservò un dolcissimo sguardo che mi fermava il cuore. Quanto mi piaceva ancora e quanto avrei voluto parlargli.

"Ragazzi vi porto una bella novità" Enzo quel giorno era energia pura.

"Dicci dai" chiese Danilo.

Enzo estrasse un volantino dal suo diario e glielo porse.

"La vacanza invernale sulla neve organizzata dal comitato studentesco" ci informò Danilo "la fanno ogni anno, non mi sembra questa grande novità"

"Ed invece c'è una grande novità! Quest'anno la gita organizzata è molto più vicina, in Calabria per la precisione e se ciò non basta posso aggiungere che i miei hanno una casa proprio da quelle parti, niente di che, ma se le quattro ragazze dormono insieme e noi facciamo lo stesso possiamo passare una vacanza stupenda"

"Fermo un attimo" lo interruppe Luca "Perchè non stare in hotel con gli altri ragazzi?"

"Hotel? Questi qui organizzano sempre a terra in sacco a pelo e poi così ci divertiremmo di più tutti insieme. Allora?"

"La tua proposta comprende quindi noi otto: io, tu, Danilo, Marco e le nostre rispettive ragazze?"

"Certo" rispose subito Enzo.

"Non è una buona idea!" disse perentorio Marco, uscendo dal suo mondo di libri.

"Lo è invece!" rispose determinato Enzo e Marco mi lanciò uno sguardo che mi chiarì subito il perchè non fosse una buona idea, ma il massimo che riuscii a dire fu: "Non so dovrei convincere i miei!".

Ben poca cosa in confronto all'entusiasmo generale che si era già creato tra i nostri amici. Io e Marco eravamo di nuovo accomunati da qualcosa. non volevamo partecipare a questa gita.

Fu Ily a convincere i miei e non le costò neanche troppa fatica, Adele probabilmente fece lo stesso con Marco e così ci trovammo incastrati in una cosa che non desideravamo per nulla: sette giorni insieme, troppo vicini, i ricordi sarebbero tornati a galla, ricordi di un'altra gita, un'altra storia d'amore, altre emozioni; ci aspettava una settimana di recita a nascondere emozioni che non volevamo più provare. Avrei voluto parlarne con lui ma questa notizia accentuò ulteriormente il suo malcontento per la nostra situazione attuale e prese ad evitarmi sempre di più. Il suo atteggiamento strano era fin troppo palese, davanti agli occhi di tutti, ma loro sembravano non curarsene, nemmeno la stessa Adele si scompose quando quel sabato Marco arrivò alla festa con un'ora di ritardo e senza troppe spiegazioni da dare. Sembrava che tutti conoscessero il suo stato d'animo ma in realtà solo io gli leggevo negli occhi la verità e volevo a tutti i costi cancellare via dal suo volto quella prova evidente della forza del nostro amore, che faceva male ancora anche a me. Così appena mi accorsi che non era più in sala, cercai di corsa nel parcheggio, ma la sua auto era lì e di lui invece neanche l'ombra. Capii subito dove l'avrei trovato. Infatti era lì, seduto sulla nostra scala, il luogo dove passavamo insieme ogni ricreazione e anche dove ci eravamo separati, per sempre. Completo blu e camicia celeste con il colletto sbottonato e la cravatta larga; non negai a me stessa quanto effetto mi fece rivederlo lì. Scesi le scale e mi appoggiai al muro che delineava le scale, lì davanti a lui, non sapendo cosa dovessi aspettarmi. Mi osservò a lungo e dopo un mezzo sorriso indicò le mie scarpe e disse: "Allora le hai ricevute!".

Indossavo un vestitino giallo quella sera, con la gonna ampia e lo scollo che lasciava le spalle e le braccia scoperte; ci avevo adattato le scarpe gialle che Marco mi aveva fatto recapitare a casa per il mio compleanno. Era una combinazione perfetta! O forse l'avevo fatto per mandargli un segnale, incosciamente. Comunque stava tentando di sviare il discorso, di sembrare tranquillo per non parlare più del passato, per non farmi sbottare contro di lui.

"Sono molto belle" risposi ed aggiunsi "Grazie" guardandolo fisso negli occhi.

Passarono lenti attimi di silenzio, poi finalmente mi rispose: "Tu sei molto bella!" e subito abbassò lo sguardo ed io guardai il cielo imbarazzata. Si era alzata una nuova barriera tra noi. Entrambi dicevamo qualcosa ma nessuno dei due in realtà parlava. Il tempo scorreva ed, in silenzio, noi continuavamo a stare insieme.

"Eccoci qua di nuovo" pensai ad alta voce "Io e tu" e lo guardai.

"Sono venuto solo per te stasera"

"Certo che siamo proprio buffi" dissi con un sorriso spezzato.

"Il passato non va via Carly" mi disse guardandomi fisso negli occhi. Sembrava leggere la mia anima e i miei occhi si fecero subito gonfi. Feci per andare via.

"Resta qui ancora un secondo" disse, fermando la mia corsa quando stavo passando accanto a lui. Le lacrime cominciarono a scorrere e con la testa piena di lui, mi piegai quasi in ginocchio tra le sue gambe e, le sue braccia, mi avvolsero. Ritrovarsi di nuovo così, dopo tanti mesi di cercata indifferenza. Mi coprì con la sua giacca e mi accarezzò dolcemente i capelli mentre io continuavo a piangere. Poi finalmente prese il mio volto tra le sue mani ed asciugandomi le lacrime disse con la voce rotta dall'emozione: "Non mi dare un'altra possibilità, se non è ciò che vuoi, ma dammi una ragione per tutto questo".

Si avvicinò molto lentamente, mi diede un tenerissimo bacio lungo sulla guancia, si alzò ed andò via.

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