Capitolo 73

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Il 5 Marzo Vienna si svegliò sotto uno spesso strato di neve e la bufera non era ancora terminata. Ci informarono che non potevamo uscire, viste le pessime condizioni meteorologiche, e così tutti restammo a poltrire nelle nostre stanze. Fortunatamente io ed Ily avevamo tanto da raccontarci: c'era stato un ballo e tanti dolci baci. Marco naturalmente fu il mio primo pensiero quella mattina e mi regalò un emozionato sorriso, d'altronde mi svegliai proprio a causa del suono di un suo sms e continuammo a messaggiare teneramente finchè, subito dopo pranzo, non mi decisi a chiedergli di vederci. Scelsi io il posto: un salottino al quarto piano, lui aveva proposto la hall, ma sentivo che non era ancora il caso di stare lì davanti a tutti.

Mi aspettava, seduto, gambe incrociate sul divanetto, io lo imitai, ci prendemmo per mano e furono subito baci.

"Perchè qui? Perchè vuoi ancora nascondere tutto?"

Perchè? Domanda lecita ma non avevo la risposta esatta, così sviai il discorso.

"Qui perchè volevo stare in pace con te e... darti questo".

Stavolta toccava a me sorprenderlo con un regalino.

"E questo cos'è?"

"Apri, dai".

Avevo deciso di comprare quel bracciale nel momento stesso in cui l'avevo visto e sapevo che era per lui. Aveva un'incisione all'interno <<Ich liebe dich>> (Ti amo) e, anche se l'avevo preso il secondo giorno di gita, quando ancora il cuore non aveva preso il sopravvento, sentivo che prima o poi avrei avuto il coraggio di darglielo.

Finalmente alle 5 finì di nevicare e un'ora dopo ci diedero la possibilità di uscire. In programma c'era la visita ad alcuni parchi monumentali della città ma con tutta la neve che era caduta, non c'era molto da vedere. Così in pratica perdemmo una giornata di visita e l'unica cosa che ci entusiasmò fu la discoteca. Indossai un abito di celeste che intrecciava dietro il collo con uno scollo americano e presentava sul davanti un gran fiocco. Mi stava molto bene ed io volevo essere bella per Marco.

La gioia per quell'uscita serale non durò a lungo. C'era troppo imbarazzo tra noi due, c'era troppa gente e stemmo lontani. Neanche la musica riuscì a sciogliere quel groviglio di problemi insoluti che si era formato nella mia mente e anche se lui provò ad avvicinarsi, io scappai via. Sicuramente lo deludetti ma lì, con Adele, Danilo e tutti gli occhi che sentivo puntati addosso, non riuscii a fare altrimenti. Arrivarono i lenti e questo indicava che la serata stava volgendo al termine. Mi sentii sollevata.

Danilo mi colse di sorpresa invitandomi a ballare ed io, sbagliando, accettai. Marco mi lanciò uno sguardo furioso e subito chiese a Silvia di ballare. Ma cosa stavo facendo? Dovevo cercare di uscire al più presto da quella situazione e sistemare tutto con Marco. La musica suonava lenta, io oscillavo lievemente stretta a Danilo, Marco stringeva Silvia ma continuavamo a tenerci d'occhio da lontano. Quell'evidente nervosismo, che aleggiava su di noi, mi faceva paura. Quando meno me l'aspettavo Danilo provò a baciarmi, io lo schivai e lui si accontentò di baciare dolcemente la mia guancia.

Fu l'ultimo avvenimento della serata che la mia mente riuscì a registrare nitidamente. In un lampo era successo qualcosa. I ragazzi intorno a me vociavano e guardavano stupiti a terra, sul pavimento Danilo, sul suo volto sangue, anche sulla camicia che usava per tamponarsi, i prof. che provavano ad assisterlo e preparavano il nostro rientro immediato in hotel e il suo trasporto di controllo in ospedale. E Marco? Lo aveva colpito e poi era stato allontanato dai suoi compagni di classe. Fui presa dal panico e fu Ily a farmi salire sul pullman e calmarmi ma io volevo solo capire bene cosa era successo. Non riuscì neanche lei a fermarmi e, poco dopo aver messo piede in albergo e scoperto quale era la stanza di Danilo, salutai la mia dolce amica e scappai via.

Camminavo veloce e furiosa nel corridoio del terzo piano, non c'era nessuno in giro perchè evidentemente erano tutti già da lui o in ospedale. Alcune porte erano perfino aperte, segno che c'era un gran fermento e nessuno riusciva a stare fermo nella sua stanza come ci avevano chiesto i professori.

Da una di queste porte aperte qualcuno velocemente uscì e, dopo avermi trascinato dentro, chiuse a chiave la porta.

"Fammi subito uscire!"

Marco, evidentemente scosso quanto me, provava a farmi stare ferma tra le sue braccia.

"Puoi andare quando vuoi se mi dici dove stai andando"

"Da Danilo"

"Lo sapevo" disse ancora più arrabbiato.

"Gli hai dato un pugno, ma cosa ti passa per la testa?"

"Non ti voglio più perdere"

"Non saranno i tuoi scatti di ira a tenermi lontana da lui"

Gridavamo

"Vuoi stare con lui adesso?"

"E se anche fosse?" Cominciavo a dire cose senza senso.

"Allora ieri e perfino un paio di ore fa mentivi quando stavi con me?". Non rispondevo. "Ami lui?"

"Forse" risposi sfrontata.

"Smettila di dire stupidaggini"

Provò a baciarmi, io lo spinsi via e cominciò a fare avanti ed indietro per la stanza.

"Qual'è il problema?". Non risposi. "E' ancora per tutto ciò che non ti ho detto?". Continuava il mio silenzio. "Hai ragione ti nascondo qualcosa. Io ed Adele siamo nati a Brescia è vero"

Comincia a guardarlo negli occhi per spingerlo ad andare avanti e lui, finalmente deciso, si sedette sul letto per riordinare un attimo le idee, la sua rabbia sfumò e, in uno strano stato di calma commozione, si decise ad essere sincero.

"Ma noi non siamo solamente nati lì, abbiamo vissuto lì fino a due anni fa ed ora stiamo qui a Messina; la cosa che non sospetti è che noi abitiamo..." fece una pausa e poi aggiunse "insieme".

Sentii un vuoto profondo formarsi dentro me, Marco se ne accorse e cominciò subito a dare ulteriori spiegazioni.

"Precisamente lei vive a casa mia. Mio padre ha sempre voluto tornare qui in Sicilia, dove è nato e tre anni fa finalmente era tutto pronto. Io ed Adele ci siamo messi insieme praticamente da bimbi ed all'età di 17 anni ormai eravamo abbastanza grandi da capire che era tutto un gioco infantile, era tutto finito o mai iniziato. Io sarei partito e, ad entrambi, andava bene che ci lasciassimo. Poi suo padre si ammalò e morì pochi mesi dopo. Entrambi perdemmo un anno, Adele lo fece per stargli vicino, io perchè lei aveva bisogno di me. Il trasferimento fu rimandato e la nostra vita si fermò per un pò". Fece una pausa. Ero letteralmente sconvolta da quello che era la reale verità. "Adele però non riusciva a reagire. Mi riavvicinai ancora di più a lei e la convinsi a cambiare completamente vita, venire con me qui, dove tutto sarebbe stato lontano. Le nostre mamme sono sempre state amiche e così accolsero bene la notizia e ci trasferimmo qui due anni fa, quando ti ho conosciuto".

Mi guardò in silenzio ma io non avevo ancora domande.

"Vorrei precisarti che tra noi due non c'è stato comunque più nulla. Entrambi sappiamo quale è la realtà e diciamo di essere fidanzati solo per evitare troppe domande e perchè questa era una richiesta di Adele che io ho accettato perchè non pensavo di trovare l'amore. Te. Ma credi che se ti avessi detto tutto questo dall'inizio avrei mai avuto una minima chance con te? Io non so se nemmeno adesso riuscirai ad accettare tutto questo".

Finì di parlare ed ancora non avevo niente da dire. Dovevo elaborare la realtà, ci sarebbe voluto tempo. Raggiunsi l'altra parte del letto e mi sdraiai su un fianco, Marco fece lo stesso e stemmo in silenzio, lontani ma vicini a guardarci negli occhi. 

Tra Cuore e LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora