Capitolo 27

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Restai di sasso! Un brivido mi attraversò velocemente e la mia mente tornò all'ultima sera passata a Rimini, al nostro ballo in balcone ed al primo bacio.

Lentamente raggiunsi la mia adorata finestra e la aprii. Davanti a me lui, le mani in tasca e lo sguardo incerto. Sembrava imbarazzato.

"Scusami Carly! Forse ti ho spaventato ma era l'unico modo che avessi per chiamarti!"

Come sempre non riuscivo a proferire parola.

"Esci?" continuò esitando.

"Certo! Ci vediamo davanti alla porta" sorrisi, lui ricambiò e disse: "OK, fai presto!"

Convinsi faticosamente i miei genitori a farmi uscire a quell'ora così inaspettatamente. Ma l'avevano scorto al di là del vetro della porta-finestra della cucina mentre m'aspettava e malgrado un'innata antipatia nei suoi confronti, non riuscirono a dirmi di no. Mi precipitai fuori. Ora che era lì non riuscivo più ad aspettare un singolo istante. Mi guardò in modo intenso, il suo viso era contratto. Non proferimmo parola e ci allontanammo uno accanto all'altro con la testa bassa. C'era un po' di imbarazzo, sapevamo che i miei ci stavano osservando. Girammo l'angolo della casa accanto alla mia e ci ritrovammo in un vicolo del complesso che portava alla piazzetta comune, dove si ritrovavano tutti i giovani che abitavano lì. La piazzetta dava direttamente sul mare e dalle sue panchine si poteva osservare la luna e lo stretto. Appena fummo fuori dal raggio visivo dei miei cari osservatori, Marco mi strinse inaspettatamente a sé ed io, un po' sollevata sulle punte ed un po' sollevata a mezz'aria, feci lo stesso.

"Carly scusa l'intrusione!" borbottò.

"Sono molto felice invece" ribattei.

"Ti ho creato problemi coi tuoi?" chiese incerto.

"No, Marco assolutamente!"

"Me lo diresti?"

"Si! Certo".

Cominciò a darmi dei teneri baci sulla fronte "Carly mi sei mancata tantissimo" e poi proseguì lentamente "proprio tanto... tanto... tanto. Dovevo vederti!"

Un sorriso si stampò sul mio viso e lentamente raggiungemmo la piazza e le sue panchine. Non riuscivamo a stare lontani e così ci intrecciammo in modo da restare comunque uniti. Sentivo le sue braccia forti intorno a me e il suo cuore batteva forte sotto la mia testa appoggiata sul suo petto. Mi sentivo bene. Intorno a me solo lui. Tutto quello che volevo.

"Che hai fatto oggi?"

"Pressoché nulla, mio fratello mi ha portato ad una specie di scampagnata coi suoi amici"

"Non ti sei divertita?"

"No. Per nulla, non avevo voglia di essere lì, non avevo voglia di nulla in realtà".

Fece un sorrisino: "Io sono andato a giocare a calcio coi miei amici ma anche io non ne avevo molta voglia".

Cominciò ad accarezzarmi la guancia, il suo tenero tocco mi regalò una sensazione stupenda e chiusi gli occhi perdendomi in esse. Poi ricominciai ad osservare il cielo sopra di noi, così grande ed incontenibile, buio e misterioso, stava lì ad osservarci. Era tutto così infinitamente più grande di noi. Migliaia di stelle punteggiavano quella distesa scura. Esistevano migliaia di stelle, migliaia di posti come quello, migliaia di piazze e di panchine che davano sull'infinito, migliaia di ragazzi come noi che stavano a contemplare quello spettacolo, ma in quella moltitudine illuminata io e lui desideravamo solo l'unicità di noi due in quel momento, di quel nostro sentimento e di quei due cuori che cominciavano a battere all'unisono. C'eravamo solo noi. L'amore è unico, certamente è egoista e personale. Viene donato ad una persona e, a dispetto della moltitudine, resta sempre suo.

"Ti piacciono le stelle?" mi sussurrò Marco risvegliandomi dai miei pensieri.

Alzai la testa per guardarlo: "Sono bellissime".

Eravamo vicinissimi e scorsi sulle sue labbra un sorrisino nervoso, contrasse i muscoli e poi disse con una dolce smorfia: "Tu sei bellissima!".

Lo fissai un attimo e poi senza pensarci più sù lo baciai. Il nostro secondo bacio.

Da allora continuammo sempre a scambiarci baci, non c'era più imbarazzo tra di noi, nulla di non detto, nulla di complicato. Era un amore istintivo il nostro, facile e giusto.

Decidemmo che il nostro appuntamento durante la ricreazione sarebbe diventato qualcosa di stabilito: ogni giorno nel nostro posticino dietro la scuola a chiacchierare abbracciati ed ogni bacio mi regalava mille emozioni. Spesso Marco portava con sé qualcosa da sgranocchiare insieme a me durante quel quarto d'ora di pausa. Cominciammo lentamente a conoscere i nostri gusti, le nostre passioni, le nostre vite. Ciononostante qualcosa di lui mi restava sempre misterioso. Forse mi piaceva anche per questo. Dopo le lezioni mi riaccompagnava a casa, anche se spesso la sua classe usciva prima della mia, lo trovavo sempre ad aspettarmi nella discesa, nel punto in cui mi aveva preso il primo giorno. Adoravamo entrambi canticchiare durante il tragitto ed io mi rannicchiavo sempre sul suo braccio destro. Per tutti gli altri eravamo sempre rimasti dei fantasmi, nessuno ci aveva mai visti insieme e le uniche persone che sapessero del nostro rapporto erano: Gianni, Ilenia ed i miei genitori. Continuammo ostinatamente a non scambiarci il numero di cellulare, ingegnandoci con ogni tipo di comunicazione scritta per avvertirci di ogni cambio di programma e creando un gran senso di mancanza non appena non eravamo più insieme. Per evitare di ripetere l'errore del primo maggio, restando vari giorni senza vederci, decidemmo d'uscire insieme il sabato sera e per la colazione la domenica mattina, prima della messa. Spesso Marco mi accompagnava anche lì. A turno dovevamo decidere il programma del sabato, basandoci sui gusti dell'altro. Ciò non era assolutamente facile per due come noi che s'erano innamorati da sconosciuti e stavano cercando di conoscersi solo adesso.

Fortunatamente il primo fine settimana di maggio fu Marco ad organizzare la nostra serata cercando d'indovinare cosa avessi voluto fare. Ed io, rannicchiata sul davanzale della mia finestra con indosso una mini di jeans, una camicetta gialla e le mie inseparabili scarpe da ginnastica, stavo ad aspettare il mio ragazzo misterioso e fantasticavo riguardo ciò che mi sarebbe successo quel sabato magico, il nostro primo appuntamento.

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