Capitolo 24

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Finalmente suonò la mai tanto attesa campanella del lunedì. Cominciava una nuova settimana di studio, ma per me essa segnalava soprattutto la possibilità di rivederlo. Anche se non sapevo come e quando. Alla prima ora avevamo matematica e la prof. non ci risparmiò una lunga predica sul nostro comportamento in gita, da lei giudicato semplicemente pessimo. Quando finalmente abbandonò l'aula tirammo tutti un lungo sospiro di sollievo. Aveva esagerato. Aspettando il prof, di filosofia, mi misi a chiacchierare con Ilenia. Il nostro banco era uno tra i pochi visibili dal corridoio così toccava a noi stare attente ed avvertire la classe dell'arrivo dei prof. Improvvisamente lo vidi passare con Daniele. Volevo corrergli dietro. Ma ripassò subito di nuovo, mi lanciò un bellissimo sorriso e mi fece l'occhiolino. Era stupendo. Questo piccolo gesto mi bastò per farmi superare col sorriso il resto della giornata. Due ore di filosofia, materia che adoravo, ed altre due di francese, materia che invece sopportavo a malapena. Restavo comunque tra le nuvole. Vederlo così carino, simpatico ed affabile qui nella nostra scuola fece cadere le mie previsioni più catastrofiste e nacque in me un ottimismo smisurato. Cercai di scorgerlo all'uscita ma nulla. Neanche questo mi scalfì e continuai a camminare verso la fermata del bus, sognante. Non mi accorsi nemmeno che una macchina si affiancò e quando sentii improvvisamente il suono di un clacson tornai bruscamente alla realtà. Era una Peugeot 107 rossa. Alla guida Marco. Rideva. Credevo fosse una specie di allucinazione e quindi mi avvicinai con un po' d'incertezza. Lui aprì lo sportello del passeggero da dentro e sempre molto ironico disse "Carly già non mi riconosci più? Lo vuoi un passaggio?"

Decisi di fare anch'io l'ironica. "Ma se non sai nemmeno dove abito!"

"E dimmelo no?"

"Abito a Ganzirri mentre tu mi hai detto che stai nella zona sud, dall'altro lato della città"

"Fa nulla ho tempo" esclamò sicuro. Gli feci una smorfia. "Allora sali o no?"

"Ho possibilità di scegliere?"

"Assolutamente no!"

Ridacchiò e io salii in macchina. Mi sembrò d'entrare in una parte del suo mondo. C'era il suo profumo, le sue cose, perfino un piccolo peluche col suo nome appeso allo specchietto retrovisore. Eravamo tornati alla nostra realtà quotidiana, alle nostre vite ed adesso questi gesti di complicità e la possibilità di entrare in contatto col suo mondo avevano molto più valore. Lo sentivo sempre più mio. S'accorse che qualcosa mi girava nella testa.

"Carly dove sei? A cosa stai pensando?".

Trovai subito una scusa arguta e dissi scandalizzata: "Marco tu sei in quarto puoi avere al massimo appena compiuto diciotto anni, di certo non hai avuto già il tempo per prendere la patente".

Rise di cuore. "Guarda che ne ho già diciannove"

"Diciannove?" chiesi sconvolta. Questo non me l'aspettavo davvero!

"Si è un problema per te?" chiese serio. Non aveva interpretato bene il mio turbamento.

"No, per nulla solo che non ci credo"

Tornò a sorridere "Ah non ti fidi? OK ora vedrai!"

Al primo semaforo rosso sfilò il suo portafogli dalla tasca dei jeans e da esso estrasse la sua carta d'identità e me la porse. Lessi subito la data di nascita. Eh si aveva già compiuto diciannove anni. Aveva ragione. Ma un'altra cosa mi colpì molto, c'era scritto " Nato a Brescia", che cosa bizzarra!

"Marco uno con i tuoi voti si è fatto bocciare? Non ci posso credere!" risi, ma lui invece diventò serio.

"Non sono mai stato bocciato, non ho frequentato per un anno ecco tutto!"

Troncò il discorso e per di più accese lo stereo. Dedussi che l'argomento non doveva essere piacevole per lui e non volli indagare, anche se nella mia testa giravano mille domande.

Tornò presto a sorridere e mi chiese: "Carly stiamo arrivando nel tuo paese, ora mi vuoi indicare precisamente dove abiti o chiedo troppo?"

"Puoi lasciarmi nella piazza principale, poi vado a piedi"

"Sbaglio o non vuoi dirmi dove stai?"

"Mai mostrare dove si abita ad uno sconosciuto!" Risi mentre lui fece una faccia scandalizzata.

"Sconosciuto? Sarei questo io?"

"E che cosa sei?" Era caduto nella mia trappola.

"Dimmelo tu" ribatté prontamente.

"Ah no! A te ho fatto la domanda"

Avevo vinto io, lo sapeva, ma non rispose, ridacchiava e scuoteva la testa. Poco dopo fermò la macchina nella piazza principale, ancora sorpreso. Non volevo assolutamente scendere da lì, ma sapevo di doverlo fare, così presi il mio zaino ed aprìì la portiera, quando stavo per scendere lui mi prese da un braccio e mi fermò, mi voltai a guardarlo e disse: "Signorina sappi che io sono il tuo ragazzo!".

Questa frase inaspettata era in realtà tutto quello che volevo sapere. Mi aprìì in un sorriso felice e d'istinto lo baciai sulla guancia. Forse ero stata troppo affrettata perché quel bacio riaprì mille sensazioni e brividi repressi. Ci guardavamo negli occhi a poca distanza, le nostre labbra volevano riunirsi di nuovo in un bacio. Ma questo non avvenne, la tensione diminuì ed io tornai lentamente a casa.

Per tutto il giorno una sola frase girò nella mia mente "Io sono il tuo ragazzo."

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