Capitolo 11

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Le nostre chiacchiere quasi sussurrate durarono per tutto il tragitto, non facendomi rimanere sola coi miei pensieri e i miei interrogativi. finalmente arrivammo in albergo. Ci diedero la camera 336 al terzo piano, in compagnia di Farfy ed Eleonora. L'unico ascensore disponibile era letteralmente preso d'assalto e cosi ci dovemmo portare le valigie per tre piani di scale. Stavolta non comparve in mio aiuto nessun ragazzo bello e misterioso e la scalata fu pesante ma anche tanto divertente. Rischiavamo ogni secondo di ruzzolare via con tutte le nostre valigie; Farfy, in testa, arrivò per prima e lesse il numero sulla porta che vedevamo di fronte alle scale.

"335, la nostra è girando l'angolo". Arrivai anch'io e quando girai l'angolo vidi Marco chiacchierare con Enzo sulla porta della seconda stanza del corridoio, probabilmente la 337. Appena mi vide disse all'amico di aspettare un attimo. Ma non mi parlò stette solo ad ascoltare e ad osservare quale fosse la nostra stanza.

"Eccola" gridò Farfy aprendo la porta della 336, le mie tre compagne sfilarono con le loro valigie proprio accanto alla faccia sorridente di Marco ed entrarono in stanza. Le seguii ma non potei fare a meno d'alzare il mio sguardo verso di lui; vicino, mi sorrise soddisfatto. Eravamo vicini di stanza. Incredibile!

La stanza era davvero carina: un letto matrimoniale, due lettini a castello, il televisore, delle ampie tende avorio e soprattutto un balconcino che non dava sul lungomare di Rimini, ma su

una strada secondaria e solitaria. Si sentivano perfino i grilli. Io e Ily ci accaparrammo il lettone. Stabilimmo i turni della doccia, disfacemmo le valigie e appena fummo tutte e quattro pronte scendemmo a cena. Io indossavo il mio jeans nuovo ed una magliettina turchese. I miei capelli castani erano un po' arruffati perché li avevo asciugati con poca attenzione ma il piccolo fermaglio, turchese anch'esso ed a forma di fiocco, che avevo posto sul lato destro della mia testa mi dava un tocco in più. Con molta sorpresa scoprì che Marco era mio vicino anche al ristorante. Il suo tavolo era poco distante dal mio; continuammo a scambiarci sorrisi e sguardi complici tutta la sera, senza che nessuno ci notasse. Le mie compagne parlavano dei loro progetti per la serata e fui molto felice di sentire che non sarebbero rimaste in stanza. Perfetto! Bastava rientrare prima di loro! Alle 21:50 Marco si alzò dal tavolo e io poco dopo feci lo stesso e corsi in stanza a lavarmi i denti ed a sistemare tutto prima d'uscire. Alle 22:05 aprii la porta e lui era là. Rideva.

"E' stato facile trovarti, vicina di stanza." Chiusi la porta. "Alla fine del corridoio c'è una scala un po' meno frequentata, andiamo lì a chiacchierare?" proseguì risoluto. "Si" risposi decisa. Cosi ci muovemmo, entrambi imbarazzati ma sorridenti. Ero davvero contenta che non avesse scelto la scala principale, che vergogna farci vedere là da tutti! Sembrava potesse sempre leggere nei miei pensieri ed esaudirne i desideri.

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