Capitolo 19

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Tutta quella confusione non mi attirava proprio e di certo mi avrebbe reso impossibile individuare Marco, così mi lasciai semplicemente trasportare dai miei compagni di classe da un gioco all'altro: montagne russe, viaggi nel terrore e giochi d'acqua. L'unico risultato che ebbero su di me e sul mio umore scosso fu d'infastidirmi perché mi inzuppai tutta.

Per due volte incrociammo Marco durante il nostro peregrinare di quella mattinata, ma lui mi sfilò accanto ogni volta senza mai voltarsi. La situazione cominciava ad essere insostenibile per me, forse sarei stata capace di fermarlo e chiedergli spiegazioni davanti a tutti. Stavo perdendo certamente il mio raziocinio e ciò mi disturbava molto.

Ci decidemmo a pranzare solo alle 14:00, in un fast food vicino l'ingresso del parco. Avevamo fatto tutti la stessa scelta ed il luogo era praticamente preso d'assalto dai ragazzi della nostra scuola. Per fare lo scontrino dovemmo fare una fila di venti minuti ma finalmente riuscimmo a trovarci un tavolo ed a cominciare il nostro pranzo. I ragazzi parlavano senza sosta della festa che avevano organizzato quella sera mentre noi ragazze ci soffermavamo più sulla cena e sui nostri vestiti, naturalmente. Mi sentii osservata e mi voltai di scatto. Alle mie spalle in un tavolo vicino alla finestra c'era Marco e mi guardava. Continuai a guardarlo anch'io e dopo poco egli s'alzo e uscì fuori. Senza pensarci due volte e senza dare spiegazioni lo seguii con la precisa intenzione di fermarlo e di parlare con lui a qualunque costo. Però non ci fu bisogno di nulla perché era fermo su un muretto sul lato destro del locale sotto gli alberi, lo raggiunsi. Si voltò a guardarmi mentre mi avvicinavo, il suo viso era contratto.

"Sei arrabbiato con me?"

"Dovrei?" mi chiese ironico.

"Il no di ieri sera" affermai.

"E la fuga" aggiunse "nessuna spiegazione, neanche una parola, ti sei murata nella tua stanza"

"Sono andata nel pallone" tentai di giustificarmi.

"Non sapevo cosa pensare, Carly". Il suo sguardo si ammorbidiva gradualmente dandomi coraggio.

"Ma la spiegazione c'è"

"Dimmi"

"Ti ricordi Vincenzo? Il ragazzo biondino?"

"Certo" di nuovo serio.

"Bé gli piaccio"

"E questo lo sapevo già" rise.

"Mi aveva chiesto di ballare con lui in caso ci fosse stato un lento ... Non potevo dirti di si"

"Potevi dire di no a lui per esempio" rispose velocissimo.

"Non voglio ferirlo" sbottai.

Ci guardammo dritti negli occhi, il suo sguardo strano diventò un sorriso, mi tirò davanti a lui e mi strinse forte tra le sue braccia. Ero di nuovo felicissima. Lo strinsi fortissimo.

"Non sono arrabbiato" parlava al mio orecchio "solo un pò infastidito capito?" annuii silenziosa e lui continuò "Scusami piccola, ho esagerato oggi" e mi diede un bacio tenerissimo sulla guancia. Senza pensarci ricambiai subito quel dolce gesto e lui me ne diede altri. Poi mi allontanò e guardandomi negli occhi disse:

"Carly è tutto ok? Sei arrabbiata con me?"

"No, è tutto ok"

Ci sorridemmo.

"Devo tornare dentro!" dissi a fatica.

"Va bene" rispose e sciolse il nostro abbraccio.

Camminavo decisa verso il mio tavolo ma avrei voluto solo correre indietro da lui. La guancia mi bruciava, sicuramente ero arrossita. Marco mi faceva stare bene, sarei rimasta tra le sue braccia per ore senza sapere il perché. I suoi baci avevano aperto qualcosa di profondo dentro me, non era più semplice affetto o curiosità. Aveva il potere di rendermi felice o triste e di emozionarmi.

Tornati in albergo cominciammo a vestirci per la cena, anche se nessuno ne era particolarmente entusiasta. Mia mamma mi aveva preso per l'occasione un vestito stupendo, tenue e leggero come una nuvola. Il taglio era stile impero, sotto il seno passavano due trecce della stessa stoffa del vestito e ne seguivano la circonferenza. Da lì in giù il vestito si apriva morbido fino a terra. Era color cipria. Ad ogni mio minimo movimento anch'esso svolazzava morbido. Sulle spalle passavano solo quattro strisce di tulle trasparente che si intrecciavano in due fiocchetti. Ily mi alzò completamente i capelli in una pettinatura elegante cotonata e morbida sulla testa, molto di moda. La ringraziai con un abbraccio.

Alle 20:00 ci trasferirono al liceo Fermi, tutto abbellito a festa e pronto ad accoglierci. C'erano fiori ovunque.

La sala conferenza era stata trasformata in un'enorme sala da pranzo con tanti tavoli bianchi pronti a riceverci. Ci sistemammo tutti e dopo vari interventi del preside, dei prof. e perfino di un alunno che ci dava il benvenuto cominciò la cena.

"Ragazzi, Enzo ha accettato l'invito e verranno anche due suoi compagni" cominciò Adriana.

"Perfetto" rispose Michele.

Chissà se tra quei due compagni era compreso Marco o no. Lo guardai e lui mi sorrise. Eravamo molto lontani stavolta.

La cena fu interrotta più volte da interventi, video e qualsiasi attività potesse essere venuta in mente alle due squadre di prof.

Prima del dolce annunciarono che potevamo fare un giro della struttura coi ragazzi del luogo. I miei compagni s'alzarono all'istante, io non c pensai nemmeno e rimasi sola al tavolo. Ero immersa nei miei pensieri e non sentii nemmeno Marco avvicinarsi, me lo trovai direttamente seduto accanto.

Ci scambiammo un risolino complice e subito unimmo le nostre mani sotto il tavolo.

"Sei pensierosa Carlottina?"

"Un po'"

"Cosa ti turba?"

"Nulla di preciso" chiusi l'argomento e continuai "stasera vai a ballare dai miei compagni?"

"Tu ci vai?"

Il suo girarmi la domanda mi sorprese. "Bé credo di si... non so"

"Io non ci sarò" disse fermo.

"Hai da fare?"

"Sarebbe imbarazzante fingere lo sai e già immagino che nascerebbero delle incomprensioni come ieri"

Rimasi in silenzio e lui continuò "Ti dispiace?"

"Non è quello, hai certamente ragione"

"Bé se magari anche tu ... non fai tardi" cominciò a sorridere imbarazzato " domani mattina alle 6 potremmo fare colazione insieme"

Era un modo carino di persuadermi a non andare, gli sorrisi.

"Vedrò che si può fare" risposi misteriosa e ridemmo insieme. Avevo voglia del suo abbraccio, dei suoi baci ma non era possibile anzi ci dovemmo separare perché gli altri stavano cominciando a notarci.

"Vado Carly, allora ci vediamo alle sei?" chiese imperterrito.

"Certo" risposi sicura.

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