Capitolo 17

9 3 2
                                    

L'entusiasmo era alle stelle, il divertimento vicino. Eppure ogni tanto i miei pensieri volavano altrove, oltre la parete. Sicuramente sentiva la nostra musica alta, i nostri canti, le nostre grida. Chissà cosa stava facendo... si preparava certo, che stupida! Ormai erano le 21.30. Chissà se ero nella sua mente. Sospirai. Scorsi Ele, col mio stesso volto pensieroso guardare fuori dalla finestra. Nulla era cambiato in lei, fingeva momenti di spensieratezza, l'amore però era sempre li in agguato con le sue sofferenze.

"Vieni Ele balliamo!" volevo cancellare quell'espressione assente che era un monito vivo e lampante della pazzia del mio sentimento.

In quel momento si udì una voce fuori dalla porta:

"Ragazze aprite." Era Michele.

"Fate un party e non mi invitate?" esordì ironico Vincenzo.

I nostri sei compagni di classe s'intrufolarono nella nostra stanza. Erano bellissimi, eleganti nella loro giacca, dalle quali spuntavano camice ribelli o magliette attillate, i jeans erano d'obbligo, i capelli gellati alla perfezione e la rasatura fresca. Sorrisi senza volerlo.

"Carly sei una bomba"

"Grazie Gianni, anche tu sei niente male"

"Stasera spezzerai tanti cuori"

"Oh di certo non il tuo quindi stammi vicino, non mi lasciare sola". Alludevo a Vincenzo, che non poteva sentirci per la musica alta. Gianni capì tutto e rise.

"Allora starò sempre incollato a te." promise. I miei compagni dirigevano verso di me sguardi d'apprezzamento, occhiate lunghe e soddisfatte; uno in particolare non mi staccava gli occhi

di dosso. Ma non c'erano i suoi sguardi, nessuno di loro era Marco e nessuno mi poteva colmare il cuore, non più, ormai era suo, lo sentivo.

"Ragazzi possiamo andare" il prof. di filosofia ci bussò alla porta e dopo qualche secondo eravamo già in cima alle scale. La mia testa però era sempre altrove, a lui. Non notai nemmeno Vincenzo avvicinarsi pericolosamente e prendermi da un fianco. Ormai era tardi.

"Carly pensavo... che magari potremmo ballare un lento insieme stasera".

Dovevo trovare una scusa.

"Andiamo in discoteca non penso ci saranno lenti".

"Ma se ci fossero?"

Ostinato ragazzo, avrebbe pagato il DJ piuttosto, lo sapevo.

"Bè non amo molto i lenti, è un ballo intimo, davanti a tutta quella gente ... non mi piace"

"Dai ci darebbe anche la possibilità di parlare un po' da soli".

La situazione precipitava.

"Vedremo ... se me la sentirò balleremo" dissi in tono angelico.

"Ok timidona mia la prendo come una promessa".

Mentre ci trasferivano col pullman avevo una sola idea in testa: tentare di scorgerlo al di là del vetro, come il primo giorno di gita mentre lui giocava a carte. Ma non ci riuscì e appena entrai in discoteca sentii il mio cuore battere a mille, stava per esplodere, non vedevo l'ora di vederlo.

La discoteca era divisa in due sale su due piani diversi. Ci dirigemmo verso quella che si trovava al piano inferiore. La pista era già affollata di giovani scalmanati in cerca di puro divertimento. La musica fortissima riusciva a stamparti automaticamente un sorriso addosso. Eravamo già parte della festa. Non riuscivo a riconoscere nessuno, erano tutti parte della musica, una massa informe che si muove , si agita, balla. Cercai di trovarlo, scorgerlo, poi scesi i tre scalini che dividevano la zona bar dalla massa danzante ed entrai in pista. Il DJ suonava una canzone notissima. Sentivo che quella notte sarebbe stata memorabile, potevo non finire mai.

Tra Cuore e LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora