Capitolo 27

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- Mama!!! - Urlarono le tre bambine appena mi videro. Corsero verso di me e mi saltarono addosso.

- Mi siete mancate anche voi. - Dissi ridendo e stringendole tutte in un lungo abbraccio.

Appena ci staccammo, andammo tutte in salotto. Loro si misero a giocare saltando da un divano all'altro.

- Vi ho detto mille volte di non saltare lì! Potete cadere, cazzo! - Urlò Lauren facendomi ridere.

Risentire quelle risate, quelle urla, poter ridere di nuovo, era una sensazione bellissima, ma qualcosa non andava. Avevo ancora un peso che non riuscivo a levarmi di dosso.

- Lolo, esco un attimo! Torno sta sera! - Dissi urlando e correndo via, ma prima che io potessi uscire di casa, lei mi prese il polso e mi fermò.

- Dove credi di andare? - Nei suoi occhi c'era un filo di preoccupazione.

- Mama, vai di nuovo via? - Mi chiese Emily. Aveva gli occhi lucidi e stava per iniziare a piangere.

- Sì, ma questa volta, giuro che torno amore. Vado un attimo a trovare la zia. -

- Zia Blitany? - Mi chiese inclinando la testa da un lato. Annuii per poi accarezzarle la testa.

- Fai attenzione. - Mi disse Lauren. Io la salutai con un bacio a stampo per poi correre via.

Quando mi ritrovai davanti la porta del suo appartamento, feci un lungo respiro per poi suonare al campanello.

- Arrivo! - Urlò lei da dentro e non appena aprì la porta, mi saltò addosso.

- Milaaa!! Non sai quanto mi hai fatto preoccupare! Mi dispiace non essere venuta a trovarti, ma la maggior parte delle volte ero a casa tua a badare alle bambine.. -

- Tranquilla, dovrei essere io a chiederti scusa. - Abbassai lo sguardo. Lei scosse la testa e mi fece entrare.

Ci sedemmo in salotto e per un paio di minuti rimanemmo ferme a fissarci.

- Hai detto ad Emily di suo padre? -

- No.. E non ne ho mai parlato con lei. Non sa nemmeno come si chiama. -

- Davvero? - Chiese sorpresa.

- Sì.. -

- Hai intenzione di dirglielo? -

- Sì.. -

- C'è altro vero? -

- Sì.. - Lei mi guardò. Stava aspettando il seguito della mia risposta, così chiusi gli occhi e quando li riaprii le dissi ciò che volevo realmente fare.

- Vorrei far conoscere Emily a tua madre! - All'inizio non disse nulla, rimase ferma a fissarmi. Poi aprì bocca per dire qualcosa, ma si fermò e realizzò cosa dissi.

I suoi occhi si spalancarono e diventò pallida di colpo. Non sapevo se ridere o preoccuparmi, fatto sta che cercai in tutti i modi di rimanere impassibile.

- Ma sei impazzita?!?! - Urlò alla fine. Io scoppiai a ridere.

- Cazzo ridi, non è divertente cogliona! -

- S-scusa, scusa. Ma la tua faccia.. - Non riuscii a finire la frase che scoppiai di nuovo a ridere.

Lei iniziò a colpirmi con i cuscini del divano fino a farmi cadere per terra.

- Mi hai fatto male! - Mi lamentai.

- Ti sta solo bene. - Disse lei tirandomi il cuscino e colpendomi dritta in faccia.

Cercai di risedermi sul divano, ma Brit me lo impediva, così rimasi per terra.

- Comunque, sono seria. Vorrei far conoscere Emily a tua madre. - Dissi di nuovo.

- Non è così facile Mila. I dottori non mi permettono di incontrarla da anni. -

- Ma come fanno a sapere se è migliorata oppure no? E poi sei sua figlia cazzo! Non possono! -

- Mi dispiace Mila, ma non posso aiutarti. Per quanto io voglia riabbracciare mia madre, non posso. - Mi alzai di scatto dal pavimento, presi la mano di Brittany e la trascinai in macchina.

- Dove stiamo andando? - Chiese lei preoccupata. Non oppose resistenza durante il trascinamento, molto probabilmente sapeva anche quale fosse la nostra destinazione, ma voleva la mia conferma.

- Al Radley. -

Non disse nulla durante il viaggio, forse pensava a cosa avrebbe detto a sua madre se solo avesse potuto rivederla. Arrivammo al Radley dopo una mezz'ora.

Parcheggiai e non appena scesi dalla macchina, un brivido mi passò lungo la schiena. Quel posto era inquietante. Aprimmo il grande cancello nero sul quale c'erano due lettere, la R e la S. Camminammo per un po', fino a ritrovarci davanti a degli scalini che portavano all'ingresso. Spingemmo sulla enorme porta marrone che iniziò a fare un rumore assordante e spaventoso. All'interno sembrava quasi un posto accogliente, ma se pensavo al fatto che eravamo dentro ad un ospedale psichiatrico, di accogliente non c'era proprio niente. (A/N: Ho fatto la rima haha. No, ok.)

Brit avanzò verso la receptionist. C'era una signora anziana e scorbutica che non appena ci vide alzò gli occhi al cielo.

- Come posso aiutarvi? - Chiese.

- Vorremmo incontrare Alexandra Mendes. -

- Fatemi controllare.. - Disse inserendo il nome della madre di Brittany sul suo computer.

- Mi dispiace, ma non può ricevere visite. -

- Non può fare un'eccezione? Lei è sua figlia! - Dissi iniziando ad arrabbiarmi.

- Non posso farvi entrare. -

- Senta, è da 2 anni che non la vede. Ha bisogno di incotrarla! - Dissi sbattendo le mani sul tavolo davanti a lei.

- Che sta succedendo qua? - Una voce maschile richiamò la mia attenzione e quando mi girai, mi ritrovai davanti un ragazzo un po' più grande di me con addosso un camice bianco.

- Oh, Brittany. Che ci fai qui? -

- Ciao, Elliot. - Disse la mia amica.

- Mila, lui è Elliot, il dottore di mia madre. Elliot, lei è Camila. -

- Piacere di conoscerti, Camila. - Mi disse allungandomi la mano, io gliela strinsi il più forte possibile.

- Il piacere è tutto mio. - Sorrisi, ma si notava benissimo da lontano, che quel mio sorriso era falso.

"Ecco il bastardo che non ci permette di vederla!" Pensai.

A/N

Hmmm.. Non è proprio ciò che avevo in mente, ma ok.

Buone vacanze a tutti :D

~E.

We Can ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora