Barcelona

810 17 3
                                    

...Every time you have to go
Shone my eyes and you know
I'll be lying right by your side
In Barcelona...

Dopo lo stop a Londra il volo per Barcellona fu relativamente breve, anche se molto meno confortevole del precedente. Arrivammo che era da poco passato mezzogiorno e fortunatamente le procedure di entrata e ritiro bagagli furono abbastanza rapide e nel mentre che aspettavamo approfittai per prelevare degli euro al bancomat.
Ci mettemmo circa 20 minuti ad arrivare da El Prat al centro di Barcellona. Il nostro hotel dava proprio sulle Ramblas e si entrava da una stradina laterale, Carrer de Pintor Fortuny, puntellata di hotel e ristorantini. Eravamo nella parte più alta delle Ramblas, sopra il mercato della Bouqeria, una zona più tranquilla, verso plaça Catalunya.
Pagammo il tassista che ci aiutò a scaricare i bagagli fino a quando un ragazzo dell'hotel non li prese mentre noi andavamo a fare il check in. Il viaggio non era stato particolarmente stancante, avevamo dormito per lungo tempo, eravamo un po' fuori fase per il fuso orario e non vedevamo l'ora di stenderci un po' per rilassarci.
L'hotel era vivace ma abbastanza ricercato negli arredi e decorazioni, rispecchiava le foto che avevo visto sul sito. Volevo qualcosa di bello, ma che ci permettesse allo stesso tempo di vivere un ambiente informale, soprattutto per Nathan.
Avevo prenotato una suites familiare, in modo che nostro figlio potesse avere la sua camera e noi la nostra privacy, perché in fondo quella era anche la nostra vacanza.

Una ragazza ci accompagnò alla nostra stanza dopo aver registrato i passaporti. Non ci avevo fatto caso da quando eravamo partiti, ma anche Ziva usò quello americano e questa cosa, apparentemente stupida, mi rese immensamente felice.
La ragazza, Maria Josè come recitava la sua targhetta, sembrava faticare a parlare inglese così le spiegammo che se voleva poteva parlare in spagnolo perchè entrambi non avevamo problemi con la lingua e fu subito più sciolta e a suo agio, ringraziandoci con un profondo e sincero sorriso.
Ci illustrò tutte le facility della nostra stanza, mostrandoci la vista dalla camera patronale che dava direttamente sulle ramblas e dal sesto piano dove eravamo si potevano vedere chiaramente in buona parte della loro lunghezza scendendo verso il mare, costeggiate da platani che ombreggiavano il cammino. Proprio sotto la nostra camera i vari chioschetti vendevano dolci e frutta fresca e già da qui ne vedevo due che sarebbero stati la nostra rovina appena Nathan se ne fosse reso conto: gelati e Barcelona.
Spostando di poco lo sguardo, però, notai il NikeStore dall'altra parte delle Rambas con tutte le maglie esposte in vetrina ed anche l'edicola ed il negozio di souvenir erano tempestati di gadget blaugrana: praticamente una città dove ovunque giravi lo sguardo trovavi qualcosa che riguardasse quella squadra. Un sogno per lui e un incubo per noi!

------------

Dopo esserci riposati un po' il nostro appetito si fece sentire e decidemmo di cercare un posto per mangiare, non sarebbe stato difficile, sembrava si potesse mangiare ovunque a Barcellona!
Tony armeggiava con il passeggino di Nathan faticando ad aprirlo. Lo vedevo che stava per perdere la pazienza ma si tratteneva, così lo aiutai facendogli vedere come fare semplicemente. Era la prima volta che lo usavamo, a casa non facevamo mai lunghe camminate e Nathan o camminava da solo o stava in braccio se era stanco ma qui non era possibile, anche se Nathan non lo apprezzava e sapevo che per lungo tempo lo avremmo spinto vuoto con lui che camminava.
Percorremmo tutte le Ramblas fino ad arrivare alla Rambla del Mar, prendemmo dei bocadillos durante la nostra passeggiata e ci sedemmo sugli scalini davanti alle imbarcazioni ferme a Port Vell. Mangiammo di gusto e poi rimanemmo lì, senza fare niente, senza alcuna preoccupazione se non quella di evitare che Nathan correndo da una parte all'altra cadesse in acqua. A fine aprile ancora la città non era piena di turisti, il clima era mite ed io mi sentivo in pace come da tempo non mi capitava.
C'erano molte panchine libere, ma stare seduti per terra sui gradoni era più bello, più vicini al mare, più liberi: vicino a noi dei ragazzi provavano dei trick con gli skate e guardarono Tony preoccupati quando uno sfuggito al loro controllo arrivò troppo vicino a me: lo bloccai prima che mi colpisse e glielo ridiedi facendo un sorriso. Non era il momento per arrabbiarsi, niente mi avrebbe rovinato quei momenti di beatitudine assoluta, tra le braccia di Tony, guardando Nathan che correva avanti e indietro felice.

The Memory RemainsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora