Iris

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... And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
'Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight ...

Mi svegliai all'improvviso sentendo la porta chiudersi. Guardai l'orologio era ancora sera. Mi ero addormentata per poco più di un'ora e tenevo ancora la mano di Tony. Anche lui dormiva. La lasciai delicatamente per non svegliarlo e presi la pistola. Mi appostai dietro la porta della camera scostandola appena.
- Ziva, sono io.
Era Noah, rimisi la pistola nella fondina ed uscii dalla camera. Era con Yonah. E non erano soli.
- Ciao Ziva.
- Ciao Gibbs.
Lo stupore per vederlo in quella situazione era tanta quanta la gioia per il fatto che fosse lì. La sua presenza mi rassicurava.
- Puoi dire al tuo amico di slegarci adesso?
Gibbs e McGee erano legati con le braccia dietro la schiena tenuti rispettivamente da Noah e Yonah che li liberarono immediatamente.
- Ciao Tim
- Ciao Ziva... era tanto tempo che... - balbettò McGee interrotto da Gibbs
- Bene, ora ci siamo salutati tutti. Dov'è Tony?
- E' di là, sta riposando, è stato ferito.
- Perché è qui?
- Perché è accusato di aver ucciso un agente del Mossad e di essere entrato illegalmente nel paese. Lo avevano arrestato in ospedale. Lo abbiamo portato qui prima che venisse trasferito. Gibbs io...
- Dopo Ziva, dopo...
Così dicendo andò verso la camera dove si trovava Tony e lo seguii, rimanendo fuori dalla porta.

- Pivello! Tutto ok?
Tony nel sentire la voce del suo capo si svegliò e cercò di tirarsi su senza successo.
- Sì capo tutto ok. Dammi solo qualche giorno per rimettermi in piedi.
Gibbs si avvicinò a lui lo aiutò a tirarsi su. Anche lui si accorse di quanto scottava.
- Ziva! - Mi chiamò come ad impartirmi un ordine, come tante volte aveva fatto - Credo che sia meglio medicare quella ferita di Tony, ci pensi tu?
Annuii semplicemente ed andai a cercare tutto il necessario che Noah mi aveva procurato

- Ti trovo bene... - Mi disse McGee cercando di rompere il momento di imbarazzo dopo tanto tempo che non ci vedevamo e per la presenza di Noah e Yonah che lo mettevano visibilmente a disagio.
- Anche io Tim, ti sei dimagrito.
- Ci sei mancata. Molto. A tutti. Cioè, voglio dire, in maniera diversa, ma sei mancata a tutti.
- Mi siete mancati anche voi. Tutti.

La nostra squadra aveva sempre avuto una caratteristica particolare, facevamo tutti fatica ad esprimere i nostri sentimenti. Ognuno li celava a modo suo, aveva pudore a mostrarli. Tony con le sue battute ed il non prendere nulla troppo sul serio, Tim con la sua timidezza che difficilmente lo faceva esporre. Gibbs con i suoi silenzi infiniti e gli sguardi taglienti. Io con le mie negazioni e il costruirmi intorno barriere per non apparire debole. Sapevamo che ci volevamo bene, sapevamo che eravamo tutti importanti gli uni per gli altri ma non ce lo dicevamo. Tutti tranne Abby, ovviamente. Lei compensava per tutti noi con le sue dimostrazioni esagerate ogni volta. Non sopportavo i suoi abbracci all'inizio così come lei all'inizio non sopportava me, ora però mi mancavano. Erano abbracci caldi e sinceri anche nella loro esagerazione. Perché Abby era così, esageratamente sincera, senza filtri e ti dava tutto quello che aveva.

Avevo preparato tutto e stavo per andare da Tony quando sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Era Gibbs. Lui sempre così tremendamente di poche parole, oggi sembrava averne ancora meno. Poggiai la mia mano sopra la sua. Sembrò capire che gli stavo dicendo che lo ringraziavo per essere lì.
- Tony ti aspetta.
Non so se era solo una mia sensazione o una suggestione, ma mi sembrava che quell'aspetta non si riferisse a quel momento specifico. Era un'altra l'attesa che Gibbs voleva farmi intendere.

Entrai in camera ed accesi una luce più forte di quella flebile che veniva dalla lampada in fondo alla stanza.
Tony era seduto sul letto e sembrava provare fastidio per la luce così intensa. Aveva il torace nudo e una grande fasciatura che gli copriva la spalla destra e parte del torso.
Mi sedetti sul bordo del letto proprio davanti a lui e appoggiai sulla sedia tutto il materiale necessario per la medicazione. Facendo molta attenzione tagliai le bende scoprendo la sua ferita che non aveva per niente un bell'aspetto.
- Se tutte le infermiere in Israele sono così, verrò sempre a farmi curare qui.
- Smettila Tony - ma non riuscivo nemmeno a rimproverarlo per quelle battute sceme ed inappropriate.
- Come mai sono qui? Li ha avvisati l'ambasciata?
- No li ho chiamati io prima di trovarti. Non sapevo cosa sarebbe successo e ho chiamato Gibbs.
- Gibbs sa sempre cosa fare, vero?
La medicazione era finita ma quella cicatrice era veramente strana... Ora dovevo fasciarlo di nuovo. Lo alzai e vidi che non riusciva a rimanere seduto senza appoggiarsi allo schienale del letto.
- Appoggiati a me, così posso fasciarti più facilmente. - E così avvicinai il suo petto al mio. Sentivo il suo respiro sul mio collo e un flash passò nella mia mente. Non senza qualche difficolta facevo passare le bende intorno al suo torace.
- Non sai quante volte ho sognato di stare così - Mi sussurrò, ma io non risposi. Finita la fasciatura lo feci sdraiare nuovamente e lo coprii. Tremava. Gli passai una mano tra i capelli e sulla fronte. Era sempre più caldo, la febbre non scendeva.
- Andrà tutto bene Tony, stai tranquillo.
Ma non sapevo se lo stavo dicendo a lui o volevo convincere me stessa che quella sensazione che avevo non fosse vera.

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