The One

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... tell me that you want me
And I'll be yours completely, for better or for worseI
know we have our disagreements

We're fighting for no reason, I wouldn't change it for the world
Cause I knew the first time that I met you
I was never gonna let you ...


Quella mattina avevamo parlato delle nostre madri, per la prima volta. Forse era un modo per sentirle più vicine, forse dovevamo solo abbattere un argomento tabù che non avevamo mai affrontato. Dei nostri padri invece, avevamo parlato spesso: li avevamo conosciuti entrambi e non sapevo se dire per fortuna o purtroppo.
Senior era l'adulto che non sarebbe mai cresciuto, aveva fatto soffrire molto Tony da bambino ma non per cattiveria, per incapacità di prendersi cura di un figlio, catapultato dopo la morte della moglie in una situazione che non era in grado di gestire, impaurito dai sentimenti suoi ed anche da quelli del figlio. Però a Tony gli voleva bene a modo suo, anche se non glielo dimostrava, ma in compenso non perdeva mai occasione di mostrare quanto fosse felice che ci sposassimo, ma l'argomento Anthony DiNozzo Senior con Tony era sempre un tasto doloroso e quanto accaduto dopo l'aver conosciuto Nathan non aveva migliorato le cose, per questo non lo avevamo più incontrato. Ma domani ci sarebbe stato, lo avevo detto a Tony e su questo ero irremovibile, se non l'avesse chiamato lui lo avrei fatto io. Si convinse a farlo e ne fui felice, perché sapevo che in caso contrario poi si sarebbe pentito, perché anche lui a suo padre voleva bene, nonostante tutto.
Mio padre non c'era più, ma Tony aveva avuto modo di conoscerlo, anzi aveva avuto la sfortuna di conoscerlo anche troppo da vicino e di vedere in lui solo il Direttore del Mossad. Pensandoci bene facevo fatica anche io a ricordarmi in tempi recenti mio padre in qualche versione diversa, forse solo i giorni prima che morisse, ma avevo dovuto ricredermi anche su quello, visti gli sviluppi che poi c'erano stati.
Mi era capitato più di una volta di pensare a questo momento se mio padre fosse sempre vivo. Probabilmente la mia vita sarebbe stata del tutto diversa, non sarei mai tornata in Israele e chissà se io e Tony avremmo mai trovato il coraggio di fare quel passo in più che solo l'urgenza di una situazione che stava precipitando, ci ha portato a fare. Però sono sicuro che se fossimo arrivati qui, alla vigilia del nostro matrimonio, Tony avrebbe fatto tutto secondo i suoi canoni di gentiluomo, andando anche a chiedere la mia mano a mio padre, che avrebbe anche potuto rispondergli che sarebbe stato lui a prendere la sua, chiedendogli se preferiva la destra o la sinistra. Forse dire che lo odiasse era troppo, l'odio per lui era un sentimento tanto nobile quanto l'amore, degno di essere riservato solo ai grandi nemici e non considerava Tony nemmeno questo. Però aveva una profonda avversione nei suoi confronti. Gibbs una volta mi ha detto che era perché lui, da padre, si era accorto prima di me cosa c'era tra noi.
Chissà se lo aveva veramente capito che sarebbe stato lui, che sarebbe stato proprio Tony che tanto biasimava, l'uomo che meritava il mio amore, quello con il quale avrei ballato per tutta la mia vita. Se fosse qui avrebbe provato a dividerci in tutti i modi, facendo leva sui miei sensi di colpa e chissà se ci sarebbe riuscito ancora. O forse avrebbe fatto anche di peggio... Un pensiero orribile attraversò la mia mente, ma lo scacciai via subito. Non aveva senso pensare a questo, non adesso. Mio padre era morto e con lui tutte le sue pressioni psicologiche che aveva sempre esercitato su di me. Aveva condizionato anche troppo la mia vita, anche da morto, fino a poco tempo fa. Era ora di mettere una pietra sopra a tutto quello che era stato.

Dopo che Tony era uscito notai una busta sul tavolo della cucina con un post-it sopra.
"Da parte di Gibbs. Tony"
Tolsi il post-it e e presi la busta. In quel momento mi venne in mente che da mesi avevo un'altra lettera da leggere e non l'avevo mai fatto. Inizialmente mi era proprio passato di mente, poi con tutti gli eventi che si erano susseguiti non mi interessava nemmeno più sapere quello che c'era scritto. Ma lì, quella sera, con quella lettera di Gibbs in mano, ripensai alla lettera di mio padre trovata nella cassetta di sicurezza insieme a quegli inutili documenti. L'avevo lasciata per tutto il tempo nel fondo del cassetto del comodino, nascosta sotto libri ed altre cose, ma sapevo che era sempre lì. La presi ed ora avevo entrambe le lettere in mano. Feci un respiro profondo ed aprii quella di mio padre. Riconobbi subito la sua elegante calligrafia ebraica, con i segni leggermente arrotondati, dolci. Nessuno avrebbe pensato che quella era la scrittura di Eli David.

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