Please Forgive Me

783 32 0
                                    

...Please forgive me - I know not what I do
Please forgive me - I can't stop lovin' you
Don't deny me this pain I'm going through....

Erano passati dei giorni da quella litigata, sentivo la voce di Ziva provenire da fuori la mia stanza ogni volta parlava che con Gibbs e McGee. Sentivo quando chiedeva di me, di come stavo, le chiacchierate con Abby in videoconferenza. Ero uno spettatore passivo di tutto, anche se poi chiamavo Tim per farmi aggiornare su quello che succedeva anche oltreoceano, ma non era molto propenso a raccontarmi i dettagli.
Ormai stavo abbastanza bene, riuscivo anche a muovere il braccio discretamente e penso che, Mossad permettendo, saremmo potuti ripartire in pochi giorni. Un paio di volte ero anche uscito da quella camera che sembrava veramente una prigione adesso che stavo meglio e cominciavo a diventare insofferente per non poter fare nulla. L'avevo anche vista, ma lei faceva finta di niente. Semplicemente mi ignorava ero come inesistente, anche se sapevo che si preoccupava per la mia salute, ma forse solamente perché non vedeva l'ora che togliessi il disturbo e andassi via.
La mia paura di non avere più tempo, di non avere abbastanza tempo nemmeno questa volta si trasformava in realtà man mano che passavano i minuti, ma nonostante questo qualcosa mi frenava dal fare la prima mossa, forse la paura di non avere la risposta sperata, che sarebbe stato un altro buco nell'acqua con lei, forse ero solo un vigliacco, forse non so nemmeno io cosa
Le giornate trascorse senza fare niente, solo ascoltando loro là fuori mi stavano facendo impazzire e più non avevo niente da fare, più pensavo. Più pensavo e più pensavo solo a lei. Non mi importava di quello a cui lavoravano, non mi importava nemmeno sapere perché mi avevano rapito e messo in mezzo in questa storia. Le uniche risposte che volevo le volevo da lei.

- McChef! - Urlai dalla mia stanza per farmi sentire - Quando si cena stasera? Io ho fame!
- Ancora è presto Tony, aspetta! - Mi rispose dall'altra stanza.
Avrei potuto tranquillamente alzarmi ed andare di là a mangiare ma là c'era lei e non avevo ancora trovato le giuste domande per farmi dare le giuste risposte. Ma non c'erano domande giuste quando si ha paura di sentirsi dire quello che non si vorrebbe.

- Ciao - Non era McGee. Era Ziva.
- Ciao - risposi stupito di vederla - non pensavo che...
- Nemmeno io pensavo che sarei venuta.
- Almeno su qualcosa la pensiamo uguale - sorrisi - Ci sono novità?
Seduto sul letto la osservavo avvicinarsi. C'era un sottile imbarazzo tra di noi, l'imbarazzo creato dalle cose non dette e da quelle dette in modo sbagliato. L'imbarazzo della distanza e degli errori.
- No, nulla di concreto. Abby e Bishop stavano lavorando a due diverse piste per capire quel codice cosa fosse ma si sono rivelati due buchi nell'acqua. Quindi adesso ricominciamo da capo.
- Ho sentito che chiedevi come stavo... Sto meglio
- Sì, ti vedo
- Penso che se i tuoi amici del Mossad saranno d'accordo tra pochi giorni potremo ripartire.
- Non penso vi faranno problemi
- E tu?
- Io cosa?
- Tu non verrai?
- No Tony. Non c'è posto per me a Washington.
- C'è sempre posto per te. E non parlo dell'NCIS.
- Non mi faranno comunque partire se prima non gli avrò dato quello che vogliono.
- Troveremo il modo di farti partire Ziva, anche tu sei una cittadina americana, anche se te lo sei dimenticata.
Strinse le braccia al petto e nervosamente camminò verso la finestra. Guardava fuori o forse solamente non voleva guardare me... Niente, non riuscivo ancora a scardinare le sue difese. Come provavo ad avvicinarmi ad ogni discorso riguardante noi due, immediatamente si ritraeva e tornava sulla difensiva.

--- --- --- --- ---

Magari mi fossi dimenticata di qualcosa. Il mio problema è che non dimenticavo proprio niente. La mia mente si isolò e in pochi istanti ripercorse tutto, poi improvvisamente i miei pensieri si fermarono.
Le sue mani sulle mie braccia. Lui era dietro di me e mi stava stringendo. Sentivo il battito del suo cuore premere sulla mia schiena, il suo respiro tra i miei capelli. Chiusi gli occhi.
- Mi sei mancata - mi sussurrò all'orecchio e un brivido percorse tutto il mio corpo.
Il suo volto disegnava il profilo sinistro del mio collo accarezzandomi con le labbra. Mi feci scappare un sospiro
- Una volta tutta questa distanza l'avevamo abbattuta... Non alzare muri tra di noi Ziva, non sono qui per farti del male

The Memory RemainsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora