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Sono sdraiata a pancia in su e guardo, anzi mi perdo, ad osservare il soffitto azzurro candido di camera mia dove sono appiccicate delle stelline che si illuminano al buio.
Quando ero piccola non avevo paura del buio... Lo temevo. Poi la cosa che è successa quell'estate, penso che abbia peggiorato la situazione.
Non mi piace stare al buio. È come... Non lo so. È così monotono, sembra di essere ciechi. Alcune persone lo adorano. Perché ti permette di pensare, ti riflettere. Ma io più penso più sto peggio, perché tutto mi riporta a quel ricordo ancora vivido nella mia mente.
Poi oggi... Oggi ho seriamente perso 10 anni della mia vita.
Quell'autista della macchina... Lui è stato abile, io sono stata stupida.
Anzi... Non stupida. Impulsiva.
Quando vedi le persone che ami stare male vuoi proteggerle, vuoi aiutarle. 

Quando vedi le persone che ami che stanno per stare male... Vuoi prevenire il loro dolore, privarglielo, lo prenderesti te al suo posto.

Ed è questo che volevo fare.
Solo un nome risuonava nella mia testa: Harry.
Quando ho visto la macchina farsi sempre più vicina e me... Ho avuto paura.
È così che doveva finire per Mia Williams?
Dopo questo penso che gli angeli custodi esistano.
E il mio mi ha protetta.

Vorrei tanto sapere chi sia... Magari è un mio parente che mi vuole ancora bene o magari è una persona del tutto sconosciuta che si è interessata alla mia vita e ha pensato che dopotutto, anche io potessi avere una possibilità di essere salata, non da qualcuno, non da qualcosa, ma da me stessa e da quello che sono diventata dopo ciò che è successo. Magari ha pensato che aiutandomi avrei ritrovato la mia vera me e lasciato sotto il letto il mostro che sono diventata.

Non chiedetemi come ma l'autista si è riuscito a fermare in tempo.

Appena sceso dalla macchina, con le mani nei pochi capelli, l'autista mi ha urlato contro: " Hey ragazzina, deve stare più attenta!"
Ma non ci badai, quindi ripresi la mia corsa frenetica e una volta raggiunto quel bambino gli misi una mano sulla testa e tirai.
Come pensavo era una parrucca e capii tutto.

Quel bambino era stato usato, mascherato da mio fratello per distrarmi.

Volevano rapire mio fratello e ce l'avrebbero fatta se non avessi corso immediatamente un'altra volta al parco.
Lo vidi seduto su una panchina a mangiare il gelato con accanto un signore pelato accovacciato sulle gambe perché non c'era più posto su di essa.
Quando mio fratello mi vide gli si illuminarono gli occhi, il signore apparentemente deluso per il fatto che io fossi riuscita a trovarlo mi disse, con un forte accento del sud Italia "Ragazzina, deve stare più attenta"
È qui sbiancai.

Stesse parole.

Erano le stesse parole dell'autista.
E se era un loro piano? Se fosse stato nel piano farmi finire sotto la macchina e poi rapire mio fratello?
Ma perché? Che ho fatto? che abbiamo fatto?

"Il bambino poteva farsi seriamente male" continuò.
Presi mio fratello in braccio.
Lady non si è staccata da me un secondo.
Cominciammo a correre tutti e tre verso casa. La corsa non era leggera.
Era una corsa sfrenata.
Qui qualcuno voleva farci del male. E per la differenza di pochi minuti... secondi ci sarebbe riuscito.
Ma se realmente volevano farmi del male... Perché la macchina si è fermata?
Perché non ha dato più gas quando ormai mi era attaccata?

-Mia?- mia madre mi interrompe dai miei rompicapo.

Ha la faccia stanca. Si vede lontano un miglio.

Ho deciso di non dirle nulla. L'avrei solo fatta preoccupare. 

Appena arrivata a casa mi sono mendicata il polso, ma non penso che lo abbia fatto nel modo giusto perchè continua a sanguinare ed è la terza striscia di garza e stoffa di un vecchio lenzuolo che cambio. Se mia madre dovesse decidere di buttare la spazzatura che c'è nel bidoncino del mio bagno penso che sverrebbe  con tutto il sangue che c'è dentro. Potrebbe sembrare una scena del crimine. Domani mattina devo assolutamente buttarlo.

-entra- le dico tirandomi su a sedere sul letto ma tenendo comunque il braccio sotto il letto sperando che non macchi le lenzuola.
-Vuoi qualcosa da mangiare?- mi chiede con un sorriso. È stranamente calma.
Guardo l'orario è noto che sono già le 21.
-no grazie. Penso che ora guarderò un pò di televisione sai...per vedere quale degli idioti sia uscito dal grande fratello-
Mi sorride ancora.
-va bene. Ma non fare tardi che domani c'è scuola- dice massaggiandomi il ginocchio mentre io sussulto.
Ecco quello è l'unico punto in cui la macchina mi ha sbattuto contro e mi fa un male cane.
-che hai?-
-è?io? No... Nulla. Sto benissimo. Perché non dovrei stare bene. Sono in gran forma. Anzi... Sai che ti dico? Adesso vado proprio a farmi una doccia per dimostrarti che sto benone.-  dico alzandomi di scatto, prendendo la roba è avviandomi verso la porta.
Con le bugie fai davvero merda. Complimenti Mia! Prima dici che guardi la tv poi che vai a farti una doccia? Ma che razza di idiota.
Sto per aprire la porta ma la voce di mia madre mi ferma.
-Mia Carlotta Williams. Torna. Subito. Qua- ecco è fatta. è finita. è inutile continuare a pregare.
Quando mi chiama con il nome intero... Vuol dire che sono nei guai.
-lo sai che se mi dici una bugia lo capisco subito. Fai un movimento. Ed è con quel movimento che capisco quando menti-
Mi sdraio di nuovo sul letto esasperata appoggiando la testa sulle sue gambe.
-me lo dirai mai qual'è?-chiedo mentre lei incomincia ad accarezzarmi dolcemente i capelli.
-assolutamente no!- dice decisa.

-sai quando eri piccola, capivo subito quando mentivi. Eri talmente buffa. Cercavi in tutti i modi di sostenere la tua bugia, che alla fine incominciavi a pensare che fosse davvero la verità.Una volta mi ricordo, che avevo preparato una torta per il cenone di Natale. Eravate in casa solo te e Fede...- persi il filo del discorso dopo quel nome. Fede. L'unico uomo della mia vita, oltre a papà... Ovviamente. Gli unici uomini della mia vita. È da tanto che non lo sento. Mi manca. Mi manca poterlo abbracciare. Mi manca poter ridere con lui, mi manca essere complici di un disastro, mi manca fare i compiti con lui, mi manca la sua capacità di tirare fuori le battute più squallide che esistano. Mi manca tutto di lui. Mi manchi. - Mia? Mia ci sei?- chiede lei notando il mio distacco.

-È? No scusa. Stavo pensando.-
- a chi?-
-a Fede.- dico con la voce che mi si incrina.
-ti manca tanto eh?- domanda con la voce sconsolata.
Le lacrime incominciano a rigare il mio volto, così decido di tirarmi su a sedere.
Appena la guardo in faccia vedo che ha la faccia dispiaciuto. Soffre per il dolore che prova sua figlia, e questo non fa che aumentare l'amore che provo per lei.
-Mamma...- e qui partono i singhiozzi.
Mi abbraccia. E io mi sfogo.
-Non è più come una volta. Vorrei solo che tornasse come prima. Non siamo più così uniti. Adesso se ci incontriamo per strada non ci salutiamo. Lui era il mio appiglio, la mia ancora. Lui era tutto per me. Mi manca. Mi manca tantissimo.- quasi sembro isterica.
Stringo le mani nel cardigan di mia madre è noto che le lacrime lo stanno bagnando tutto.
Sento che anche lei singhiozza con me, anche se cerca di trattenersi.
- lo so tesoro. Lo so.- dice strofinandomi la mano sulla schiena.
Poi si stacca e quasi soffro per la mancanza di quel contatto.
Mentre con il pollice mi asciuga le lacrime mi sorride - perché non lo chiami?-
- mamma tu non capisci. Lui non mi vuole più. Lui preferisce la sua "tipa" a me.- mi guarda e mi dà un bacio sulla fronte.
Si alza e si avvia verso la porta ma prima di uscire si ferma e si volta.
-Tesoro, stai tranquilla. Tutto si sistemerà. E se per provare a riallacciare i rapporti con lui vuoi chiamarlo a dormire qui, sappi che lui è sempre il ben venuto. Praticamente è un figlio, e la porta di questa casa sarà  sempre aperta per lui- Le sorrido. Poi esce.
Decido di rinunciare alla mia solita nuotata e mi dedico ad una cosa che non ho mai fatto prima.
Scrivo una lettera.
Una lettera.
Una lettera indirizzata "all'unico uomo della mia vita".



I've Always been yoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora