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Che cosa sto facendo?
In che guaio mi sto cacciando?
Questa non sono io... La vera me non ha mai saltato un allenamento, non ha mai deluso i suoi genitori, non ha mai perso di vista il suo fratellino...
Cerco di riflettere su come migliorare, o meglio tornare me stessa, mentre torno a casa.
Quando sono arrivata, invece di trovarmi la giusta serenità e calore che solitamente si trova all'interno di una famiglia "normale"... Mi sono ritrovata i miei genitori che si urlavano contro, Harry che piangeva disperato e Lady che mi abbaiava contro appena mi ha intravisto dalla porta-finestra che circonda la sala.

Ma d'altronde noi non siamo una famiglia normale.
Rifletto un po su quello che vedo, e intanto lascio che le gocce di pioggia che cadono dal cielo si mescolino alle mie lacrime che da tanto aspettavano di uscire.
Sta andando tutto a rotoli. E io rimango qui, fuori in giardino ad osservare quell'orribile scena.
Mio padre che gesticola urlando contro mia madre.
Anche se i vetri sono insonorizzati... Lo capisco dalla vena che gli spinto sulla tempia tutte le volte che urla. E mia madre, la mia cara e dolce madre che piange e cerca di farsi sentire. E Harry che guarda dal basso la sua mamma e il suo papà gridarsi contro. E infine Lady, che abbaia e scodinzola verso di me aspettando che io entro per poi saltarmi addosso e salutarmi.

Ma stavolta non entrerò.
Mi volto e corro, corro più veloce che posso. Non so bene dove andrò, ma di una cosa sono sicura, devo sfogarmi. Devo lasciare uscire questa rabbia, questa incomprensione che mi porto dietro da troppo tempo.
O ci affogherò dentro.

Mentre corro attraverso la strada senza guardare e una macchina mi suona contro. Mi scuso, perché sfogarsi non vuol dire essere maleducati, poi continuo a correre.
Corro. Corro. Corro.
Non so da quanto sto correndo, so solo che le mie gambe sono stanche, mi stanno chiedendo pietà.
Ma non voglio fermarmi.
Corro. Corro. Corro.
Intanto le gocce di pioggia continuano a cadere e a bagnarmi. Sono fradicia, ma non mi importa.
Corro. Corro. Corro. E scivolo.
Ovviamente.

Prima che il mio bel culone riesca a toccare per terra, due forti braccia mi avvolgono sostenendomi.
Con faccia sconvolta guardo il mio salvatore.
Lo guardo negli occhi, e lui guarda me negli occhi.
Occhi così non li avevo mai visti, così... Profondi.
-dovresti stare un po' più attenta-
-si hai ragione- continuano a guardarci negli occhi.
Passano... Due? Tre? Minuti... Non so. Poi come se la magia si spezzasse, distogliamo entrami lo sguardo e ci rialziamo. Si allontana un po da me, ma rimane sempre vicino e ancora con le braccia che mi tengono salda, come se avesse paura che cascassi da un momento all'altro e non è una cosa difficile da immaginare.

-Williams, non pensavo avresti preso sul serio la faccenda del riscaldamento-
-Smith, ormai dovresti conoscermi... Non prendo mai nulla alla leggera- ed ecco che ricomincia il nostro batti-becco, ma non c'è odio, non c'è malizia, semplicemente stiamo facendo una sorta di conversazione... a nostro modo, a modo di Mia e Alex.
-Si Williams. Ormai ti conosco. E anche bene-
-Ah sì?-
-Si. Sai ho imparato, che per esempio, te almeno due volte a settimana devi rischiare di essere investita- e tira fuori quel suo tremendo, perfetto, stronzo ma allo stesso tempo dolce ghigno.
-come?- chiedo stupita.
Poi realizzo. l'autista dell'auto che poco fa mi ha suonato era lui...
La mia espressione cambia dallo stupito all'accusatorio.
-Già...- dice appena capisce che io abbia intuito.
-ma allora che ci fai qui-
-ti ho inseguita...-

Mi guardo intorno e con la faccia gli faccio notare che siamo in mezzo al boschetto dietro al lago.
-sono sceso dalla macchina e poi ti ho seguita- precisa
-e come hai fatto a sapere che sono io?-
-suvvia Williams, anche con un vestito da clown ti riconoscerei, ci vediamo tutti i giorni a scuola e le nostre famiglie si frequentano. Mi credi così stupido? Anche tra 1000 ti riconoscerei...- non capisco se sia il suo modo per chiedere scusa, oppure sta cercando di dirmi qualcosa.
-Ok ma... Perché non mi hai fermata invece di seguirmi e bagnarti tutto anche te?- non mi sono resa conto di aver smesso di piangere.
-Ho cercato di fermarti. Ti ho urlato contro come minimo 10 volte, ma tu continuavi a correre. Dove volevi andare, anzi... Da cosa scappi Williams?- dice togliendomi con il pollice una lacrima incastrata nell'incavo dell'occhio.
-Non ti interessa- gli faccio ricordare ciò che poco fa mi aveva detto
-Si invece-
-Beh allora non sono affari tuoi- rispondo decisa.
-ok. Ho capito il messaggio. Non ne vuoi parlare. Dai andiamo. Ti riaccompagno a casa-
-no ti prego.- mi stacco da lui, perché conoscendolo potrebbe benissimo caricarmi in spalla e portarmi a casa di peso. Come era già successo in passato.

Lui mi guarda allibito.
-ok ok. Tranquilla... Se non ci vuoi andare non ti ci porto- dice riavvicinandosi a me cautamente.

Presente quando vedi un gattino selvatico e vuoi per forza accarezzarlo? Quindi ti muovi cautamente e lentamente verso di lui, mettendo avanti le mani per cercare di non spaventarlo, perché sai che potrebbe scappare? Ecco. Si muoveva così lui.
-ora però ti prego... Lasciami fare una cosa... Una cosa sola. Poi se vuoi potrai tornare ad odiarmi e non sopportarmi più. Ma la devo fare.- si avvicinò a me, poi si bloccò come per chiedere il permesso.

Io annui, senza muovermi.
Me prese il volto tra le mani e si avvicinò ancora di più. Vicino alle mie labbra.
-Mia Williams, che cosa mi stai facendo- mi sussurrò sopra alla mie labbra. Ma prima che potessi rispondere sulla difensiva, si scaraventò su di esse.
Era un bacio lento, come se avesse paura della mia reazione.
Era la sensazione più bella che avessi mai avuto. Non come quella volta in piscina. Li eravamo ubriachi. Non sapevo se fosse reale, se fosse solo uno sfizio. Ma adesso so che non lo era.
Si staccò e appoggio la sua Fronte sulla mia e mi guardò, intensamente, negli occhi, come per chiedere nuovamente il permesso, e quando glielo concessi con un solo sguardo, lui si rimpossessò delle mia labbra, chiedendo l'accesso con la lingua che non negai.
Le nostre lingue danzavano, le nostre labbra flirtavano, i denti mordevano il morbido.
Tolse le mani dal mio viso e io sentii come un vuoto, che si riempì quando le risentii sui miei fianchi, con una presa più forte, mentre mi tiravano sempre più vicino a lui.
I nostri bacini si toccavano.
Allaccia le braccia intorno al suo collo.
In risposta lui misi le braccia sotto il mio sedere e mi sollevò da terra, e in seguito io gli allaccia le gambe intorno al suo bacino.
Un bacio da film. Sotto la pioggia, in mezzo al boschetto con davanti la luna e le luci della città che si rispecchiano sul lago, un ragazzo da togliere il fiato. Che cosa volevo di più?
Sulle mie labbra si formò un sorriso e successivamente anche sulle sue.
Scoppiammo a ridere, come due ebeti, poi io chinai il collo all'indietro e lui me lo bacio.
Tornai come ero prima e lo guardai intensamente negli occhi.
Ero ancora agganciata a lui. E lui mi teneva ancora agganciata a se, bella stretta, senza nessuna possibilità di scappare, anche se io di scappare non ci pensavo nemmeno.
-non farmene pentire- sussurrai sulle sue labbra.
-mai.- ricevetti come risposta.
Mi diede un altro bacio a stampo, poi mi fece scendere.
-ok, io direi di correre verso la macchina che più fradici di così non si può- scoppiai a ridere e corremmo insieme sotto la pioggia verso il riparo.
E ora siamo qui. E mi sento come se non dovessi essere in nessun altro posto se non con lui.
Ho paura però.




S.A//
Seraaaaa.
Scusate è da un po che non aggiorno, ma con il fatto che per tutto giugno ero impegnata con l'estate ragazzi e tornavo a casa esausta, poi fino ad ora ero in vacanza con la mia famiglia, quindi non ho avuto tempo.
Spero mi sia fatta perdonare, ci vediamo alla prossima,
Ale❤️

I've Always been yoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora