Non volevo innamorarmi ma tu hai sorriso e, cazzo, hai vinto.
-cit.••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Sabato, 31 ottobre 2015
Come ormai ogni sabato, vengo svegliata a causa di un casino infernale al piano di sotto. Non li sopporto quando mi svegliano presto il sabato mattina. Io voglio dormire, è la cosa principale. Il resto è secondario.
Sbuffo e mi alzo dal letto. Lego i capelli in una crocchia disordinata e scendo di sotto. Perché esistono le scale? Sono una rottura.
Quando arrivo in cucina trovo solo la zia ai fornelli e lo zio che legge il giornale. Li saluto e prendo un succo dal frigo. Guardando l'ora noto che sono le nove. Ma io mi chiedo: i ragazzi, al venerdì sera, non escono e tornano tardi ubriachi fradici e dormono fino all'una del pomeriggio successivo? Perché loro non sono dei comuni ragazzi? Perché?!
Ah, giusto. Sono gli amici di Carter.
Vado in salotto e appoggio la schiena al muro. Carter, Taylor, Cameron, Gilinsky e Christian, sono radunati in cerchio e giocano alla play station. Sono dei bambini.
Ridacchio. Sono così carini tutti insieme a fare i cretini e insultarsi quando uno vince e l'altro perde. Ora, però, mi sorge spontanea una domanda.
«Scusate, mi dispiace interrompere le vostre partite e il resto, ma sapete dirmi dove si trova Rey?» si girano verso di me e Carter mi sorride.
«Sono qui.» sento una voce alle mie spalle e me lo ritrovo davanti a petto nudo.
«Stavo dormendo, ma sono stato svegliato.» guarda dietro di me e ride. Riporta gli occhi a me e mi avvolge in uno dei suoi abbracci che mi fanno sentire a casa. Li adoro.
«Il solito dormiglione.» lo prendo in giro e sento dei lamenti provenire dai cretini.
«Come siete sdolcinati, passerottino.» sempre fra i piedi.
«Caro, Taylor, come mi era mancato il tuo stupido soprannome.» alzo gli occhi al cielo e poi noto Rey guardarlo male. Si abbassa alla mia altezza e si avvicina al mio orecchio.
«Ma quel soprannome, non è quello con cui ti chiamava...» non lo faccio finire e annuisco in risposta.
«E lui come fa a saperlo? Non mi hai detto che non gli avevi detto nulla?»
«Non lo sa, è questo il punto. Me lo ha affibbiato per puro caso. Stavo cadendo e da lì è nato tutto.» gli spiego e sospiro. È incredibile come Taylor mi ricordi tanto mio padre.
«Ah, tesoro. Ha chiamato Leila e mi ha detto di dirti che oggi pomeriggio sarebbe venuta a prenderti per portarti a casa sua. Ha detto che ci saranno tutte le altre ragazze, vi preparerete per il ballo di questa sera.» mi informa Diane affacciandosi dalla cucina.
«Grazie, zia. Rey, tu che fai questa sera? Vieni al ballo?» chiedo girandomi verso il mio migliore amico.
«Io resto a casa con i tuoi zii, non faccio parte della tua scuola, sarebbe come se mi imbucassi.» mi spiega aggiustandosi il ciuffo.
«Passerottino, puoi dire al tuo amico di vestirsi? Urta il mio senso del pudore.» oh, poverino. Quanta pena.
«Quale senso del pudore? Non esiste. E, cos'è? Ti dà fastidio che ci sia qualcuno con un fisico migliore del tuo?» chiedo ridacchiando.
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Try Again. ||Taylor Caniff||
FanfictionOgni giorno si sente voce di atti di violenza domestica e di tutti i casini celati dietro queste azioni. La gente sa soltanto parlare senza sapere e Aspen, una ragazza che vive con suo padre a Sydney, ne è testimone. Dopo la morte della madre, lui t...