•Nightmare• ✅

2.1K 137 5
                                    

Non vuoi guardare il futuro perché ti fa paura? Non vuoi guardare il passato perché ti fa male? Guarda di fianco a te, lì ci sarò sempre io.
-cit.

••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Giovedì, 5 novembre 2015

Ero completamente stordita. Non capivo più nulla. Era la seconda volta che accadeva. La seconda volta che ne parlavo con lui. La seconda volta che versavo lacrime a causa sua. La seconda volta che mi chiedevo che cosa gli avessi fatto per meritarmi questo comportamento da parte sua.

«Cazzo, Aspen! Non fare finta di nulla! Smettila di far finta di non vedere. Smettila di essere impassibile su ciò che ti succede agli occhi degli altri, ai miei, di occhi. Smettila di essere schiva e voler restare sola, quando ci sono io che potrei aiutarti. Ti prego, Aspen. Fidati di me. Fallo, non per me ma per te.» un secondo dopo la porta si spalancò, mostrando la figura di quell'uomo, che ormai non definivo più come un padre, diciamo più uno sconosciuto con il mio stesso sangue.

Rey ha ragione. Mi nascondo. Mi nascondo dal mondo. Mi nascondo dai miei amici. Sorrido per nascondere la tristezza e la stanchezza dei miei occhi.

Ero stanca. Stanca del mondo e della sua ipocrisia. Stanca dei litigi, della mafia e delle organizzazioni create solo a scopo di soldi.

I soldi. Futili banconote che, in quantità notevoli, ti fanno diventare ricco, credendo che con semplice carta tu possa comprare la felicità. Ma, alla fine, dopo esserti comprato tre macchine sportive, otto case sparse per il mondo e aziende di qua e di là, la felicità, la famiglia e tutto il resto, tutti i beni astratti, non materiali, dove li metti?

Dove metti la gioia nel vedere i tuoi figli scartare i regali sotto l'albero, la mattina di Natale? Da nessuna parte. Perchè, essa, infatti, non esiste.

Sospirai pesantemente senza incrociare il suo sguardo, fino a quando non sentii un lamento e delle grida di dolore.

Il viso del mio amico era ricoperto di sangue e si teneva il naso dolorante. A terra, affianco a lui, giaceva una bottiglia di birra rotta, in mille pezzi.

Mi precipitai su di lui, ma venni strattonata via dal suo corpo, facendomi sbattere contro l'armadio.

Quell'essere disgustoso continuò a colpirlo nello stomaco con dei potenti calci ancora per parecchio tempo.

Si fermò e mi accorsi di star trattenendo il respiro. Quando tutto sembrò essere finito, egli si avvicinò minaccioso a me e mi prese di forza, scaraventandomi sul mio letto dopo avermi chiusa a chiave all'interno.

Panico. Non provavo nulla, a parte la paura.

Iniziò a spogliarmi con fare avido, lasciandomi mezza nuda sotto ai suoi occhi.

Chiusi gli occhi e cercai di coprirmi per quanto possibile. Lacrime copiose iniziarono a rigare il mio volto e sonori singhiozzi lasciavano le mie labbra. Riuscivo a sentire l'odore dell'alcool nella sua bocca, provocandomi disgusto e un senso di vomito.

Si sfilò improvvisamente la cintura e poi mi fece cambiare posizione, mettendomi di schiena e iniziò a colpirla, sfogando tutto l'odio e il dolore su di essa.

«Cugina! Cugina, svegliati!» apro gli occhi improvvisamente e mi siedo sul letto.

Sto sudando e il mio cuore batte all'impazzata. Erano diverse settimane che gli incubi non mi disturbavano il sonno, facendomi dormire tranquillamente.

Try Again. ||Taylor Caniff||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora