Capitolo 9.

1.2K 132 47
                                    

«Okay, okay. Ora volta a destra, e...sì, proprio lì, ti sto salutando...EHIIII, guardami Hayley!» strepita Alison dall'altra parte del telefono.
La cerco con lo sguardo tra la folla che si ammassa dinanzi al negozio di gioielli con un'insegna di un rosa antico. Sgomito tra i passanti tentando di trovare gli occhi scuri della mia sorellastra su ogni volto, e quando finalmente incontro il suo, noto che si sta sbracciando tra la gente per attirare la mia attenzione. Sorrido e scuoto il capo; questa giornata con lei sarebbe stata davvero carina, se non si fosse portata Amanda dietro.
In realtà è proprio a lei che devo il mio giro infernale in questo centro, che poi, dopo l'incontro con Shawn, tanto infernale non potrei più definirlo.
Al suo pensiero, stringo più forte la mia borsa, all'interno della quale ho stipato accuratamente il libro. Portarlo in mano non sarebbe stato opportuno; avrei rischiato di dimenticarlo da qualche parte, distratta come sono, o peggio, avrei rischiato delle domande da parte di Alison e Amanda. Forse sembrerò egoista o troppo riservata, ma non voglio raccontare loro di Shawn. Non voglio che sappiano dell'incontro in biblioteca o di quello nel negozio di musica. Non devono essere a conoscenza del fatto che qualcuno mi ha migliorato la giornata, e che se non fosse stato per quel qualcuno, a quest'ora avrei già elemosinato un passaggio per tornare a casa.
Voglio che credano che io stia bene di mio, perché sono forte, e delle loro battute acide me ne frego.
Voglio che, almeno per il momento, Shawn sia il mio piccolo segreto.
«Ma che brutta fine avevi fatto?» mi rimbecca Ali, gettandomi le braccia al collo.
«Ecco...mi sentivo soffocare in quel negozio, così ho fatto un giro in libreria, giusto per prendere un po' d'aria.» rispondo evasiva, forzando un sorriso. «Voi avete acquistato qualcosa?»
Di tutta risposta, Alison ed Amanda mi mostrano circa otto buste strapiene fino all'orlo.
Io spalanco gli occhi e senza rendermene conto anche la bocca, perché la bionda provvede a chiudermela, aggiungendo con un occhiolino «Attenta, che poi entrano le mosche.»
«Che c'è, non hai mai fatto così tante compere?» mi apostrofa la mora.
Io scuoto lentamente il capo, mortificata.
Sono io il problema, o loro?
«Bene, allora è giunto il momento di rimediare.» sentenzia Amanda.
Entrambe mi prendono sottobraccio, e io mugolo un «Ehi, che volete fare?», dimenandomi un po', ma la loro presa è molto più salda e forte di quanto possa esserlo un mio tentativo di fuga.
«Non protestare, Hayley!» esclama Alison.
«Ne hai assolutamente bisogno!» mi fa notare l'altra.
«E poi oggi è venerdì.» aggiunge la mia sorellastra.
«E...e quindi?» domando, un po' intimorita dalla risposta.
Dio, fa' che non sia quello che penso.
«Notte brava!» gridano quasi, in coro.
Sono spacciata.

Sono spacciata, e me ne convinco sempre di più mentre le ore scorrono, e i capi d'abbigliamento che le due mi scaricano dall'alto della tenda del camerino aumentano sempre di più.
La cosa mi farebbe persino piacere, se non fossi obbligata ad indossare abiti dalle provocanti scollature che mai metterei, e se le ragazze non scegliessero i capi d'abbigliamento più costosi. A loro difesa, le migliori amiche sostengono che sono fortunata ad avere delle forme come le mie, e pertanto dovrei metterle in mostra, anziché coprirle. E in questo contesto, del prezzo esorbitante non dovrebbe proprio fregarmene.
«Ma io vivo bene con i miei vestiti!» protesto impettita.
Tuttavia, loro le mie ragioni proprio non vogliono sentirle.
Non fanno che scuotere il capo o darsi discreti segni d'assenso, giudicandomi mentre sfilo per loro con vesti in cui non mi ci vedrei mai.
Quando sfoggio un abito nero che si ferma esattamente prima delle ginocchia, con una scollatura a barca, tanto aderente da permettermi appena di respirare e con due spacchi ai lati, la loro espressione però cambia.
Non si tratta più di un «Può andare.» smorzato, o un «Abbinato a quel paio di scarpe saresti carina.», no.
È qualcosa di più.
Perciò si guardando meravigliate, e con un misto d'incredulità e soddisfazione, Alison sussurra: «Hayley, questo è il tuo abito. E lo indosserai stasera.»

Sono a casa da circa due ore. Il sole è ormai tramontato, ma la voglia della mia sorellastra di fare festa no; quella non è per niente tramontata. Per questo, da quando siamo qui, si ostina a piastrarmi i capelli, nonostante io le continui a ripetere che i miei sono mossi, e i suoi tentativi di renderli lisci finiranno con una capigliatura gonfissima e indecente. Lei non s'arrende, e si diletta persino nel truccarmi, comandandomi di non guardarmi allo specchio per nessuna ragione al mondo. Ma io non ce la faccio, sono preoccupata e ho paura.
Ho paura che tutta quella roba sul viso non faccia altro che rendere ancora più evidenti i miei difetti, oppure che Alison esageri e mi trasformi in una persona che non sono.
Quando il lavoro è completo, la ragazza che vedo nello specchio mi fissa attonita, con le sopracciglia inarcate e la bocca spalancata, dipinta perfettamente di un rosso sangue.
Non è bella, non è carina.
È sexy e provocante, ma sorprendentemente non volgare. È affascinante, con quegli occhi verdi, che, messi in risalto da quel gioco di ombre nere e marroni, sono luminosi quanto due fari. Sono magnetici, hanno vita propria. Sembrano poterti svuotare con un solo sguardo, catturarti con una sola occhiata.
E questa ragazza allo specchio intrigherebbe tutti; lo fa persino con me, che nei suoi panni proprio non mi ci vedo.
La scruto per un'ultima volta, poi Alison mi trascina giù, bellissima nella sua gonna a vita alta e i capelli arricciati per l'occasione. Amanda ci sta attendendo in macchina, perciò senza troppe proteste da parte di Ashley e l'eco delle raccomandazioni di mio padre, entriamo trotterellando in auto.
La bionda non aspetta nemmeno il nostro ingresso; il suo tacco 12 è già lì, fisso sull'acceleratore e pronto a dimezzare tutti i tempi. Con la sua guida pazza e spericolata, ci conduce in quella che dovrebbe essere una discoteca molto frequentata, data la gente che si ammassa là fuori.
Ciononostante, la sua facciata non è delle migliori, con l'insegna diroccata e le transenne arrugginite con a capo un buttafuori dall'aspetto rude. Però, contro ogni aspettativa, questi, alla sola vista della mia amica bionda, ci fa superare la fila senza troppe moine.
«Mio padre detiene il controllo di una catena di locali, e il Moonlight è tra questi.» mi spiega Amanda con un sorrisetto trionfante.
Spero che tutte queste sue conoscenze implichino anche quella di qualcuno sobrio, quando più tardi dovremo tornare a casa, dato che è passato solo un quarto d'ora, e lei si sta già scolando un drink dopo l'altro. Non so in che modo riuscirà a guidare.
Mi guardo un po' intorno; il Moonlight consiste in una sola, grande sala, stracolma di giovani che si muovono come in preda a crisi epilettiche, sotto il ritmo assordante della musica e l'effetto di alcool e stupefacenti. Una discoteca come tutte le altre, in pratica. Solo un po' più spaziosa.
Io rimango seduta su una delle sedie ad osservare la scena da lontano, insieme ad un'Amanda un po' brilla è una Alison che scruta tutti, come in cerca di qualcuno in particolare, sorseggiando il suo cocktail.
Ad un certo punto sbarra gli occhi ed impreca, riscuotendo Amanda da un discorso sulle ciglia finte che ha intavolato con me, così, dal nulla.
«Amandaa.» sillaba, sovrastando con la sua voce la musica elettronica. «È lì, è lì!»
«Chi?» domanda l'altra, intontita.
«Ma come chiii?!?!» Alison sembra sul punto di sbriciolare il bicchiere che ha in mano.
Seguo la direzione del suo sguardo e individuo un gruppo di tre ragazzi. Riesco a distinguerne vagamente i tratti, ma alla luce blu che inonda tutto, posso solo dire che uno di loro mi sembra familiare. I tre stanno ballando, ancheggiando un po', ma non sembrano molto presi. Infatti, dopo qualche minuto girano sui tacchi e si voltano verso gli sgabelli del mini bar su cui stiamo stravaccate.
«Sta venendo quiii!» esclama Ali, scuotendo il braccio della sua migliore amica, e dandosi subito una sistemata ai boccoli e una spolverata alla gonna. Sono sul punto di chiederle di quale dei tre stia parlando con tanta veemenza, perché vorrei un po' di chiarezza su questo "lui". Tuttavia vengo interrotta dall'arrivo dei tre ragazzi, che viene accolto da Amanda con un «Maaatt, da quanto tempo!» biascicato. Alison, che molto probabilmente voleva tutto tranne che essere notata, porta la mano sulla sua fronte, frustata.
Un ragazzo biondo ci sorride, seguito da uno castano e da...Nash?
Oddio, è proprio lui.
Prima che possa rivolgerci mezza parola, Amanda trascina via il biondino per un braccio.
«Be', allora a più tardi ragazzi!» urla lui facendo un occhiolino ai compagni.
Gli altri due levano gli occhi al cielo, esasperati, poi quello castano si volta verso di noi, ed è allora che la sua espressione cambia. Appena il suo sguardo e quello di Alison s'intrecciano, lui serra la mascella e scruta la mia sorellastra con durezza.
«Cameron.» dice lei in un soffio.
«Alison.» fa di rimando l'altro.
La musica altissima non impedisce al silenzio di piombare tra di noi, e ora anche la tensione è palpabile in quest'aria intrisa di sudore e alcool.
«Nash!» esclamo con un sorriso, tentando di rompere il ghiaccio.
Lui si avvicina, aguzza gli occhi e poi mi riconosce.
«Oddio, sei tu...Hayley!»
Alison ci guarda sorpresa, è sul punto di chiederci come ci conosciamo, ma poi cambia idea, e anche lei, così come Amanda, si trascina Nash per un braccio.
«Dobbiamo parlare, ricordi?» gli annuncia prima di portarselo via.
No no no. Io mi alzo e faccio per seguirli. Non mi importa di cosa debbano parlare, ma non voglio essere lasciata sola in una discoteca in cui non conosco nessuno. Non può essere tanto bastarda da dimenticarsi così di me.
«Alison! Torna qui, cazzo!» urlo tentando di ricorrerla, ma questi schifosissimi tacchi, che la signorina mi ha obbligato ad indossare, mettono a dura prova il mio equilibrio. Così, tra un passo e l'altro, sto per fare uno scivolone coi fiocchi, ma il terzo ragazzo, miracolosamente, mi tiene prima che caschi a terra.
Mi sorride e, solo adesso che siamo così vicini e non è travolto dalle luci, noto meglio i suoi tratti.
Ha la pelle olivastra, gli occhi castani, dal taglio davvero particolare. Sono a mandorla, e le lunghe ciglia scure li mettono ancora più in risalto. I capelli sono dello stesso colore, però di tanto in tanto puoi intravedere qualche ciocca più chiara e nel ciuffo accuratamente spazzolato e perfettamente in ordine.
E il suo sorriso, poi.
Il suo sorriso è devastante, come lui del resto, che è di una bellezza sconvolgente. Una di quelle che noti subito, che se ti passasse davanti non esiteresti a non fissare a bocca aperta. Una di quelle che ti mozza il fiato, ti fa fermare il battito per un secondo, per poi ridartelo accelerato.
È esattamente come Alison; troppo bello per essere reale.
«Grazie.» gli dico con un sussurro, con una voce talmente flebile da non sembrare neppure la stessa con cui prima ho gridato contro Alison.
«Prego.» mi risponde, dolce. Poi si siede allo sgabello, e mentre mi riavvio alla rincorsa di Alison, la sua voce mi richiama.
«Lasciala stare,» mi consiglia. «lei fa così con tutti.» il suo sguardo si posa sulla bottiglia che il barista sta afferrando di fronte a lui. «Abbandona tutti.»
«È la tua ex o qualcosa del genere?» vado diretta al punto, stizzita. Sono stanca di non sapere mai nulla.
«Qualcosa del genere.» ribatte lui, tagliando corto. «Ma non mi va di parlare di lei.»
«Mi dispiace, rimarrei qui a sentire la tua tragedia amorosa, ma non ho intenzione di rimanere da sola in questa discoteca di merda, quindi addio.» incespico ancora in questi dannatissimi tacchi, nel tentativo di giungere ad almeno metà sala.
Non me ne va mai una giusta.
«Una vodka per me e la ragazza.» ordina Cameron alle mie spalle.
«Non bevo.» urlo mentre finalmente riesco a camminare spedita.
Lui mi viene a recuperare da dietro, facendomi perdere nuovamente l'equilibrio. Impreco e gli do uno spintone, e lui, invece, mi trascina sulla sedia.
«Dicevamo,» si rivolge al barista. «una vodka per me e...»
«Hayley.» levo gli occhi al cielo.
«Piacere, Hayley.» mi tende la mano. «Sono Cameron. Cameron Dallas.»

Spazio autrice:
Scusatemi tantissimo per questo capitolo che fa letteralmente schifo. Ho aspettato per tantissimo tempo questo punto, e al momento della comparsa di Cam avrei voluto che fosse tutto scritto benissimo, ma avendo realizzato questo capitolo mentre ero in macchina, in viaggio per il mare, è uscita solo questa mezza cagata.
Vi prometto che mi rifarò più in là, anche perché a partire da qui la storia si fa succulente, e capirete molte più cose. 😏😌
E GRAZIE MILLE PER LE 1000 VIEWS, VI ADOROOO!
All'inizio pensavo che il massimo a cui sarei giunta sarebbero state 3 views a capitolo; infatti, quando il primo ha raggiunto le 8 visualizzazioni (che poi erano tutte della mia migliore amica, hahaah) non potevo proprio crederci! Ho fatto screen su screen!😂
Vabbè, non mi dileguo troppo.
Vi amo, basta. ❤️

Summer love. ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora