Capitolo 27.

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Oggi più che mai, la scelta di mio padre di concedermi una copia delle chiavi, a seguito delle mie insistenti richieste dopo quella sera in cui rimasi fuori al freddo, sembra rivelarsi utile. Non devo preoccuparmi di bussare e aspettare affinché Alison o Ashley se la prendano con comodo per venire giù ad aprirmi. Inserisco semplicemente le chiavi nella toppa, accompagnata da un certo senso di appagamento per questa mia piccola vittoria, e attendo che il portone si apra con un cigolio e mi accolga nella villetta.

«Sono a casa!» annuncio, consapevole del fatto che non riceverò alcuna risposta.

Tuttavia, sussulto appena Ashley sbuca fuori dalla cucina, mostrando un sorriso di plastica.

«Ben tornata, tesoro!» pronuncia leziosa, e i suoi orecchini pesanti l'accompagnano con il loro allegro tintinnio. «Tutto bene?»

Fantastico, penso. Perché non è a sperperare lo stipendio di mio padre in qualche negozio di alta classe?

«Sì, tutto bene.» mi limito a bofonchiare, e mi auguro che sparisca il prima possibile. Fortunatamente, è proprio ciò che decide di fare, e per una volta il mondo sembra girare dalla mia parte. Esausta, ma contenta di non dovermi sorbire quella voce estremamente acuta e affilata, mi abbandono quindi sul divano con un sospiro. Al centro del tavolino che lo affianca vi è, in bella mostra, la copia di "Orgoglio e pregiudizio" che Shawn mi portò dalla biblioteca, il numero in matita ancora segnato sul frontespizio.

Lascio che la mia mano ne accarezzi la copertina e la mia mente ripercorra, ancora una volta, tutti gli avvenimenti che si sono verificati da quel giorno. Mi spunta un sorriso al ripensare alla mia punizione, trascorsa divorando per l'ennesima volta proprio questo libro, che poi mi sono ritrovata a spiegare proprio a lui, unica compagnia in quelle ore di reclusione. Mi manca quando le cose tra di noi erano più semplici e non c'era Alison di mezzo. Stavamo così bene insieme da bastarci a vicenda.

Ma no. Ormai è finita. Rifiuto subito il pensiero e mi obbligo a volgerlo a Cameron.

Sí, proprio Cameron.

Il ragazzo a cui ho appena concesso una seconda possibilità e di cui ho deciso di fidarmi; il ragazzo che sicuramente non deluderà le mie aspettative.

Getto uno sguardo all'orologio; sono le 7.30 p.m. e, sebbene a quest'ora dovrei trovarmi allo Young Bar, ho chiesto a Cameron di accompagnarmi a casa. Dopo quel bacio e il discorso che ne è seguito, nell'imbarazzo generale, abbiamo deciso di fare un giro in macchina, parlottando del più e del meno.

«Quindi...come vanno le cose tra te e Alison, ora?» mi ha chiesto ad un certo punto, presumibilmente per aprire un discorso che non finisse con un semplice "Okay".

«Non...non vanno.» ho risposto. «Cerchiamo di ignorarci quanto più possiamo, ma poi lei ritorna sempre a stuzzicarmi.»

«Le ha dato fastidio che tu abbia trascorso la notte con il suo ragazzo; forse aveva tutte le ragioni per prendersela così.» mi ha ricordato. O meglio, ha cercato di giustificarla.

Quindi ho distolto lo sguardo dal paesaggio canadese che mi si prestava oltre il finestrino, e gli ho gettato un'occhiata truce. «Ancora?» ho sillabato, e poi ho preso un respiro profondo, nel tentativo di controllarmi. «Va bene Cameron, va bene!» mi sono ritrovata ad urlare; immagino che, dopotutto, il mio tentativo non abbia avuto l'effetto sperato. «Ha ragione a preoccuparsi! Ha fatto bene a prendersela con me e a minacciarmi; del resto mi sono solo preoccupata del suo fidanzato! Mi sono solo assicurata che non facesse cazzate, nelle condizioni in cui era ridotto. E sì, fa bene a dubitare, perché...» mi sono obbligata a fermarmi e a non esordire con frasi di cui mi sarei potuta pentire. «perché nulla. Lascia perdere.»

Summer love. ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora