«Dai, Shawn.»
Busso insistentemente alla porta, senza ottenere alcuna risposta.
Le nocche quasi iniziano a farmi male a furia di battere sulla dura superficie in legno. Pertanto, quando mi ritrovo a fissarle arrossate all'ennesimo silenzio da parte del ragazzo nella stanza, decido di accomodarmi e basta, senza indugiare ulteriormente o tener conto delle buone maniere.Spingo la maniglia giù con forza e, appena metto piede nella camera dalle pareti di un verde sbiadito, il mio sguardo cade subito su di lui. Lo vedo lí, seduto a terra; la schiena contro il letto, le ginocchia al petto e un'espressione dura sul viso. Non gli avevo mai visto addosso questo cipiglio stizzito, che mal calza su quel volto che sono solita osservare allegro, nella sua luce più bella, illuminato dal suo sorriso tremendamente contagioso. E ora che quest'ultimo non c'è, mi rendo conto per la prima volta che la sua mancanza non potrebbe sentirsi di piú.
«Non ti ho detto di poter entrare.» neppure mi guarda in faccia quando, più freddo che mai, pronuncia queste parole.
Tiro un sospiro, ancora sulla soglia della porta. «In realtà non mi hai neanche detto di non farlo. » gli faccio notare alzando un sopracciglio.
Lui riprende a non rispondermi e a concentrare tutta l'attenzione sulle sue nocche, che esamina scrupolosamente, con la mascella serrata e le sopracciglia aggrottate. Pare che persino quelle meritino più interesse di me. Tuttavia, per quanto possa essere fastidiosa la sua mancanza di considerazione, mi dico di chiudere un occhio, stavolta, e di evitare di gridargli qualcosa contro o di reagire al fuoco col fuoco, per lasciare spazio ad una maggiore comprensione. Così mi avvio in sua direzione a passi misurati, a tratti addirittura timorosi, e nel silenzio più totale mi siedo proprio accanto a lui. Al suo stesso modo, inarco il dorso verso la pediera del letto e porto le gambe al torace. Lascio che il mio sguardo segua la stessa direzione del suo, spostandosi da una piccola increspatura della parete ad un certificato studentesco dalla scritta poco leggibile un po' piú in basso rispetto ad essa, e poi faccio per avvicinarmi a lui, accostandomi lentamente, il giusto da permettere al mio braccio di sfiorare appena il suo. Ma, a quel minimo contatto, Shawn si ritrae immediatamente, come se scosso da una fremito, quasi si fosse scottato.
Lo fisso accigliata alzarsi in piedi, in tutta furia. «Guarda che non ti mangio mica.» sputo acidamente.
Lui, ancora una volta, si compiace nel non rivolgermi la parole e fare tutt'altro. Ora, infatti, dalla scrivania verso cui si é appena diretto, pare trarre gusto e una certa soddisfazione nel torturare il tappo della penna pescata da un quaderno lí posto, a cui la copertina rilegata in pelle conferisce un non so che di intrigante.
«Vuoi andare avanti così per un altro po'?» domando stizzita, una volta raggiunto, piazzatami davanti a lui e privatolo, con un brusco gesto, della stessa penna. «Perché, sai, a me va benissimo. Non ho fretta.»
Shawn si fissa ancora crucciato le mani nelle quali, meno di un secondo fa, vi era la biro quasi del tutto distrutta dal suo bisogno di intrattenersi. «Dovresti averne, invece.» si decide a rivolgermi la parola, finalmente, anche se mugugnando e comunque freddo. «Le ragazze sono di lá ad aspettarti. »
«Le lascerò aspettare, allora,» mi limito a scrollare le spalle con sufficienza. «fin quando non avrò chiarito con te.»
«Non ho nulla da dirti, Hayley.» sillaba, indifferente, a denti stretti.
«Diamine, Shawn.» esclamo io, a questo punto. «La smetti di essere così acido?» il mio tono di voce si alza senza che neppure me ne renda conto. «E soprattutto, ti degni di guardarmi almeno in faccia?»
«E va bene, Hayley!» sbotta lui, allo stesso modo, girandosi verso di me carico di rabbia. «Ti sto guardando; sei contenta ora?!» i suoi occhi sono pieni di collera e, oltre che adirato, Shawn sembra anche dispiaciuto, offeso. Ferito.
«Sai,» comincia, prendendo fiato. «non sei l'unica che ha il diritto di incazzarsi, su questa cazzo di Terra.» si alza dalla sedia, per avvicinarmisi e guardarmi dritto negli occhi. «A volte me la prendo anche io, cazzo. Non posso stare sempre a sorridere come un cretino e a farmi andare bene tutto. Ho anche io i miei "giorni-no".» esclama a braccia aperte. «E vuoi sapere la veritá? Ultimamente sono anche tanti.» si ritrova ad urlare, ed io a farmi piccola piccola sotto la sua voce. «Troppi!»
Si lascia cadere nuovamente sulla seggiola, il viso paonazzo di rabbia tenuto contro un pugno, e si fa sfuggire qualche imprecazione.
É davvero furioso, come non l'avevo mai visto prima, e ciò fa male, tanto male.
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Summer love. ||Shawn Mendes
FanfictionLe canzoni che parlano di amori estivi, Hayley le ha sentite sempre e solo di sfuggita. Lei non ne ha mai vissuta una, nella sua monotona vita, scossa da così tante delusioni, negli ultimi mesi, che ha sentito il bisogno di scappare da quella città...