Capitolo 8.

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Un sorriso mi si pianta sul volto appena lo vedo, e in un attimo tutta la rabbia, l'irritazione e la collera che nutrivo fino a pochi secondi fa, sembrano essersi dissolte nel nulla.
«Hayley, mi stai per caso seguendo?» mi apostrofa lui arricciando le labbra.
«Be', potrei porti la stessa domanda.» ammicco, squadrandolo da capo a piede con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate.
Oggi sembra persino più bello di ieri, con indosso una maglia nera su cui è stampato il logo del negozio in cui ci troviamo; "beyourownmusic" recita la scritta bianca sotto una sghemba chiave di violino che occupa il petto di Shawn.
«Mmh...io sono semplicemente sul mio posto di lavoro, mentre tu...? Non sarai mica una stalker?!» mi chiede poi fingendosi allarmato e portandosi le mani sulla bocca, come per soffocare un singulto.
Io rido, rido perché con un semplice e breve scambio di battute mi ha resa felice; mi ha messa di buonumore, riuscendo a migliorare una giornata che, partita già col piede sbagliato, si prospettava finire allo stesso modo. Lui è una persona qualunque; un idiota che inspiegabilmente mi sono ritrovata davanti per la seconda volta, in soli due giorni.
E questo idiota non lo sa. Non lo sa, quanto gli sono grata in questo momento.
«Quindi lavori qui?» domando, cercando di levarmi dal viso la stupida espressione con cui lo guardo incantata, un po' con adorazione. Perché una persona affabile, disponibile e gentile come questa, come questo idiota, ecco...non è facile da trovare.
«Be', in realtà sono in prova.» ammette con un sorriso mesto.
«Ma...quanti anni hai?» mi ricordo solo ora di non sapere neppure il suo cognome; figuriamoci l'età.
«16, ma ad Agosto sarò diciassettenne.» afferma gonfiando il petto, fiero. «Tu, invece?»
«16.» rispondo di rimando, fingendo lo stesso orgoglio per i miei vuoti, stupidi, insignificanti 16 anni.
Ma l'orgoglio non c'è. Non c'è niente per cui essere orgogliosi, in una vita che è stata solo la copia sbiadita di quella della mia ex-migliore amica. In una vita che tanto "viva" non lo è stata.
«16 appena compiuti.»
«Quindi ti diplomerai l'anno prossimo?» mi chiede appoggiandosi con disinvoltura, col gomito, su una torre di cd che, a partire da terra, si mantiene pericolosamente in equilibrio per circa un metro e mezzo di altezza. Lancio un'occhiata preoccupata al corpo di Shawn che, con tutto il suo peso caricato su quel braccio, di certo non contribuisce alla stabilità già precaria della pila di dischetti. Io ho la brutta sensazione che possa disfarsi da un momento all'altro, ma lui non sembra farci caso, sicuro di sé. Pertanto decido di ignorare il problema anche io.
«No, mi diplomerò quest'anno. Il sistema scolastico Britannico è diverso da quello Canadese; la nostra "high school" ha un anno in meno.»
«Ah, allora siamo sulla stessa barca!» esclama Shawn. «Qualche idea per il college?»
Sorrido amaramente. «Il college.» sogghigno. «Con il calo didattico dell'ultimo anno, non so neppure se ci andrò, al college.»
«Be', neppure io credo di...»
Le sue parole vengono interrotte da un tonfo pesante; quello del crollo della torre dei cd alle sue spalle.
Accade tutto nel giro di mezzo secondo: un disco si spinge fuori dalla catasta, provocandone la scomposizione e la conseguente caduta di tutti gli altri pezzi. Shawn, che fino a qualche istante fa vi era completamente addossato, viene trascinato nel ruzzolone, e sentendosi mancare un punto d'appoggio impreca e si lascia sfuggire un «Oh, merda.».
Io non esito un attimo; prima che possa finire di fianco sul pavimento e farsi un bel po' male, lo trattengo per la mano, cercando di tirarlo su. Tuttavia, la mia presa attutisce e rallenta solo quella che è ormai una caduta inevitabile; perciò, come con uno schiocco di dita, ci ritroviamo entrambi a terra, uno addosso all'altro, in un mare di cd arrivati ovunque, sotto lo sguardo confuso e sconcertato dei clienti e il trambusto delle nostre risate.
Non riusciamo a trattenerci, ridiamo come due bambini davanti al proprio cartone preferito; io affondando la faccia nella t-shirt di Shawn per nascondere la vergogna dovuta alle occhiatacce che ci gettano di tanto in tanto, lui tenendo una mano sul mio fianco e l'altra sulla sua pancia.
«Non riesco a crederci!» dice con la voce soffocata ancora dalle risa. Ha le lacrime agli occhi, ed è talmente scosso da sghignazzi  da non riuscirsi nemmeno a tirare su. La sua espressione mi mette ancora più allegria, così riprendo anche io a ridacchiare freneticamente.
È incredibilmente tenero, in questo momento.
«Stavolta Nash mi ucciderà davvero.» annuncia, e le sue parole sono accolte dal rumore sordo della porta del magazzino sbattuta. Dei passi pesanti rimbombano sul parquet del negozio, e si fermano alla vista dei nostri corpi avvinghiati e circondati da tutto quel casino.
«Shawn, ma che cazzo...?» esclama la voce di un ragazzo confuso, che osservandoci tenta di soffocare una risata. Io sbarro gli occhi e mi alzo immediatamente, visibilmente imbarazzata. Mi spolvero gli shorts e cerco di mettere un po' in ordine i capelli, invano.
Poi lo vedo, e lui vede me. I nostri sguardi s'intrecciano. Ha gli occhi di un azzurro indescrivibile; è lo stesso colore del cielo, del ghiaccio, del mare nei suoi giorni più belli, quando l'acqua è così limpida che ci puoi vedere attraverso.
E questi occhi, questi bellissimi occhi, mi scrutano indagatori per un bel po', prima che il ragazzo mi tenda la mano.
«Piacere, Nash.» dice sfoggiando un sorriso.
«Hayley.» gli stringo la mano e ricambio.
Dopodiché, Nash si rivolge a Shawn.
«Mi spieghi cosa cazzo stai facendo?» sillaba inginocchiandosi e afferrandolo per il braccio, per tirarlo su.
«Nash, non puoi capire! Ti sei appena perso la figura di merda del secolo!» esordisce Shawn, riprendendo fiato dopo aver ridacchiato per dieci minuti, senza fermarsi.
«Mmh, vuoi proprio che mio zio ti sbatta fuori, eh?»
Shawn si rabbuia, e così, nel giro di pochi secondi, raccatta i cd sparsi ovunque e ricompone con velocità la torre. La guarda soddisfatto. «Ecco qui.» annuncia indicandola. «Non c'è più nessuna traccia del crollo.»
«Spero per te che nessuno di quei cosi si sia graffiato.» lo minaccia Nash guardandosi intorno.
«Sta' tranquillo, l'importante è che La Bestia non se ne accorga.» Nash nasconde un sorriso, e Shawn continua. «Tu e Hayley vi siete già conosciuti?»
«Sì.» rispondiamo all'unisono.
Poi decido di voler fare chiarezza su questa situazione; non ho capito un accidenti di questo dialogo. Quindi m'informo.
«Chi è La Bestia?» chiedo confusa.
«La Bestia è mio zio.» spiega Nash con un sospiro melodrammatico.
Mi viene da ridere, ma cerco di trattenermi.
«E perché...?»
«È una Bestia.» si affretta a rispondere Shawn, sottovoce. «Dovresti vederlo; con quella barba chilometrica, il vocione e...»
«Quella pancia che gli impedisce di vedere oltre il suo naso.» prosegue Nash, imitandolo.
«Sembra che questo zio stia simpatico a tutti!» osservo divertita.
«Già. In particolare a Nash.» lo punzecchia Shawn.
Il ragazzo alza gli occhi al cielo, e allora domando «Tu non lavori qui?».
«No!» risponde lui, alzando le mani. «E meno male! Sono qui unicamente per controllare che Shawn non faccia casini; La Bestia ha accettato di assumerlo solo perché sostiene che "nel mio branco di amici idioti, questo ragazzino sembra quello con più cervello in testa".»
«Allora non oso immaginare come siano gli altri!» commento, guadagnandomi un'occhiata da finto offeso da parte Shawn.
«In realtà mio zio non sa che "il ragazzino con più cervello" si trova qui solo per disperazione.» puntualizza Nash.
Gli rivolgo uno sguardo interrogativo.
«Il signorino è stato cacciato da ogni negozio in cui ha lavorato per un massimo di dieci giorni. Passa sempre da un estremo all'altro; o intrattiene troppo i clienti, o gli rivolge appena due parole, o si presenta con un'ora di ritardo, o con una di anticipo, o è talmente attivo da mettere sottosopra la stanza, o talmente pigro da addormentarsi sul bancone, o...» Nash ha un elenco infinito, ma Shawn lo interrompe.
«Okay, okay. Hai reso l'idea.» prende un sospiro. «Comunque, non è colpa mia! Sono...sono i luoghi e le persone che mi ispirano atteggiamenti diversi.» si giustifica poi altezzoso.
«Come no! Sta di fatto che finiscono sempre col buttarti fuori a calci!» gli fa notare Nash, mentre io ridacchio.
«Giusto per curiosità; questo posto, invece, cosa ti ispira?» domando con fare malizioso.
Mi aspetto che mi ammutolisca con una di quelle frasi straordinarie, a cui non penseresti mai. Una di quelle frasi che ti colgono alla sprovvista per il loro essere stupide e geniali allo stesso tempo. E invece, contro ogni mia aspettativa, lui mi risponde nel modo più semplice immaginabile, senza neanche pensarci su.
«Felicità.» le parole escono dalla sua bocca come un soffio, mentre guarda con aria sognante prima me e poi Nash.
Rimaniamo qualche secondo ad osservarci, a studiarci, con un sorriso strano. È un sorriso malinconico, che sa un po' d'amaro, di gioventù bruciata. Gioventù che diamo per scontata, giovinezza che buttiamo al vento, adolescenza che dimentichiamo.
Ha lo stesso sapore degli ultimi giorni d'agosto, quelli in cui ti rendi conto che la tua estate sta per finire e guardandoti indietro, indipendentemente da come tu l'abbia passata, sai già che sentirai la mancanza delle giornate passate a dormire, o al contrario, di quelle in cui non hai chiuso occhio. Ed è stata bella, lo sai. Non importa cosa tu abbia effettivamente fatto; è stata bella, e ne porterai con te un ricordo altrettanto bello.
«Secondo me t'ispira di rimorchio.» Nash interrompe il nostro silenzio nel modo peggiore, ma non posso fare a meno di sorridere al suo tentativo di sdrammatizzare.
«Sei un idiota.» sentenzia Shawn senza togliersi quell'espressione dal viso, ma aguzzando appena gli occhi.
Ci fissiamo ancora, ed è solo in questo momento che mi accorgo del mio cellulare che trilla senza sosta.
Sblocco lo schermo e mi ritrovo un'infinità di messaggi da parte di un'Alison furiosa.
«Cazzo.» esclamo scorrendo una ventina di "Hayley, dove diamine sei finita?!?!".
«Devo proprio andare, ora.» annuncio riluttante.
«Eh, no. Non scapperei anche stavolta.» Shawn si acciglia. «Aspettami qui.» mi ordina sparendo dietro la porta del magazzino.
Io guardo Nash con aria interrogativa, e questi di rimando fa spallucce. Poi dice di dover andare a lavorare anche lui.
«Perché lavorate tutti?» chiedo a quel punto.
«Be', in Ontario la maggior parte dei nostri coetanei lo fa. Chi per problemi economici in famiglia, chi perché alla ricerca di maggiore indipendenza, chi per impegnare semplicemente il tempo. Dipende.» conclude, osservando Shawn riapparire con un libro fra le mani.
«Ooooh, ma allora è lei la ragazza della biblioteca!» grida quasi, con un sorriso che gli si è piazzato sul viso.
Se lo sguardo potesse uccidere, Nash sarebbe già morto a quest'ora, mentre Shawn, rosso in volto, lo incenerisce lentamente.
«Ooookay, credo sia ora di andare...addio.» il ragazzo dagli occhi color cielo si congeda sghignazzando, e con passo dondolante si avvia verso il lato opposto rispetto a quello da cui sono giunta io.
Lo guardiamo allontanarsi.
«Un tipo simpatico, eh?» commenta Shawn.
«Molto.» rispondo sorridendo. «Cos'è questa storia della ragazza della biblioteca?» lo squadro sospettosa.
Lui si stringe nelle spalle. «Ecco...ho parlato a Nash di una ragazza. Una ragazza strana, a cui piacciono i testi pesanti. Una ragazza con la testa tra le nuvole, e talmente sbadata da dimenticare in biblioteca persino il suo amatissimo libro.»
Quando mi porge "Orgoglio e pregiudizio", non posso fare a meno che gettargli le braccia al collo, grata.
Lo so, forse sembrerà una stupidaggine, ma per me questo gesto è importante.
Lui se n'è ricordato, si è preoccupato di riportarmi quel libro, pur non sapendo se mi avrebbe rivista o no.
A lui importa.
«Grazie.» gli sussurro all'orecchio. Poi ci guardiamo, ci sorridiamo e gli scocco un bacio sulla guancia, prima di scappare via.
Non mi giro indietro. Non so se stia sorridendo, se abbia un'espressione stupita, triste, confusa sul volto.
Non so cosa pensi.
Ma una cosa la so per certo.
Infatti, quando oltrepassando un negozio di cosmetici apro il libro, non mi meraviglio di trovare, con una calligrafia sghemba, il suo numero di telefono scritto a matita sul frontespizio.

Spazio autrice:
Raaags, innanzitutto ancora grazie per le views, i voti e i commenti che ogni giorno mi dimostrano che questa storia, forse, non fa così schifo come pensavo all'inizio.
Vi amo!❤️
Anyway, volevo invitarvi a leggere la storia di vivremopersempre . Se siete amanti del genere fantasy, di lupi, vampiri, fate e storie d'amore (like me, eheh), allora è la storia giusta per voi!
Inoltre, l'autrice è una ragazza fantastica, gentilissima e sempre disponibile. Quindi, se proprio non volete farlo per me, fatelo per lei! Hahahaha.💕
Continuate a seguire la storia, dato che nel prossimo capitolo farà la sua comparsa un personaggio interessante. 😏🙈
Love u all.💥💖

fra

Summer love. ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora