«Accendi quella stramaledetta torcia!» strepito contro Shawn.
«Un attimo!» mi risponde questi, lasciando trasparire dalla sua voce il fastidio per l'ennesimo richiamo con cui mi rivolgo a lui.
I cinque minuti che sono trascorsi dalla presa di coscienza della nostra situazione sono sembrati un'infinitá e,mentre il ragazzo al mio fianco é stato costretto a cavarsela da solo con il tavolino da poggiare in un punto non pericolante, brancolando nel buio, io ho avuto modo di percorrere con la mia mente tutti i possibili scenari della nostra morte. Ci ho immaginati urlare fino a perdere la voce per attirare l'attenzione di persone che potrebbero non trovarci più, ci ho visti patire il fastidioso languorino della fame o lasciarci andare all'invincibile desiderio di acqua senza poter opporre resistenza, il tutto in una chiave così drammatica da far sfigurare persino una delle tragedie di Shakespeare.
«Ecco fatto.» mormora Shawn sottovoce, con un pizzico di soddisfazione, puntandomi la luce proveniente dal suo cellulare dritta in faccia.
«Sei idiota?» sillabo, aguzzando gli occhi e parando le mani davanti al faro accecante.
Di tutta risposta, lui ridacchia, e mi viene da chiedermi come possa essere così schifosamente rilassato in queste condizioni; siamo praticamente rinchiusi in un'umida ed inquietante topaia, le cui pareti sembrano inghiottire ogni suono, e tutti gli altri, invece, sono a godersi il sole sulla spiaggia di uno tra luoghi di mare più belli sulla Terra, e resteranno lì per chissà quanto tempo, a dirla tutta. Forse non rincaseranno neppure o saranno così presi dall'alcool da dimenticarsi completamente della nostra assenza. E in tutto ciò, abbiamo giá testato che in questo luogo dimenticato dal resto del mondo non c'è campo, per cui non abbiamo modo di contattare nessuno dei ragazzi.
Insomma; non potrebbe andare peggio.Mentre vengo divorata da quest'ondata di pensieri negativi, Shawn invece sposta la torcia da un punto all'altro della parete grezza, fino a quando questa, con un nostro sospiro di sollievo, non si ferma su quello che dovrebbe essere l'interruttore.
«Wow.» commenta lui con sufficienza nell'osservare che, a partire da quest'ultimo, un cavo esposto e tanto lacerato da lasciar intravedere i fili colorati che lo compongono risale per tutta la parete e corre interamente il basso soffitto, direttamente sopra le nostre teste, fino a giungere nel lontano punto dove dovrebbe trovarsi la lampadina, nostra unica fonte di luce. Shawn aggrotta le sopracciglia e ne segue con lo sguardo il percorso, storcendo leggermente la bocca. Con una scrollata di spalle si limita a premerne il bottone, e io sussulto nel momento in cui una piccola scintilla si leva da quest'ultimo. Mi affretto subito a scostarne la mano di Shawn, sebbene il pericolo sia stato di un millisecondo e, anche nel peggiore dei casi, il mio intervento sarebbe stato del tutto inutile.
Lui mi rivolge uno cipiglio misto a divertimento e comprensione, illuminato appena dalla fievole luce che proviene dal cuore della cantina, dove una piccola lampadina dev'essersi accesa. «Tranquilla, Hayley.» prova a rassicurarmi, dinanzi allo sguardo colmo di terrore che gli riservo. «Era solo una piccola scintilla.»
«E la tua mano troppo vicina a quella piccola scintilla!» ribatto, riconoscendo il panico inoltrarsi nella mia voce. «Poteva succederti qualcosa!»
«Ma non é successo nulla.» mi fa notare con dolcezza. Shawn si avvicina tanto da giungere ad accarezzarmi la spalla con il polpastrello e inclinare la fronte contro la mia. «Sto bene. E anche tu stai bene. Devi calmarti, Hayley.» mi ordina quasi. «Sei sbiancata.»
Con un brusco gesto allontano il suo corpo dal mio. «Non devo calmarmi, Shawn!» grido, esasperata. «Sei tu che devi iniziare a prendere sul serio la questione e a capire che potremmo rimanere...»
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Summer love. ||Shawn Mendes
FanfictionLe canzoni che parlano di amori estivi, Hayley le ha sentite sempre e solo di sfuggita. Lei non ne ha mai vissuta una, nella sua monotona vita, scossa da così tante delusioni, negli ultimi mesi, che ha sentito il bisogno di scappare da quella città...