Capitolo 31.

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«Non ci credo!» trilla Nash, in un misto tra la meraviglia e lo sconcerto, con un tono di voce così alto da guadagnarsi un'occhiata indisposta da parte delle ragazzine altezzose sedute al tavolo di fronte a noi.

Sorseggiano i loro caffè squadrandoci scetticamente, ma il mio collega non pare curarsene, o almeno, non quanto me.

«Shhh!» Lo azzittisco, in parte divertita, in parte carica di vera preoccupazione. «Il bar finirà in rovina se continuiamo di questo passo.»

«Ma chi se ne importa!» ribatte lui con allegria. «Stiamo parlando di una cosa...di una cosa...» Nash cerca l'aggettivo adatto con sguardo sognante. «...una cosa wow!» conclude estasiato. «Tu e Cameron state veramente insieme!»

Sarà la quinta volta che lo ripete, da quando mi ha accolto più di mezz'ora fa, annunciandomi della notizia riferitagli dallo stesso Cam a distanza di due giorni dalla visita al ponte. «Non l'avrei mai detto, giuro.»

«Be', neppure io, in realtà.» ammetto mestamente.

«E allora cos'è successo?» indaga il ragazzo dagli occhi azzurri, piazzandosi con comodità sullo sgabello di fronte al bancone.

«Diciamo che...» cerco di rimanere sul vago, ma un sorriso si forma inevitabilmente sulle mie labbra. «ho imparato una "lezione di vita"» mimo le virgolette con le dita, rifacendomi alle parole di Cameron, «che mi ha fatto capire un paio di cose.»

«Del tipo?» insiste ancora lui, civettuolo.

«Del tipo...» ci penso un po' su tenendomi il mento tra il pollice e l'indice. «che i clienti vanno serviti, caro Nash.» gli passo, sorridendogli canzonatoria, un vassoio con su qualche aperitivo. «Tavolo a fianco alla finestra.» aggiungo poi, facendo cenno al grappolo di adolescenti sghignazzanti.

Il mio collega sbuffa. «A volte sai essere davvero antipatica, Hayley.»

Dopodiché lo afferra e si dirige con un sospiro nella direzione indicatagli, lagnandosi stizzito del ritardo di Camila. Immagino sia il primo, da quando è stata assunta dalla signorina Olden, data la puntualità quasi maniacale della mia amica. E, a maggior ragione, devo ammettere che la cosa è abbastanza preoccupante.

«Nash,» lo apostrofo quindi, pensierosa. «non è strano che Camila sia in ritardo?»

Lui mi offre, come unica risposta, una disinteressata scrollata di spalle che mi faccio bastare fin quando non è la stessa Camila a mettere piede nel bar, trafelata e grondante di sudore, dopo circa un'ora di corse da un angolo all'altro della stanza per compensare la sua assenza.

Il suo ingresso viene accolto dall'altro mio collega con un «Era ora!» alquanto spiazzante, dal momento che è lui quello che si presenta costantemente sul suo posto di lavoro a distanza di un minimo di trenta minuti dall'orario stabilito, e non Camila.

«Ragazzi, scusatemi tanto, davvero.» ansima ugualmente la mora, una volta giunta al bancone. Le pongo un bicchiere d'acqua dinanzi in modo che possa riprendersi, e lei mi ringrazia con un amabile sorriso. «Mi stavo occupando degli ultimi preparativi per il viaggio.» spiega quando le domando la ragione del suo ritardo. Prende un sorso veloce, e un rivolo d'acqua le riga il mento. «E quindi abbiamo un paio di cose di cui parlare.»

«Bene! Anche noi abbiamo delle novità...» ammicca Nash. «Vero, Hayley?»

«Nash,» lo rimbecco subito, levando gli occhi al cielo. «lasciamola prima parlare, okay?»

Camila ci rivolge uno sguardo interrogativo ma noi tagliamo corto dicendole che ne discuteremo dopo. Così, a petto gonfio, la mora fa il suo annuncio.

Summer love. ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora