Capitolo 28.

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«Cameron!» con uno strattone scosto il suo corpo dal mio, cercando di concentrare tutta la forza a me possibile in questo debole gesto. La spinta si ripercuote sul mio esile fisico e mi porta ad indietreggiare automaticamente. Una ciocca castana scappa dalla scompigliata coda di capelli che ho improvvisato più di un'ora fa, senza neppure guardarmi allo specchio, e il ciuffo balza fastidiosamente sulle mie labbra. Tento di spostarlo con un soffio, sotto lo sguardo interrogativo del moro, le cui braccia sono ancora spalancate per la sorpresa o chissà, per accogliermi in un'ulteriore stretta.

«Dolcezza...» mormora con un filo di voce, il viso sconvolto. «Che ti prende?» prova ad avvicinarsi nuovamente a me, ma io faccio subito per retrocedere, avanzando le mani contro di lui, a mo' di difesa.

«Che mi prende?» strepito incredula, e così mi guadagno l'occhiata infastidita di qualche cliente, compensata tuttavia dagli sguardi interessati dei più curiosi.
A questo punto, immagino che lo Young Bar possa definirsi in tutti i modi, fuorché noioso. «Stai facendo tutto tu. Sei matto, per caso?» sillabo infastidita.

Cameron inarca le sopracciglia e mette su una smorfia di fastidio. «Be', no. Non vedo il problema.» mugula con disinteresse, accompagnando le parole con una scrollata di spalle. Senza rinunciare al tentativo di un contatto fisico, avanza imperterrito nella mia direzione.

«Forse non hai capito il concetto, amico.» con un cipiglio stizzito, Shawn gli si para davanti. Scandisce bene le parole cariche di asprezza, imponendosi a petto gonfio. «Ti sta chiedendo di starle lontano.» con una leggera spinta alla spalla lo obbliga a farsi indietro.

Oh, no. Mi maledico mentalmente per non essermi tenuta il bacio evitando polemiche. Questo non deve accadere.

Cameron abbassa appena lo sguardo sulle sue mani e, quando lo alza, quel luccichio minaccioso che s'intravede nei suoi occhi intimorisce anche me. «Perché non ti fai i cazzi tuoi, Mendes?» gl'intima. «Ora spostati.»

L'altro rimane fermo sul suo posto. Incrocia le braccia e prende un sospiro, con disinvoltura. «Non ci penso proprio, Dallas.» risponde beffardo. «L'unico ad andarsene qui dovresti essere tu.». M'indica appena con un cenno del capo; «Sei piuttosto indesiderato.»

Faccio per intervenire, ma un commento ridacchiante da parte di Nash mi porta a voltarmi. «Sembra la scena di una serie TV.» è il suo tentativo di stemperare la situazione sorridendo sommessamente. «Esilarante...»

«Ditemi che non sta succedendo davvero.» il tono di Camila, invece, è più drammatico, e solo quando l'osservo bene noto che è impallidita. Si schiarisce la voce, e per farsi udire da dagli altri due quasi urla; «Ragazzi, perché non vi sedete?». Bianca come un cencio cerca poi di mascherare la tensione con una risata nervosa. «State agitando tutti i clienti.»

La sua richiesta, d'altronde, viene cordialmente ignorata; o meglio, di tutta risposta a quest'ultima, Cameron fomenta la discussione restituendo lo spintone a Shawn. Gli occhi dei presenti, in un misto di paura ed eccitazione, sono puntati sui due ragazzi e bramano o temono allo stesso tempo un possibile scontro.

«Ti ho detto di levarti!», grida Cameron a Shawn, e appena fa per spintonarlo nuovamente neppure io ne posso più. Li raggiungo e impedisco che il gesto di Cameron possa far male all'altro, allontanando Shawn.

«Voi due, smettetela!» li sollecito, rossa di rabbia. Entrambi mi fissano sbigottiti, e quando penso di aver ottenuto finalmente la loro attenzione, esordisco con durezza; «Tu,» dico indicando il ragazzo con gli occhiali da sole, e afferrandogli il polso. «Dobbiamo parlare. E tu,» punto un dito sul petto di Shawn e aguzzo gli occhi. «Non ho bisogno che tu mi difenda.  So cavarmela benissimo da sola.»

Summer love. ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora