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POV MARTA

Ci arrampichiamo sulle macerie respirando finalmente aria e non più polvere. Io sostengo mia sorella come meglio posso cercando di non fare pressione sulle sue costole per non farle troppo male anche se per ogni passo che fa una smorfia di dolore le si dipinge sul volto: vorrei essere al suo posto.

Arranchiamo per qualche metro facendo del nostro meglio per non cadere. Ci fermiamo nel punto in cui fino a qualche minuto fa sorgeva la sala da the con i nostri genitori.

-mamma! -

-papà! -

-zio! -

-zia!-

Chiamiamo i loro nomi ma non ci risponde nessuno. Aiuto May a sedersi su un pezzo di mattone.

Non possono essere morti, non adesso. Avevamo appena chiarito la situazione e stavamo per riavere le nostre vite! Sono talmente angosciata e frustata che scoppio in un pianto liberatorio. È tutto un incubo. Deve esserlo per forza. Le mie lacrime una ad una chiazzano i mattoni e aumentano insieme ai miei singhiozzi e alla gente che si è radunata per tirare in salvo i sopravvissuti.

- mamma, papà, mamma, papà -

Ripeto sempre più velocemente e sempre più piano queste parole che molto probabilmente non pronuncerò mai più. Mi sento sola. Molto. Mi ranncchio accanto a May con le ginocchia contro il petto continuando a piangere. Vorrei tanto svegliarmi.

POV MAY

La prima volta che abbiamo chiamato i nostri genitori ero convintissima che ci avrebbero risposto subito: errato.
Abbiamo urlato i loro nomi non una ma cinque volte senza mai ottenere riposta. Si dice che la speranza sia l'ultima a morire ma credo che purtroppo, adesso, sia stata la prima ad abbandonare le nostre anime.
Potrebbero aver avuto fortuna come è successo a Marta ed essere solo svenuti....  chi voglio prendere in giro: questi casi capitano soltanto una volta su dieci ed è stata Marta quell' uno.

E se sono stati schiacciati dalle macerie ma sono ancora vivi? Come me? Certo, sicuramente. Io sono una super soldatessa era quasi scontato che sopravvivessi ma mamma e papà, gli zii, non sono esperimenti. Se le macerie li hanno schiacciati  non hanno praticamente possibilità di sopravvivenza: sono morti.

Morti, morti. Non è vero. Sento le mie orecchie fischiare: no, non sono morti, non possono essere morti. La mamma non può essere morta. La compagna di avventure di Captain America non può morire così. Papà non può lasciarci sole come ha fatto Steve! Dai miei occhi persi nel vuoto scendono tre lacrime bollenti di tristezza che solcano le mie guance per andare a depositarsi sulla gonna.

Vorrei urlare perché non riesco a piangere: mi faccio ribrezzo. Mi fa ribrezzo chi ha fatto saltare in aria questo posto! Anche se non lo ha fatto apposta lo vorrei comunque morto.

Rabbia, dolore, disperazione se urlassi piangerei sicuramente dal dolore che mi provocano le costole ma non lo faccio: il mio dolore fisico non merita le mie lacrime, voglio tenere tutte le mie lacrime per i miei parenti.

POV MARTA

Sono talmente chiusa nella mia tristezza che sobbalzo dallo spavento quando due uomini prendono me e May in braccio e ci portano sull'asfalto della via principale dove si sono radunati i soccorsi. Mi lascio prendere in braccio non reagisco. Mi deposita su una sedia bianca dove alcune signore iniziano a controllare che io non abbia riportato lesioni gravi.

Mi parlano, mi pongono svariate domande ma io non rispondo e alla fine le infermiere si arrendono.

POV MAY

Sono talmente chiusa in me stessa che solo quando una signora vestita di bianco mi ha passato una mano davanti al viso per farmi tornare al presente mi sono accorta di non essere più seduta sui mattoni rotti.

Mi guardo attorno: ora sono sulla strada e davanti a noi ci sono i resti del locale. Ci sono molti uomini con la divisa della polizia e una volta osservate le persone con attenzione noto che c'è anche qualche agente dell'SSR : ci mancavano solo loro.

Vado a sedermi di fianco a Marta ignorando il dolore alle costole anche se mi rallenta un'po nei movimenti. Rimaniamo in silenzio a guardare le operazioni di salvataggio.  Hanno estratto dai ruderi quattro persone tutte prive di vita: fantastico.

Seguo con gli occhi gli spostamenti degli agenti che si mettono a discutere in cerchio lanciando qualche occhiata nella nostra direzione: se proprio devono prenderci, questa volta non opporrò resistenza.

Le operazioni di salvataggio continuano e al gruppo di agenti si è appena aggiunta una donna bionda che, sono sicura al cento per cento, ho già visto da qualche parte. Un agente e la signora si avvicinano a noi: Marta si mette sull'attenti rizzandosi a sedere

-andate con lei- dice l'uomo - lei è la signorina Switzer, maestra dell'orfanotrofio di Brooklyn- conclude in tono piatto.

La signora Switzer si inginocchia di fronte a noi

- mi dispiace tanto bambine ma vedrete che con il tempo andrà meglio. Starete meglio di adesso. - noi non reagiamo e lei continua - se partiamo subito arriveremo in tempo per la cena. Che ne pensate, eh? -

Ha un accento russo veramente marcato e una voce più dolce di una caramella al miele. Ci porge le mani ma noi non le prendiamo. Lei fa un piccolo sospiro, ci prende per mano facendoci alzare e iniziamo a camminare verso un' auto grigia. Spero che ci lasci presto le mani: solo il gesto di tenere in alto il braccio per arrivare alla sua mano mi provoca fitte al costato.

Saliamo in macchina silenziosamente e mi metto a studiare il suo volto: ho già visto questa signora.

POV MARTA

Stiamo andando in un orfanotrofio. La vita ha perso di colore. May sta fissando attentamente il volto della donna anche se non capisco il perché.
Questa signora bionda, mrs Switzer, è russa: fidarsi o non fidarsi?

POV MAY

Ecco dove l'abbiamo vista: era la signora bionda che ci ha fermato davanti al negozio di caramelle! Giusto. Accipicchia adesso però saprà che quella volta le abbiamo mentito. Speriamo non si ricordi del nostro primo incontro, quando stavamo scappando dall'SSR per tornare a casa. Già, casa.

Vengo assalita dalla tristezza e insieme a quella anche tutti i ricordi di mamma e papà : chiudo gli occhi per rivivere quei momenti magici e non farmeli sfuggire così cullata dall' andamento dell'auto e dai ricordi mi addormento.

POV MARTA

May si è addormentata. Sembra che le costole non le facciano più tanto male: viva la super guarigione.
I ricordi mi tormentano e ancora due lacrime bagnano la mia gonna. Inizio a guardare fuori dal finestrino finché come mia sorella sprofondo in uno scuro e triste oblio.

Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora