Sento l'aereo che atterra e a ogni scossone faccio un salto sul sedile per la paura. Ho ancora la nausea ma fortunatamente non ho più niente nello stomaco.
Due soldati vengono verso di me e improvvisamente vengo immobilizzata con le spalle al sedile.
Tento di difendermi con le gambe ma mi immobilizzano anche quelle per poi mettermi un sacco nero sulla testa. Appena sento l'aria fredda avvolgermi il corpo capisco di essere fori dall'aereo: do una gomitata a entrambe le guardie che mi tengono per le braccia e fuggo.
Non importa dove, ho ancora il sacco in testa, me lo tolgo lasciandolo cadere da qualche parte.Corri, corri, corri.
La testa torna a pulsarmi ma non mi fermo. Sento un boato e un dolore lancinante alla gamba la fa cedere facendomi cadere di faccia: sento la pelle della guancia lacerarsi contro l'asfalto.
Mi giro sulla schiena gemendo per guardarmi la gamba: adesso mi fa male anche questa. Che seccatura.
Fortunatamente il proiettile mi ha preso di striscio.
Il teschio rosso si avvicina-idiota, dove pensavi di andare? -
Idiota? Io non sono idiota. Lo guardo con aria trova senza rispondere e tento di rialzarmi nonostante la gamba mi ceda più volte: stringo i pugni per nascondere che mi fa un male cane.
Il teschio ghigna e in pochi secondi mi ritrovo con il sacco sulla testa mentre un soldato mi prende in braccio. Tento di dimenarmi ma il dolore alla gamba me lo impedisce.Sbuffo. Non mi resta che sperare che non mi ammazzino.
E anche se lo facessero? Potrai rivedere la tua famiglia e Marta no?
La voragine al centro del petto riprende a far inumidire i miei occhi ma ricaccio indietro le lacrime. Anche se ho sulla faccia un sacco nero non posso dare loro la soddisfazione di aver vinto.Hanno te, hanno già vinto.
No, non fino in fondo: se io non mi piego al loro volere non avranno mai una vittoria completa.
Con tutta la forza che mi rimane ricaccio indietro la mia voglia di piangere: non ora.Non so quanto tempo è passato ne dove sono ma ad un certo punto l'aria si riempie di uno strano odore di disinfettante, come i laboratori dell'SSR e sento anche un leggero rumore di vetri.
Improvvisamente vengo scaraventata per terra. Trattengo un gemito di dolore.
Mi fa male tutto.
Mi tolgo il cappuccio velocemente mettendomi, ignorando il dolore alla gamba e al cuore, in posizione di attacco: faccio un passo per dare un calcio alla prima guardia che mi si avvicina ma scivolo miseramente sul cappuccio che ho lasciato per terra cadendo di sedere.Ahia.
-e tu saresti la figlia di Captain America? Wow! - dice Johann.
Lo guardo malissimo assumendo un colorito porpora misto tra rabbia e umiliazione.
Dai tempo a te stessa per accettare la morte di tua sorella si vede che non sei in forma.Ignorando la voce della ragione mi rialzo
- tu non ti arrendi mai non è vero? --no! - dico decisa.
Il teschio sposta lo sguardo alle mie spalle facendo voltare anche me: un uomo tarchiato, molto più basso rispetto a Schmidt e porta dei ridicoli occhialini sul naso.
-Dottor Zola le ho portato un nuovo giocattolino, spero che le piaccia- dice indicandomi.
Lui è Zola?! Ma davvero?! Dalle storie della mamma avevo capito che fosse un po' più bello e un po' più giovane....
Fa schifo sia fuori sia come persona.
- Bene - dice lo scienziato sorridendomi- cosa vuole che ne faccia? -
-rendila... obbediente. Questa mocciosetta è la figlia di Rogers- dice l'ultima parola con asprezza. Bastardo, sei fortunato che non sono in forma altrimenti ti riempirei di calci in faccia.
-quel Rogers? -
-yah-
-oh, bene, molto bene- un sorriso inquietante tra soddisfazione e compiacimento si dipinge sul suo volto.Lo scienziato pazzo allunga un braccio per afferrarmi ma io mi scanso velocemente.
-non mi toccare! -
-ZITTA! - interviene Schmidt.
Slap.
E ancora una volta mi ritrovo con il sedere per terra: avrei dovuto aspettarmelo. Mi rialzo in piedi e gli rifilo uno spintone
-ho detto CHE NON MI DEVI TOCCARE!-
Lo guardo malissimo mentre schivo la sua mano con un sorrisetto.
-piccola mocciosetta! -
Tenta di darmi un calcio ma io gli afferro la gamba facendolo cadere. Una rabbia cieca mi assale e io lo assalgo stringendogli il collo con una mano, nonostante sia troppo piccola, e con l'altra inizio a sferrare pugni al suo viso.
-quel calcio era da perdenti: e tu saresti Johann Schmidt!? - anche delle lacrime iniziano a scendere dal mio viso lasciando traboccare il mio dolore- HAI UCCISO MIA SORELLA!! - urlo sempre più forte. Aumenta anche la potenza dei miei colpi.
Ma purtroppo io sono piccola e anche se non lo voglio ammettere hanno ragione loro: sono uno scricciolo, un mucchietto di ossa e il teschio rosso mi scrolla via di dosso facilmente anche se, con mia immensa soddisfazione ha la maschera tutta rovinata e il naso sanguinante.
Due soldati mi prendono in braccio immobilizzandomi su un lettino.
Io mi dibatto sempre di più, il mio sterno si alza e si abbassa convulsamente ed a un certo punto c'è così tanta confusione che non capisco più niente nemmeno io fino a quando non sento un ago attraversarmi il collo e tutto si fa più calmo e rilassato. Piano piano, lentamente, mi addormento.Apro un occhio, poi l'altro e poco alla volta metto a fuoco quello che mi circonda: quattro pareti grigie senza finestre. Sembra che gli unici elementi ornamentali delle pareti siano la porta in acciaio pesante con un'unica finestrella in alto con delle grate e la muffa contornata da chiazze di umido sul soffitto.
Faccio una smorfia di disgusto arricciando il naso.
Gli unici mobili nella stanza sono il letto sul quale sono sdraiata e un comodino bianco con sopra delle siringhe.Siringhe!?
Mi viene la pelle d'oca ma fortunatamente, osservandole meglio noto che sono ancora piene: lascio andare un sospiro di sollievo. Non voglio che mi mettano strani intrugli nelle vene.
Decido che è ora di fare qualcosa, qualunque cosa, prima che mi riaffiorino le immagini delle ultime venti ore: non voglio che mi vedano piangere, non voglio che mi vedano debole.
Noto che il sonnellino che ho fatto mi ha giovato molto nonostante fosse indotto con qualche droga: non ho più ne nausea ne mal di testa.Provo ad alzarmi dal letto ma mi accorgo che sia i miei polsi che le mie caviglie sono state legate con dei lacci di cuoio: avrei dovuto aspettarmelo dopo la scenata che ho fatto. Provo comunque a liberarmi sperando che la mia forza possa contribuire in qualche modo...... niente.
Ci riprovo: mi dibatto furiosamente stropicciando tutte le lenzuola ma proprio le cinghie non vogliono saperne di saltare.La porta della mia cella si apre di colpo facendomi sobbalzare e sulla soglia appare Zola con quell'aria di tranquillità inquietante che solo i pazzi hanno.
Sgrano gli occhi dal terrore che riprende possesso del mio corpo facendo mi accelerare il respiro e schizzare a mille il battito cardiaco- Oh signorina Rogers, non sapevo fosse così ansiosa di cominciare a giocare! -
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Dopo Captain America
FanfictionDopo la scomparsa di Captain America (Steve Rogers) la vita continua gli anni passano. Cosa è successo mentre lui era in coma nei ghiacci? E se avesse delle figlie? E se queste figlie fossero super soldatesse? Continuazione di Captain America the...