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Io? Russo? No!

- no Marta io non parlo russo-
Mi copro la bocca con entrambe le mani: si, parlo russo.
Come diavolo è possibile!? Fino a questa mattina non capivo niente di russo!
Sono sconvolta, sorpresa e anche un po' confusa. È difficile da digerire: io parlo russo.

Okay. Mi farebbe tanto piacere svegliarmi ora.
Da quando parlo russo? Da quando riesco a comprenderlo?

Da quando ho bevuto quel liquido azzurrino.
L'acqua azzurrina, il mal di testa fortissimo... possibile che siano riusciti a cambiare.... Come dire... le impostazioni del mio cervello? Inquietante.
Ma se le altre ragazze che erano in stanza con me parlavano già russo, che effetto ha quella medicina su di loro? Hanno imparato una nuova lingua? O semplicemente hanno migliorato il loro russo?

Mentre sono assorta nei miei pensieri mi arriva un ceffone: è la ragazza antipatica.
-come mi hai chiamato piccolo esserino? -

-perché me lo chiedi sei sorda? O forse quei nomignoli non ti piacciono? Se vuoi posso trovarne degli altri sai? - dico con cattiveria. Quando mi ci metto sono imbattibile.

Tutte le altre ragazze presenti nella sala iniziano a circondarci
-botte! Botte! Botte! -
Mi aspettavo sarebbe finita così ma non so se sono psicologicamente pronta. Ho lo stomaco schiacciato in una morsa di paura. Iniziamo a girare in tondo percorrendo il perimetro del campo di battaglia circolare che si è venuto a formare.
Le troppe voci mi sovrastano e mi stordiscono per non parlare poi che la mia avversaria mi supera di più di due spanne.

La ragazza si avventa su di me e la paura che scorre nelle mie vene inizia a bloccare i muscoli

-May attenta! -sento gridare da Marta.
Il suo avvertimento mi riporta alla realtà e riesco, anche se a fatica, a schivare il pugno che era diretto al mio naso.
L'avversaria mi guarda infuriata

- mi stai facendo fare una brutta figura- sibila - stai peggiorando la tua dituazione-
Con un movimento veloce mi agguanta per una spalla e le sue mani iniziano poi a stringermi il collo: è veramente veloce!
Tenendomi di fronte a sé inizia a stringere la presa sempre di più

- okay, è stato veramente molto divertente, adesso lasciami- provo a dire in un sibilo. Non allenta la presa. Adesso ho veramente paura: ho bisogno di aria. Mi sta strangolando seriamente e nessuno interviene: cerco di allungare il collo emettendo qualche rantolo: aria, non respiro! La vista si sta offuscando velocemente e prima che tutto diventi sfocato vedo mia sorella terrorizzata e lo sguardo severo dell'insegnante di danza: smetto di pensare. Il mio cervello si disattiva come se fosse comandato.
Incomincio a danzare.
Tutte le mosse che ho imparato e ripetuto oggi non erano semplici passi di danza e adesso l'ho capito.
Distendo una gamba, calcio allo stomaco, la morsa letale che circondava il mio collo svanisce, faccio un  movimento rapido con le mani che si accompagna ad una gira volta, paro un pugno e ne tiro uno che invece va a segno, faccio un affondo stortando lievemente la gamba in modo che si intrecci con quella dell'avversaria e poi mi rimetto velocemente in piedi distendendo velocemente la gamba, sgambetto e prima che si possa rialzare calcio in faccia: avversario svenuto per terra.  

Tutto ciò è avvenuto in una manciata di secondi e tutte le ragazze nella sala, anche gli adulti, mi stanno guardando meravigliati. Il momento viene spezzato dalla strega che, aprendosi un varco tra la folla, viene da me. Io arretro di un metro con un solo passo e i miei muscoli si tendono

-brava- dice in tono neutro. Vorrei potermi rilassare ma con lei non sai mai cosa ti aspetta. Infatti mi prende le spalle con le mani: anche se non ho fatto nulla chiudo gli occhi in attesa della sentenza finale.
Apro gli occhi sorpresa: delicatamente mi sta dirigendo verso un altro tavolo e ordina ad altre due ragazze di portarmi il piatto. Rimango stupita.
Le ragazze sedute al nuovo tavolo mi accolgono con un sorriso di sfida ed è abbastanza preoccupante. Loro sono molto più grandi di me: devono avere circa quindici o quattordici anni. Sono vestite in modo diverso: al posto della divisa che ho io, una camicia bianca con sopra un vestitino leggero blu a maniche corte, loro indossano una maglietta attillata grigia e dei pantaloni pantaloni blu scuro.
Sulla loro divisa c'è scritto "Red Room Accademy".  E così questo posto si chiamerebbe "stanza rossa"? Che schifo di nome. Qui dentro non c'è assolutamente niente di rosso.

Lentamente tutte quante riprendiamo a svolgere le nostre attività e io mi rimetto a mangiare in silenzio sotto lo sguardo fin troppo attento delle mie nuove compagne.
Una volta finito di mangiare facciamo un po' di stretching e andiamo a letto sempre mettendo le manette e le cuffie alle orecchie.
Mi addormento appena sfioro il cuscino cullata dalla voce della mini radio che elenca parole in russo.

Secondo giorno in questo carcere.
La giornata si svolge identica a quella di ieri solo che gli esercizi sono molto più difficili. Che fatica! Le cose nuove che ho fatto sono tirare i coltelli e un inizio di lotta corpo a corpo. Le mia compagne sembravano non attendere altro ma io non voglio essere picchiata e non mi sono fatta avanti nonostante le occhiataccie degli adulti.
Oggi non mi hanno fatto bere la pozione azzurrina.

Terzo giorno in questa struttura.
Giornata identica. La calma di questo posto ti risucchia. Oggi abbiamo utilizzato proiettili veri, divertente. Ovviamente abbiamo utilizzato delle specie di cappotti che erano anti proiettile. Chi non riusciva a stare in piedi per l'onda d'urto dello sparo veniva punito: sono caduta due volte, due colpi di frusta.

Quarto giorno alla Red Room Academy.
Sono la più brava del mio corso a lanciare coltelli.
Con le armi da fuoco ho una mira impeccabile.
Quando mi hanno sparato non sono caduta.

Quinto giorno.
Sono la più brava con le armi in generale.
A lezione di lotta mi sono fatta male ma non l'ho fatto notare.
Gli insegnanti sono molto orgogliosi di me.

Sesto giorno.
Sono la più brava in tutto.
Ho steso un avversario. Se non lo facevo mi picchiavano ma mi è piaciuto.

Una settimana che sono qua.
Sono passata di livello.
Mi trattano con rispetto.
Ho spaccato il naso ad un avversario: inizialmente mi sentivo in colpa ma poi l'insegnante mi ha sorriso.

Ottavo giorno.
Nuova disciplina: resistenza al dolore. Frusta e coltelli. Chi urlava era un perdente. Ho resistito solo dieci minuti: malfatto.

Nono giorno.
Sono riuscita a resistere per un'ora. Dopo però sono svenuta: malfatto.

Decimo giorno.
Sono riuscita a resistere più a lungo di tutte le altre senza battere ciglio. L'insegnante mi ha sorriso.
Ho bevuto il liquido azzurrino: ora posso parlare anche tedesco.

Con oggi sono dieci giorni che sono alla Red Room Academy.
È notte fonda ma non riesco a dormire. Qualche volta capita. Ripenso a com'ero. Sembrano passati anni. Mi domando cosa sono adesso. Sono pochi i momenti per pensare, solo eseguire. A volte non riesco neanche bene a capire cosa sto facendo. Questo posto mi risucchia.

La signora in blu mi sorride e questo mi basta per sopravvivere.

Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora