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Dopo molte altre sessioni di allenamento finalmente una guardia mi scorta fino alla mia cella.
Non appena chiudo la porta dietro di me vedo Bucky che mi guarda preoccupato il braccio con i suoi occhi verdi sgranati.
Occhi buoni.
Tutto il peso della giornata si concentra nel mio petto e mi assale opprimendomi. Piano piano torno ad essere umana, sento il dolore dalla ferita al braccio crescere con la consapevolezza di aver ucciso delle persone. È vero, erano nemici.....ma erano anche persone. Persone,vive, che magari aspettavano una telefonata dai loro figli.
Gli ho uccisi, gli ho uccisi tutti. Senza pensare, senza esitare.
Gli occhi del soldato che io ucciso a Brooklyn iniziano di nuovo a riempirmi la mente: vuoti, freddi, accusatori e tristi. L'immagine di quegli occhi vitrei inizia ad alternarsi con le immagini dei soldati che ho ucciso oggi. Le immagini si susseguono senza darmi tregua. Vorrei urlare ma dalla mia bocca non esce alcun suono, vorrei strapparmi i capelli dalla disperazione ma il mio corpo non risponde più alla mia mente, vorrei piangere ma i miei occhi rimangono spalancati e offuscati dalle lacrime senza farne cadere nessuna.

Quando Bucky mi sfiora delicatamente la spalla ferita sussulto leggermente per poi strizzarè gli occhi e abbassare il capo rassegnata a ricevere l'ennesimo schiaffo dimenticandomi che davanti a me c'è Bucky e non il mio allenatore.

Lo guardo dispiaciuta ma lui mi restituisce uno sguardo triste e colpevole: i suoi occhi traboccano di senso di colpa, per cosa?
- Che cosa ti hanno fatto?- sussurra accucciandosi alla mia altezza - che cosa ti hanno fatto?!- continua a ripetermi.
Vorrei urlargli che non è colpa sua e che oggi la parte del mostro è spettata a me, ma non riesco o a proferire parola, sono come paralizzata.

-se ci fossi stato.... non ti ho protetta, non ti ho salvato- la sua voce si in incrina - May - mi chiama ma io non rispondo e i miei occhi rimangono fissi nel vuoto. Non faccio una piega neanche quando inizia a scuotermi per le spalle.
- no, no, NO! May ti prego parlami, n non puoi.... n non puoi e essere diventata come me!- ora il suo tono è decisamente disperato- ed è colpa mia, è colpa mia se ora sei così perché io non mi sono preso cura di te, ti ho ignorato, e ora sei sparita. Steve non me lo perdonerebbe mai, io non me lo perdoneró mai.-
In questo momento alzo lo sguardo puntandolo nel suo senza però dire niente perché so che questo basta.
E infatti capisce tutto: dal mio stato d'animo a che cosa ho fatto per sentirmi così.
-Oh Dio-
Sussurra prima di abbracciarmi con le lacrime agli occhi.
- non è stata colpa tua, non pensarlo neanche per un secondo, hai capito? Ti hanno costretto a farlo. Lo so, ci sono passato anche io. Ma purtroppo in questo posto è così ogni giorno: dobbiamo lottare per restare vivi, per mantenerci vivi sia qui- sussurra con dolcezza indicandomi la testa- che qui- conclude indicandomi il cuore.

Non dico niente, non ce ne è bisogno: le lacrime che stanno sgorgando lente e silenziose sulle mie guance parlano da sole. Raccontano di un dolore non esprimibile a parole,un dolore inguaribile che, so per certo che insieme ai ricordi, non mi abbandonerà mai.
Abbandono la testa contro la spalla di Bucky che mi solleva abbracciandomi mentre passa la sua mano di metallo tra i miei capelli.
Inspiro il suo odore che mi rassicura: è l'unica cosa costante delle mie giornate. Ogni giorno, per quanto terribile possa essere, io so ,che alla fine, ritroverò sempre Bucky.

I vassoi della cena strisciando dentro la stanza ma nessuno dei due sembra aver fame: mi adagia piano sul letto, sistemandomi la coperta sopra mentre lui si siede per terra.
Lo guardo contrariata provando a ribattere che sul materasso c'è spazio anche per lui ma mi zittisce con un cenno della mano.
- ti racconto una storia- dice calmo. Ora ha tutta la mia attenzione.
- ma vuoi i che inizi dal principio o preferisci aneddoti sparsi? -
Un piccolo sorriso si fa largo tra i residui delle lacrime
-dall'inizio! -
- okay.... vuoi che inizi con il classico "c'era una volta"? -
A questo punto non mi trattengo e scoppio a ridere sotto lo sguardo stranito di James
- ma Bucky! - dico tra le risate - così rovini tutta l'atmosfera da storia! -
Lui di tutta risposta mi fa la linguaccia
- ehi!! - dico divertita- non hai il diritto di farmi la linguaccia! -
- ah no? -
- No! -
- allora io sono un grande mostro cattivo e ti rapisco! - dice alzandosi in piedi.
Io scatto come una molla per scappare dalla sua presa ma ovviamente alla fine riesce a prendermi, cinque metri quadri di stanza non è tanto per scappare  - noo! Mostro cattivo lasciami! -
-non credo proprio! -
Detto questo mi afferra i piedi facendomi andare a testa in giù e, come se non bastasse inizia a farmi anche il solletico: rido, rido per davvero fino ad avere le lacrime agli occhi. Ma questa volta non sono lacrime dolorose.

Sbam sbam sbam

Tre colpi violenti alla porta e una voce russa con palese accento tedesco fanno finire il nostro divertimento.
- finitela! Branco di cani! -
Bucky, che nel frattempo mi ha lasciato andare mi mette davanti il suo braccio di vibranio per proteggermi ma quando alla fine nota che non accade niente vedo tutti i suoi muscoli rilassarsi sotto l'uniforme.
I suoi occhi da freddi e seri tornano a guardarmi con gentilezza
-va bene stellina è ora della nanna-
Lo guardo stupita: stellina? Nanna?
Vorrei dirgli che non sono una bambina.... ma io lo sono e lui ha lo strano potere di farmi tornare tale.
Ci mettiamo entrambi sotto la coperta e poi lui inizia a raccontare.

POV ANGEL

Uscire di qui, uscire di qui.
Unico pensiero che attraversa la mia mente mentre prendo a pugni il muro ormai imbrattato del mio sangue. Ringhio ad ogni pugno che do e mi sento un animale in gabbia.
Ho così tanta rabbia dentro di me. Ma un giorno li ucciderò, riuscirò ad uccidere tutte le guardie e scappare.
Sto per tirare al muro un pugno fortissimo in modo da rompermi tutte le dita per pensare al dolore e non alla disperazione quando qualcosa mi ferma.

Un suono.

Un suono meraviglioso: la risata di un bambino. Rimango immobile ad assimilare ogni sfumatura di quella risata.
Non sapevo che avessero portato un bambino nella base: adesso si divertono anche con i bambini quegli stronzi.

Mi ricorda tanto mio nipote.
Mio fratello ha avuto un figlio.
Ora quel bambino avrà già otto anni.
Ho fatto in tempo a sentire la sua risata. Per una volta.
È strano: è molto tempo che non penso alla mia famiglia, è molto tempo che ho smesso di pensare in generale.
Neanche dagli altri detenuti non viene alcun suono, saranno fermi ad ascoltare come me.

Improvvisamente delle urla in russo interrompono il filo dei miei pensieri, troncando anche quella dolce risata. Povero bambino. Spero solo che non sia finito in cella con James: quel tipo è veramente inquietante quando vuole.

POV BUCKY

Appena ho notato le condizioni pessime di May mi sono dato dello stupido da solo oltre a sentirmi in colpa oltremisura. Lei è l'unica cosa che mi rimane di Stevie, del mio Stevie.
E ho rischiato di perderla per un pensiero stupido: ho pensato che magari sarei riuscito a non pensarlo se non la guardavo negli occhi e facevo finta che lei non fosse stata sua figlia.

Ma non ci sono riuscito.
Non dopo che lei mi ha detto che suo padre in realtà è morto da nove anni. Appena me lo ha detto avrei voluto uccidermi per raggiungerlo.

Ma avrei lasciato May da sola.
Mi ci sto davvero affezionando alla scricciola dagli occhi blu.
E il fatto che sia la fotocopia piccola e mora di Steve aiuta molto.

Lei ha lo strano potere di farmi sentire di nuovo umano: quando sono con lei è come se tornassi ad essere il sergente del 107esimo di qualche anno fa ed è una sensazione strana e bella al tempo stesso.

La guardo con dolcezza mentre aspetta che io inizi a parlare: non avevo mai raccontato a nessuno la mia storia anche se alcuni dicono che è terapeutico.
Inizio dal principio: da come conobbi Stevie quando lo difesi da dei bulli che volevano strappargli un disegno, quando lui si prese una bronchite perché aveva prestato il suo maglione ad un bambino che stava congelando, quando veniva preso in giro a causa del fatto che non sapeva ballare... sembra passata un'eternità.

Dopo un po' i miei occhi si fanno lucidi e mi trovo costretto a darle velocemente la buona notte per non far vede e che piango.

Il tuo ricordo mi sta scavando dall'interno. Ma in fondo ti rivedo ogni giorno tramite i suoi occhi.


Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora