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Vengo trascinata nuovamente per lunghi e cupi corridoi per poi venire scaraventata, sempre con la solita gentilezza, all'interno di una cella piccolissima, addirittura più piccola della mia, completamente vuota.
Questa volta, quando il soldato mi spinge all' interno riesco a mantenere, anche se quasi per miracolo, l'equilibrio.
Ringrazio mentalmente i miei geni potenziati: ieri sera è stata la prima volta che sono riuscita a mangiare senza rigettare tutto, cosa della quale sono abbastanza soddisfatta nonostante facesse davvero schifo, ed è bastato un solo pasto per mettermi quasi in forze.

Ma non è stato solo quello: avevo sentito dire che parlare fosse liberatorio ma non immaginavo quanto. Mi sento ancora uno schifo e ogni singolo secondo il buco che ho al centro del petto fa sentire la sua presenza ma sapere di avere accanto Bucky è un buon modo per non morire.
Mi accorgo solo adesso che avevo un disperato bisogno di sentire quelle parole
Non è stata colpa tua...

Il flusso dei miei pensieri viene bruscamente interrotto da una secchiata di acqua gelida che mi fa ghiacciare anche le ossa facendomi irrigidire.
Fulmino con lo sguardo il soldato che ha ancora in mano il secchio mentre un altro mi lancia un asciugamano e dei vestiti per poi chiudersi la porta alle spalle per farmi vestire.

Mi tolgo il camice da laboratorio per poi asciugarmi e rivestimi più in fretta che posso ostacolata dai miei continui tremiti: che cavolo, quella non era acqua, era ghiaccio sciolto!!
Persino l'accademia aveva l'acqua calda : non hanno pagato la bolletta?

L'accademia, Marta...

Interrompo il filo dei miei pensieri : non piangere, qui non si piange. Prima ho visto come le guardie mi hanno guardato quando mi hanno strappato dall'abbraccio di Bucky e non mi è piaciuto.
Ho l'impressione di essere finita nella versione avanzata della Stanza Rossa.
Non so se urlare o vomitare ma cerco di reprimere ogni mio sentimento in uno spazio microscopico della mia testa sperando che rimangano li.

Mi accorgo che quelli che indosso non sono solo semplici vestiti ma è una divisa vera e propria : una specie di maglietta rigida che alla fine forma una mini gonnellina, di sicuro anti proiettile, senza maniche e con una stella rossa sul petto abbinata a dei pantaloni attillati, anche questi anti proiettile, ma molto comodi e per finire degli stivali alti rigorosamente neri.
Sto congelando: non potevano farmi una divisa con le maniche?
Il freddo mi passa in pochi minuti dato che, trascinatami nuovamente in un altra ala del complesso, un soldato inizia ad attaccarmi. Così mi ritrovo a combattere ritrovando lentamente le energie come se, in un certo senso, mi ricaricarsi da sola. Possibile?

Paro alcuni suoi attacchi ma ad un certo punto, a causa di in movimento improvviso della testa i capelli mi finiscono davanti agli occhi dando l'occasione al mio avversario per stendermi con un pugno allo stomaco.
Un dolore sordo ed acuto al tempo stesso si irradia dalla mia pancia in tutto il corpo e mi ritrovo a boccheggiare per terra. Quando alzo lo sguardo non vedo più il soldato e il mio cuore accelera: dov'è finito? Ci saranno delle conseguenze? Mi punirann..
Zac

Il rumore secco di un paio di forbici che si chiude e mi sento improvvisamente la testa più leggera.
Mi giro di scatto trovando le ciocche dei miei capelli ancora fradici sparpagliate per il pavimento.

I. Miei. Capelli.

-ti rallentavano- il dialetto russo del soldato mi arriva alle orecchie come se fosse acido.
Mi tremano le mani per la rabbia: questo è troppo.
Tento di regolarizzare il respiro reprimendo le mie emozioni mentre ascolto il soldato ridere

- la figlia di Captain America eh! Ha ha! Non vali niente, ti uccideremo entro la fine della settimana! -
La sua voce è acida e tenta di ferirmi sbattendomi anche un'altra volta per terra facendomi uscire sangue dallo zigomo.
Ma io non provo assolutamente niente.

-qua non abbiamo posto per gli scarti, non è un asilo. Non c'è posto per le emozioni- continua

Sei tu la mia parte umana.

Marta non c'è più e il mostro che la Red Room Academy ha creato torna in superficie: i realtà non se ne è mai andato.
In meno di un minuto il soldato di ritrova per terra urlando con le forbici che ha utilizzato per tagliarmi i capelli piantate nel braccio.
Io lo guardo rimanendo composta e inerme provando una totale confusione.

Non riesco a capire la situazione ed è come se in me avvenisse una guerra: i brandelli rimasti di ciò che ero e ciò che mi viene richiesto di essere adesso.
Guardando il soldato venire portato via da un'altra guardia mi confonde ancora di più e gli insegnamenti dell'accademia iniziano a sovrapporsi ai ricordi della mia famiglia, di quelli che erano i miei valori.

Non capisco: prima era così chiaro, semplice... perché adesso è diventato difficile?
Che cosa è giusto e che cosa è sbagliato?
Dovrei sentirmi male per quello che ho fatto? Però se fossi all' accademia mi premierebbero.

D'istinto vado verso il soldato urlante quasi pentita ma uno schiaffo, che se non mi fossi ripresa mi avrebbe sicuramente scaraventato per terra, mi blocca
- non c'è spazio per i deboli. La selezione, l'ordine si raggiunge solo con il dolore- guardo il proprietario della voce inebetita e spaventata ma questo mi allunga un pezzo di cioccolata
-ben fatto soldato- mi dice compiaciuto. Io lo prendo divorandolo in un solo boccone scegliendo da che parte stare : quella che per il momento non mi farà morire.

Le ore si susseguono in questo modo allenamenti su allenamenti senza avere il tempo di pensare solo eseguire, obbedire.
Anche se sembro ancora uno scheletro che cammina sono ritornata completamente in forze ma anche la mia guarigione accelerata ha i suoi tempi e per questo mi rilasso quando mi fanno stendere su un lettino porgendomi un bicchiere con il liquido azzurro.
Anche qui lo utilizzano evidentemente.
Lo bevo tutto d'un fiato mentre i soldati fanno partire una registrazione contenente tre lingue diverse.
Tre lingue in un colpo solo? Non è un po' troppo?
Le guardie se ne vanno chiudendo anche lo sportellino della porta in modo tale che le mie urla vengano attuttite.

Dopo cinque minuti sento la testa esplodermi e fa dieci volte più male che all'accademia : vorrei quasi contorcermi dal dolore ma non posso, non posso nemmeno urlare. Devo fargli capire che sono forte, a tutti i costi.

Soffico i gemiti di dolore nel cuscino senza però urlare e questo porta le guardie controllarmi dallo spioncino della porta credendomi morta ma appena notano che in realtà sto combattendo per non urlare mi sorridono compiaciuti.
Per oggi rimarrò viva.

Appena torno in camera mi accascio sul materasso, distrutta. Sia fisicamente, per tutti i lividi e i tagli che ho accumulato oggi durante l'allenamento, sia psicologicamente per il dolore delle tre nuove lingue che sono state aggiunte al mio repertorio.

Mangio controvoglia, sotto minaccia di Buck, che appena mi ha visto è corso subito a controllare il taglio sullo zigomo nonostante le mie proteste. Lui non è messo meglio e ci addormentiamo sfiniti in balia dei nostri incubi.

Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora