5

214 20 2
                                    

POV MAY

Vengo svegliata di soprassalto da urla provenienti dal piano di sotto, cerco di capire di chi sono le voci che rimbombano dalle scale ma sono ancora troppo assonnata.

Mi giro verso Marta che ha appena aperto gli occhi come me: le sono molto grata per ieri, per avermi difesa.
Sbadigliamo nello stesso istante.

- May, perché urlano? -

-non lo so-

-vado a sentire che vogliono- mi stiracchio e scendo dal letto ormai completamente sveglia e attiva: raggiungo la porta e mi metto in ginocchio per origliare meglio. Pochi secondi dopo Marta è al mio fianco per fare la stessa cosa.

Tutti di sotto stanno urlando: c'è più confusione in casa nostra che al mercato. Alcune voci le riconosco altre no.

-non toccate le mie bambine!! -

-Carter nel caso non te ne fossi accorta le tue bambine hanno messo al tappeto degli agenti adulti!! -

-dovrai passare sul nostro cadavere! - questa è la voce di Sousa

-levati di mezzo tu!! -

Poi i rumori di una lotta: ho il cuore in gola, potrebbe bucare anche la mia cassa toracica. L'agente Carter urla poi sento un tonfo come se qualcosa o meglio qualcuno fosse caduto a terra. Sento la voce di Howard

-NO!! -

Mi giro preoccupatissima verso mia sorella che è come ipnotizzata dai suoni che sentiamo oltre la porta. Sentiamo poi qualcuno che sale le scale con passo pesante, anzi, sono più di uno e stanno venendo tutti verso la nostra stanza.

- prendiamole e portiamole alla base- dice una voce maschile con fare autoritario- prima le porteremo alla base e prima le potremo analizzare-

Mi si rizzano i capelli sulla nuca: analizzare!? Vogliono portarci in un laboratorio!? Mi vengono i sud ori freddi al solo pensiero: non sono mai stata in un laboratorio! O almeno quando ero più piccola, quindi adesso non me lo ricordo. Ma adesso siamo abbastanza grandi da ricordarcene per tutto il resto della nostra esistenza!!
Cosa ci faranno? Farà male? Non voglio finire così! Sono troppo giovane per andare in un laboratorio!

La voce dietro la porta ordina ad altri qualche ordine che non riesco a captare perché sono troppo persa nei miei pensieri.

Guai a loro se sfiorano mia sorella. Marta. Le afferrò una mano, la trascino vicino alla finestra

-dobbiamo fuggire- sono troppi e noi non sappiamo combattere: anche se facessimo appello alle nostre doti da super soldatesse rimarremo comunque due bambine di sette anni contro minimo tre uomini adulti muscolosi e ben addestrati.

-saltare dalla finestra è suicidio! - anche Marta è abbastanza disperata ma io ho un piano.

-vero ma non se oggi è martedì e l'immondizia vengono a ritirarla il mercoledì! - dico con un sorriso trionfante : almeno un po' sono riuscita a rassicurarla.

Apriamo la finestra e quando Marta sta per saltare la porta si spalanca rivelando quattro amaccioni pronti a catturarlo

-piccole pesti! Prendiamole! - si buttano addosso a noi ma io mi metto tra loro e Marta spingendo con uno spintone mia sorella oltre il davanzale.

La sento urlare e il mondo si ferma. Sento il tonfo del suo corpo sui sacchetto mi dell'immondizia: è libera. Il mondo riprende a girare regolarmente.

Due uomini si avvicinano a me sollevandomi di peso tenendomi per braccia e gambe sempre facendomi restare in verticale. Io non mi dibatto: mi basta sapere che Marta è al sicuro e poi siamo gemelle quindi gli basta avere una delle due.

I due agenti si scambiano un'occhiata e mi mettono per terra sempre tenendomi per le braccia: neanche fossi evasa da un carcere.

Appena scendiamo di sotto mi si apre uno scenario orribile: la sala è totalmente in disordine. C'è una sedia sul pavimento con lo schienale rotto contornata dai vetri dell'anta del mobile che contiene i piatti del servizio bello. Sousa è a terra svenuto con un ematoma ancora in formazione sotto l'occhio destro; Howard è bloccato con la faccia spalmata sul tavolo della cucina da un altro agente mentre Carter è come me: tenuta stretta per i polsi da due tizi.

-scusa- sussurra Peggy, l'agente Carter.
Mi fa malissimo vederli così e io non posso fare niente. Anzi a dirla tutta sono anche la causa di tutto questo scompiglio. Si sono battuti per noi, hanno fatto tutto il possibile per salvarci e questa cosa mi fa male: mi spezza dall' interno.

- mamma- sussurro a mia volta. Si è tornata ad essere la mia mamma. Sto per aggiungere altro ma la porta d'ingresso si spalanca rivelando un agente con in braccio il corpo afflosciato di miasorella: le hanno fatto del male. Li odio. Nessuno sfiora mia sorella.

Tutti i miei buoni propositi vengono scaraventati dalla finestra è inizio ad agitarmi: priorità uno = salvare Marta. Poi il resto. Anche le facce dei nostri parenti sono sconvolte e non proferiscolno parola.

Inizio a scalciare e a muovere convulsamente le braccia per sciogliermi dalle prese

- cosa le avete fatto?! -

Nessuno risponde

-dannazione rispondetemi! Cosa le avete fatto!? -

Nessuno: il silenzio non fa che alimentare la mia ira. Inaspettatamente tiro una gomitata allo stomaco agli agenti che mi tengono ferma ma non accennano ad allentare la presa nonostante si siano piegati dal dolore. Tiro un calcio alle parti basse dell'agente di sinistra che con un lamento finalmente lascia il mio polso (lo so che non è leale ma sono più o meno disperata) che utilizzo per dare un pugno sul naso all' altro. Libera: corro verso l'agente che ha in braccio Marta ma mi fa cadere a terra con un calcio.

Sento dei passi poi uno spillo nel collo, urlo, buio.

POV MARTA

Non credo di aver mai urlato così tanto: non si viene scaraventati giù dalla finestra tutti i giorni.
Atterro male su un sacco e sento un dolore lancinante alla caviglia sinistra: questa non ci voleva.

Mi alzo e con il cuore a mille e la caviglia pulsante guardo verso la finestra: mi scende una lacrima solitaria. Grazie sorellina aspettami e ti verrò a salvare. Ora però devo pensare di mettermi al sicuro: se prendono anche me siamo spacciate entrambe.

Cerco di uscire dal violetto di fianco a casa per correre via ma la caviglia mi rallenta di molto e come se questo non fosse abbastanza gli agenti davanti a casa nostra mi vedono e mi raggiungono. Non ho neanche provato a correre tanto sarebbe stato inutile.

Mi strattonano, sento uno spillo nel collo bucare la pelle e urlo di dolore. Il mondo inizia velocemente a girare e poi buio.

Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora