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Atterriamo e scendiamo dall' aereo : fa freddo. Molto freddo. Cerco di stringermi il più possibile le in me stessa per preservare calore ma il clima è glaciale. Come se non bastasse il mio stomaco emette una cupa protesta : non mangio niente da quasi un giorno.

Usciamo dall' aeroporto : ambiente diverso, clima diverso, volti nuovi, nuove lingue. Non capisco niente. La donna inizia ad avanzare sicura sul marciapiede e noi la seguiamo come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Siamo molto probabilmente in Russia : o ci perdiamo o la seguiamo.

Ho tutte le articolazioni e la schiena indolenzite a causa della lunga permanenza sull' aereo. Quante ore abbiamo viaggiato? Faccio fatica a tenere il passo veloce della donna con le articolazioni doloranti.

Una volta raggiunta la strega posso finalmente concedermi ai miei pensieri: quante ore abbiamo viaggiato? Ci fermeremo qui o siamo solo di passaggio? Ci uccideranno? Come moriremo? Sono trafficanti di esseri umani?

Ho fatto male a pensare, penso troppo. Mi viene da vomitare.

Mi sono abituata al clima esterno e non sento più così tanto freddo anche se indosso solamente una gonna e una camicetta. Credo sia grazie al nostro super DNA.
Grazie papà.
Le città russe sono peggio di Brooklyn : non riesco più a orientarmi. L'unico punto di riferimento che abbiamo è la nostra rapitrice.

Valuto la possibilità di fuggire.

Ci sono svariate possibilità di fuga: ci sono molti incroci. Potremmo scappare tranquillamente e all'evenienza anche ripararci dai proiettili della sua pistola, se ne possiede una.
Stupida, ovvio che ne possiede una, è un agente segreto russo!

Mancano tre incroci alla fine della via, dopodiché le vie di fuga torneranno ad essere pari a zero: il tempo per scegliere stringe.

Suppongo di scappare e di riuscirci incolume, poi?
Non conosciamo la città e inoltre non possiamo parlare neanche nella nostra lingua: i rapporti tra americani e russi non è proprio ottimale. Siamo in territorio nemico senza denaro.

Andare con la donna verso una probabile morte o scappare e abbracciare l'idea di una morte certa per la fame e il freddo?
Anche se a malincuore, dato che tengo alle nostre vite, scelgo di restare con la donna.

Guado Marta: ha gli occhi spenti, vitrei. Non farebbe molta differenza se fosse stesa esanime sulla neve: è praticamente una morta che cammina.
Mi si stringe il cuore a vederla così. Non posso nemmeno abbracciarla per darle conforto, la strega non gradirebbe.
Le prendo la mano: lei sussulta per lo spavento. Chissà cosa stava pensando.

Camminiamo verso l'ignoto, un ignoto oscuro, così : mano nella mano come quando andavamo al mercato con la mamma e guardavamo il cielo azzurro. Amavamo la nostra vita.
I ricordi iniziano a fare breccia nel mio cuore finché il mio piede non affonda interamente in un mucchietto di neve. Cavolo!! Non lo avevo proprio visto.
Un brivido ghiacciato mi percorre tutta la spina dorsale.

POV MARTA

Non so più cosa sto facendo, non so più chi sono. Cammino, cammino non so da quanto, non so per dove: mi sono trasformata in un automa.
Occhi fissi a terra: osservo i miei piedi , osservo le mie ballerine, ormai logore, picchiettare sul marciapiede.
La mia unica guida è anche la mia aguzzina: che confusione.
Sono in un paese straniero che ovviamente ha una sua lingua straniera, usanze straniere.
Io qua non sono nessuno.
Mi guardo attorno spaesata per poi tornare immediatamente a guardare il terreno.

La mano congelata di mia sorella mi prende la mano e io sussulto per il forte brivido di freddo che è partito dalla punta delle mie dita.
Mia sorella è fredda come il ghiaccio e per peggiorare le cose affonda per distrazione un piede in cumuletto di neve: salta per il freddo.

Arriviamo finalmente alla fine della via e ci innoltriamo in un vicolo che sfocia in una maleodorante strada secondaria.
C'è un camion sulla sinistra: è coperto da un telo verde, non si vede cosa c'è al suo interno. Ha una ruota quasi completamente a terra e non ha la targa. Cerco di stare il più alla larga possibile da quel veicolo: mi mette ansia.

Malauguratamente cambiamo rotta e ci dirigiamo proprio verso il camion.

POV MAY

Ci dirigiamo verso un camion verde mal tenuto e la cosa non mi entusiasma affatto.
Ci fermiamo esattamente davanti alla parte posteriore del camion e il mio naso è a pochi centimetri dalla copertura del camion verde scuro maleodorante.

La donna scosta leggermente la copertura e con mia grande sorpresa dentro al camion ci sono altre bambine tutte più o meno della nostra età che ci fissano con gli occhi fuori dalle orbite per il terrore.

Realizzo che la donna vuole metterci sul camion. No. Non mi avrà viva. Improvvisamente l'idea di vagare da sole per la Russia un è più così terribile.

In in gesto istintivo dettato dalla paura mi giro e pronta per scattare via come un fulmine trascinandoci dietro Marta che è così terrorizzata da non capire neanche più cosa sta accadendo.

La strega intercetta la mia mossa: troppo scontata. Mi tira a sé prendendomi per un braccio e mi solleva da terra buttandomi come se fossi un sacco di patate all' interno del furgone.
Neanche il tempo di mettermi a carponi che Marta atterra su di me.

Mi scrollo di dosso mia sorella e cerco disperatamente di riaprire la copertura, l'ha chiusa con i bottoni che c'erano all'esterno : accidenti!!

Sento la rabbia crescere dentro di me ma non posso sfogarmi su niente.
Mi appoggio controvoglia e  sbuffando a una parete interna del veicolo. Mi guardo attorno: tutte le altre bambine mi guardano come se avessi due teste. Ho qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Sento i loro molteplici sguardi puntati contro di me.

La paura ha lasciato spazio ad un senso di inadeguatezza sconfinato. Provo vergogna anche se non ho fatto nulla.

Mi rannicchio in me stessa e abbasso lo sguardo.

Rimango così finché, dopo un ordine in russo che ovviamente non capisco il camion inizia a muoversi.

Spero solo che non ci ammazziamo.

Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora