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La giornata sta diventando sempre più strana: è come se questa fosse una grande scuola.
Anche se non ho ancora capito a che serve insegnarci a danzare o a sparare. Boh.

Dopo la lezione con la strega usciamo tutte dalla stanza e ci dirigiamo in mensa: non ho tanta voglia di tornarci.
Ripensando ai fatti della mensa mi passa tutto quel poco appetito che avevo e tutta la preoccupazione che ho accumulato per mia sorella adesso ha il completo controllo sulle mie emozioni.

Anche se controvoglia mi dirigo con il mio gruppo verso la stanza da dove proviene un odoraccio di brodino scadente: almeno spero che Marta sia la dentro. Devo assolutamente vedere se sta bene.

Entriamo in mensa e le immagini di ieri si accalcano nella mia mente facendomi accelerare il respiro: caccio via queste brutte immagini scuotendo leggermente la testa cercando di concentrarmi su altro.

Anche il mio posto in mensa è cambiato: non sono più con le mie coetanee ma con ragazze di almeno due anni in più di me. In compenso ho un posto assegnato: basta lotte per il cibo. Spero di non ripetere mai più quell'esperienza.

Un gruppo di bambine entra: c'è Marta tra loro.
Mi rilasso improvvisamente e sento quasi tutta la tensione svanire: non sembra ferita gravemente. Marta mi vede e ci sorridiamo con lo sguardo: sono passate poche ore ma a me sembra che non la vedo da una vita. Vorrei correre in contro e abbracciarla. La mia sorellina.

Una volta finito di mangiare ci obbligano a tornare nelle nostre stanze e a bere una specie di liquido azzurrino: inizialmente cerco di oppormi ma poi la ragazza fa schioccare un frustino su un mobile e l'idea di bere quel liquido non è più tanto cattiva.

Quando ho finito di bere l'intruglio dal sapore orribile imito le mie compagne di stanza: mi sdraio, mi ammanetto al letto e cerco di dormire.
Non capisco il senso della procedura ma io la faccio lo stesso: non voglio essere picchiata. La ragazza con il frustino è ancora sulla porta che ci sta scrutando e mi mette veramente molta inquietudine. Non ho scelta.

Dopo qualche minuto dei dolori lancinanti attraversano il mio cervello come se fossero scariche elettriche. Mi sto sforzando di non urlare ma non so per quanto tempo ancora riuscirò a sopportarlo. I dolori si fanno sempre più intensi, mi scoppia la testa, sento le vene pulsare e il pranzo risalire.
Faccio dei profondi respiri che però risultano essere strozzati: devo... resistere.
La testa, fa male, fa male!! Mi rannicchio prendendomi il capo con entrambe le mani e chiudo stringendo gli occhi. Quando li riapro provo a concentrarmi: cerco di riprendere lucidità ma non ce la faccio e le energie mi abbandonano: tutto ciò che vedo prima di svenire è una sagoma indistinta che viene verso di me.

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Howard dove sono le mie bambine, le hai trovate?
Per favore dammi una risposta postiva!
-mi dispiace Peggy ci stiamo ancora lavorando sembra che quella dannata donna sia sparita nel nulla! - dice Howard lanciando a terra dei documenti per la disperazione.

-neanche noi dell'SSR stiamo facendo molti progressi, ma le ritroverò - dice Peggy lasciandosi cadere stancamente su una sedia.
-chissà dove sono a quest'ora- sospira Sousa- quella bastarda si è presa anche i passaporti delle bambine- ringhia.

-speriamo stiano bene- sospira Peggy
-in fondo sono le figlie di Steve no!? - dice amaramente Howard.
Anche lui ha perso la voglia di scherzare.

Mi sveglio di soprassalto e con dispiacere noto che sono ancora in questo postaccio. Per un momento ho creduto davvero di essere con la mia famiglia: sembrava così reale! Solo a ripensare a com'era la mia vita una settimana fa mi vengono le lacrime agli occhi, devo trattenermi. Mi piacerebbe tanto che la mamma ci stia cercando sul serio, ma lei, la mia famiglia.... sono tutti morti sotto le macerie di un negozio.

Per non far vedere che piango dono costretta a scacciare via i ricordi e mi propongo di pensare ad altro. Sento un rumore di catene e il polso pesante: le manette. Non mi ci aiuterò mai.
Con mio stupore trovo la chiave sul mio comodino e senza indugiare oltre mi slego: ahi. Ho tutto il polso arrossato.

Le mie compagne di stanza stanno facendo le stesse cose che sto facendo io però mi accorgo di una cosa. Su tutti i nostri cuscini ci sono delle specie di cuffie collegate ad una specie di piccola radio a terra accanto al letto.
Mi chiedo a cosa serva.
Sicuramente c'entra qualcosa con il malditesta spaventoso di....
Per quanto ho dormito?

Scendo dal letto per affacciarmi alla finestra: è pomeriggio. Devo aver dormito poche ore.

C'è qualcosa che non và. Me lo sento. Ma cosa? Qualcosa che mi preoccupa ma proprio non riesco a capire cosa. Strano.
Pensa, pensa. Dev'essere qualcosa che riguarda il mio strano sogno. Cosa aveva detto papà?
Quella bastarda si è presa anche i passaporti delle bambine.
I passaporti. La scatola. I peluches. Le carte di identità.
Santa pace!! Devo assolutamente trovare la mia scatola altrimenti finisco male!

Corro a guardare sotto al mio letto e non la trovo: mi assale il panico. Devo averla lasciata nell'altra stanza. Accidenti!!
Devo assolutamente trovare un modo per riaverla.

La mia vecchia stanza è al piano inferiore e al piano inferiore come nascondigli ci sono solo un bagno e uno sgabuzzino entrambi alle estremità del corridoio. A destra ci sono tutte le camere e a sinistra tutte le finestre. Come, accidenti, come!?

Mentre io sto cercando di concentrarmi per ideare un piano decente tutte le altre ragazze nella stanza mi guardano come se avessi due teste. Okay, camminando furiosamente avanti e indietro posso sembrare strana ma non così tanto.

Ormai si è fatto buio e deve essere ora di cena così scendiamo come ormai facciamo ogni volta che bisogna andare a mangiare.
Arrivata in mensa io mi siedo al mio posto ma vedo che al tavolo dove solitamente si siede Marta sono stati apparecchiati meno posti di quanti ne servono: la lotta per il cibo.
Marta entra con il suo gruppo in mensa proprio in questo preciso momento: ho fiducia in lei è so per certo che riuscirà a guadagnarsi la cena. Lai capisce cosa la attende e guarda nella mia direzione, io cerco di rassicurarla con un sorriso.

Marta e il suo gruppo iniziano a correre e lei è quasi arrivata, solo un ultimo passo! Forza Marta! Vai sorellina! Vorrei urlare degli incoraggiamenti ma non posso.

E poi succede di nuovo.

La ragazza che è seduta all'angolo dell'ultimo tavolo le fa uno sgambetto e lei finisce sul pavimento.
Sento la rabbia salire, ma cerco di controllarmi: Marta ce la può ancora fare.
- perdente- sento sibilare alla ragazza all'angolo.
Non mi trattengo più : quella bastarda per poco ieri non ci ha fatto saltare la cena e adesso ha anche il coraggio di riprovarci! Con mia sorella! Ma stiamo scherzando!?

-e tu sei una vigliacca imbrogliona!- urlo nella sua direzione di rimando.
Tutti nella sala bloccano le loro azioni e iniziano a guardarmi esterrefatti.

Marta si rialza lentamente guardandomi anche lei in modo stupito
-May, ma tu parli russo-

Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora