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Mangio solamente perché non avrei le forze di passare un altro giorno ma la fame è completamente svanita.

Le bambine che non sono riuscite a procurarsi un posto le hanno portate via delle donne: credo e spero per medicarle.

Mi faccio schifo. Come ho potuto picchiare le mie compagne di stanza? Come?
È colpa mia se si sono fatte male, è colpa mia se non hanno avuto da mangiare. Ad ogni cucchiaiata che ingoio mi viene voglia di rigurgitare quelle precedenti.
Erano mie amiche.
Erano come me: stanche e affamate.
Ultimo cucchiaio di minestra e poi ho finito. Lo porto alla bocca e... No, non ce la faccio. Regalo la rimanente porzione di minestra alla mia vicina di sedia: se la mangio vomito.
Neanche Marta ha mangiato molto: meno di me.

Oltre alla minestra ci hanno dato un piccolo pezzetto di pane che mi sono fatta scivolare segretamente nella manica della divisa. Anche Marta ha fatto lo stesso: li daremo a Blanca e l'altra bambina. Voglio scusarmi con loro, spero che mi perdoneranno anche se sinceramente non so se me lo merito.
Appena finiamo ci ritirano i piatti e ci fanno alzare e ordinare in fila per due. Inutile dire che io e Marta ci siamo messe vicine.

Mentre stiamo uscendo la donna in completo blu si alza e velocemente viene verso la nostra fila fermandosi proprio di fianco a noi. Ho un brutto presentimento. Sfilo velocemente, e prima che possa protestare, il pezzetto di pane dalla manica di mia sorella per nasconderlo nella mia insieme all'altro.
La donna cattiva mette le sue gelide e forti mani sulle nostre spalle stringendoci per le spalle.
Un brivido mi percorre tutta la schiena e sono costretta a serrare denti e mani per non far notare che sto morendo di paura.
Ho il cuore a mille: cosa vuole farci?

Appena tutte le altre se ne sono andate si avvicina a mia sorella e io mi  tendo come una corda di violino: se solo osa sfiorare Marta giuro che...
Le alza le maniche della divisa con uno scatto: ci ha scoperte. Deve aver notato che tenevano nascosti i pezzi di pane. Inizio a sudare freddo e inizio ad immaginare tutte le singolari torture possibili.

Fortunatamente ho preso io il pezzo di pane che aveva Marta infatti la donna nella sua manica non trova niente. Fa una smorfia di stizza.
Poi viene verso di me e dalle mie maniche cadono i due pezzi di pane. Inizio visibilmente a tremare.

I suoi occhi sono indecifrabili: trionfo? Ira? Delusione? Forse un insieme delle tre emozioni.
Si posiziona davanti a me squadrandomi da capo a piedi per poi darmi uno schiaffo.
Non cado.
Non cadrò mai davanti ad un giusto principio, neanche se dovessero schiaffeggiarmi. Mai.
Anzi, inizio a mia volta a guardare con determinazione la donna che inizialmente sembra essere stupita ma poi dai suoi occhi traspare odio puro.
Non abbasso lo sguardo: voglio portare del pane a delle persone a cui ho fatto del male nonostante non mi avessero fatto niente. L'unico peccato che hanno commesso è stato avere fame. Ingiusto.

Con mia sorpresa la strega inizia a parlare nella mia lingua, sempre con il suo accento russo insopportabile
-stupida piccola insignificante americana- sibila- io, noi- dice indicando gli altri adulti- stiamo cercando di farti crescere nel miglior modo possibile per far si che tu, un giorno, che se continuerai ad avere questa condotta non arriverà mai, possa avere il tuo posto nel mondo-

Un posto nel mondo. Io ce lo avevo già un posto nel mondo: felice accanto a mamma e papà ma voi me li avete portati via!
Inizio a guardarla davvero male.

- già, tu non hai un posto nel mondo, non ce lo avrai mai- continua- i tuoi genitori sono morti, tutta la tua famiglia è morta, non sei più nessuno: se adesso ti uccidessi non farebbe molta differenza sai? -

Tasto dolente. Non doveva rivangare questo accaduto. Il susseguirsi degli avvenimenti ha fatto in modo che il mio cervello lo accantonasse ma sotto sotto la ferita è ancora aperta e adesso sta sanguinano copiosamente.
Tutto il coraggio che avevo prima si spegne, scompare come il primo fragile fiocco di neve a contatto con l'asfalto.

La strega sorride soddisfatta e dopo una breve pausa continua il suo discorso

- per avere un proprio posto nel mondo bisogna essere indipendenti, è per questo che vi abbiamo sottoposto a questa prima prova- la sua voce diventa più dolce - per diventare indipendenti dovrete imparare a raggiungere da sole i vostri obiettivi senza l'aiuto di nessuno e quindi senza aiutare nessuno-

La sua voce è praticamente una carezza per la mia anima ferita dal ricordo dei miei genitori e così mi permetto di alzare nuovamente gli occhi ma questa volta non trasmettono più forza ma dolore. Quasi colpevolezza.

La mano della donna mi accarezza tutta la spalla fino ad arrivare al mio avambraccio e improvvisamente la sua stretta diventa marmorea e potente: sobbalzo per lo spavento. Appena alzo gli occhi spaventata dal suo comportamento inizia ad urlarmi contro tenendomi per il braccio

-è per questo, piccola incompetente, che non puoi aiutare le tue amichette! Qua non è permesso avere amiche! Tu non sei nessuno per avere amiche! E  non si può neanche rubare del cibo dalla tavola! Per questo subirai una punizione che ti farà ricordare queste regole! - urla e sbraita.

I miei occhi si spalancano e la mia bocca si curva inevitabilmente verso il basso. Mi scoppia il cuore, mi fa quasi male: no, no, no! Vi prego basta botte! Il mio respiro è irregolare e ansimo quasi come se avessi l'asma.

Gli occhi della strega esprimono tutto il suo ribrezzo e la sua delusione nei miei confronti. L'ho delusa, non volevo, non lo farò più, giuro! Ma basta punizioni!

Ormai mi trema il labbro inferiore: sto per scoppiare a piangere.
La strega mi mette in ginocchio senza neanche applicare troppa forza: io mi lascio andare non avrebbe senso aumentare la durata di questo supplizio. Una sola lacrima mi percorre il viso e contemporaneamente sento uno schiocco sordo e un dolore bruciante alla schiena.

Ogni secondo che passa il dolore si espande e per non urlare conficcole unghie delle mani nella carne dei palmi fino a farli sanguinare.

Mi tirano in piedi quasi di peso e appena sentola pelle della schiena tirarsi e pizzicare mi si mozza il respiro. La vista mi si appanna e intravedo a malapena che stanno prendendo Marta
-no lei non ha colpa, è stata una mia idea- biascico. Non so neanche se mi hanno sentito.

Un urlo ovattato e in lontananza arriva alle mie orecchie e subito dopo buio.

Dopo Captain AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora