XXXIV

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Esco dal simulatore di volo raggiante come mai prima d'ora. Sono certa di aver completato l'esame al meglio e di aver fatto un ottimo punteggio. Ho lavorato duramente per migliorare e sono sicura che i miei sforzi siano stati ripagati.
Mike e Frank mi assalgono appena metto un piede nella stanza adiacente il simulatore. "Gwen! Sei stata grande!" Mike mi dà una pacca su una spalla e sorride a trentadue denti.
Frank un pugno su un braccio, con finto fare stizzito. "Avevi detto che non mi avresti devastato troppo! Mi hai superato nel primo minuto!" Esclama.
Io scoppio a ridere. "Non ci posso fare niente se sono la migliore."
Frank fa una linguaccia e Mike rotea gli occhi.
Guardo il tabellone dei risultati e vedo che sono in cima. Il mio nome è in vetta alla classifica dell'intera Accademia e ho uno stacco piuttosto elevato dal secondo classificato, uno di nome Caleb che di solito siede in prima fila durante biologia.
Vicino al mio nome compare il simbolo che indica il record accademico.
Non potrei essere più fiera di me stessa. Ce l'ho fatta, sono diventata la miglior aspirante pilota dell'Accademia, mio padre sarebbe fiero di me.
"Hai superato il record, complimenti Morgan!" Dice il mio istruttore entrando e io mi metto sull'attenti.
"Riposo. Volevo solo farti le congratulazioni, superare il precedente record di così tanto è ammirevole. Hai lavorato sodo in questi ultimi mesi e i risultati sono più che evidenti. Complimenti ancora." Fa un sorrisetto. "Forse tuo cugino non sarà molto felice di apprendere questa notizia."
Faccio una smorfia. Vaffanculo a mio cugino. "Se ne farà una ragione. Sono la migliore e non può battermi."
"Morgan, la sua determinazione non ha confini." Mi fa l'occhiolino, poi fa il saluto militare e se ne va. Mike e Frank ridacchiano e io li fulmino.
"Gwendolen! Dove diavolo sei?" La voce di mio cugino mi trapassa i timpani e devo fare uno sforzo per contenere gli istinti omicidi. Non lo reggo proprio.

"Signorina, sveglia!" Apro gli occhi e alzo la testa dal cuscino.
Ho le lenzuola attorcigliate alle gambe e i capelli davanti alla faccia. La bella addormentata si sveglia dal suo coma secolare, gioite sudditi!
"Stava sognando?" Mi domanda Dave e io soffio via una ciocca di capelli dalla faccia.
"Sì."
"Non era un incubo, vero? Non ho rilevato una frequenza cardiaca elevata."
"No, questa volta no, per fortuna. Era un bel ricordo."
"Meglio così, Gwen. Quindi sta bene?"
"Sì, mi sento bene. Grazie per avermi svegliata."
Mi districo dal nodo di coperte e mi vesto. Ho molte domande sul ricordo del sogno, vorrei saperne di più su questa Accademia in cui mi trovavo e su mio cugino. Mi dispiace non essere riuscita a vederlo in faccia, però il ricordo della sua voce si è impresso nella mia memoria e penso che riuscirei a riconoscerlo grazie ad esso.

Vado in cucina a fare colazione e trovo Frank coi piedi nudi, in maglietta e pantaloncini e con una tazza, la mia tazza, in mano.
"Buongiorno, Gwen." Dice.
"Quella è la mia tazza."
La fissa con sguardo addormentato. "Ah, scusa. Non lo sapevo."
Lo liquido con un gesto. "Bevi, ormai hai già iniziato." Indico i suoi vestiti "Dove hai trovato i vestiti? Avevi detto di non averne con te."
"L'armadio della mia stanza aveva della roba, li ho presi da lì." Anche quello? Come quello della stanza del capitano?
"Della tua taglia?"
Lui annuisce e sorseggia la bevanda, quasi sicuramente caffè. Il mio prezioso caffè, che non so nemmeno se è stato rifornito.
Ha i capelli più arruffati del solito.
E sono tremendamente carini.
BASTA!
"Come facevano a saperlo?" Mi chiedo tra me e me.
Lui inclina la testa. "Non ti ricordi?"
Capitan ovvio, è un giorno che ti dico che non mi ricordo nulla.
"Evidentemente no, se me lo sto chiedendo. Ti sei dimenticato che la mia memoria è stata totalmente cancellata?"
"Giusto, giusto. È molto semplice da spiegare. Tuo padre ha lasciato la Caesar in eredità a te. Sei tu il capitano di questa nave. E io uno dei tuoi copiloti."

Sento la mascella cadere dalla sorpresa. "E quando pensavi di dirmelo, scusa?"
"Mi sono dimenticato di dirtelo ieri."
Non lo aggredisco solo perché è il mio unico compagno umano e perché sono veramente sorpresa. Come ha fatto a dimenticarsi di un particolare del genere?
Beh, dovevi aspettartelo dai vestiti nella camera del capitano.
L'avevo detto che erano troppe coincidenze insieme! Non poteva essere un caso!
"Scommetto che hai trovato i tuoi vestiti nell'armadio della camera del capitano." Frank appoggia la tazza vuota nel lavastoviglie automatico e partono i getti d'acqua che la lavano.
"Sì, o almeno credo siano miei. Di certo sono abiti usati e della mia taglia."
"Sono i tuoi vestiti. I consiglieri di tuo padre la attrezzarono per te, e per noi. Tuo zio non era per niente d'accordo, ovviamente, ma non poté agire per impedirlo. Era bloccato dal testamento di John, che venne letto pubblicamente. La nave è tua e nessuno poté contestare."
"Per questo sono stata esiliata con questa nave."
"Non credo, ti ho già detto come la penso sul tuo esilio. Però è probabile che Mark magari abbia pensato che fosse meglio darti una nave che conoscevi, per agevolarti nel ritorno."
"Sono ufficialmente scioccata."
"Ho capito, ti faccio un caffè."

Il caffè che mi prepara è buono.
Mi siedo al tavolo di fronte al ragazzo e bevo lentamente. Devo metabolizzare tutte queste informazioni, che mi hanno travolta di prima mattina.
"Perché ti ho scelto come copilota?" Gli chiedo.
"Bella domanda. Non sono mai stato eccellente nel pilotaggio, ma a quanto pare non potevi fare a meno di me."
Ridacchio, poi torno seria. Devo dirgli del mio sogno. "Frank, io ti ho sognato stanotte."
Gli racconto velocemente il sogno e lui spalanca gli occhi.
"Ma non capisco cos'è l'Accademia." Confesso mordendomi le labbra.
"Speravo che almeno su questo avessi ricordi." Sospira. "Forse è meglio se ti racconto tutto. Una volta per tutte."

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Frank è un po' rimbambito di mattina, poverino.

Space, The Last FrontierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora