LIX

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"Chi sei?" Domando con quel poco di voce che riesco a trovare. Non so di chi si tratta, tuttavia sono abbastanza sicura che sia qualcuno che sta dalla mia parte, altrimenti non si sarebbe rivolto a me così. O forse è un trucco? Mi spingono ad abbassare le difese, per poi colpirmi basso e tradire la mia fiducia.
"Meno male!" La voce dello sconosciuto è sollevata. Credo non sia molto più grande di me, che sia uno degli ex cadetti dell'Accademia?
Qualcuno arriva alle mie spalle e sento qualcosa di freddo contro il polso destro. Un coltello!
Abbasso lo sguardo sui polsi e vedo due mani guantate che impugnano una lama, quindi inizio ad agitarmi. "Che fai?" La mia voce è stridula
"Ti taglio le cinghie, non preoccuparti."
Effettivamente, lui comincia a recidere le cinghie, fortunatamente non sono di metallo, e io mi sento più tranquilla.

Il polso destro ora è libero. "Chi sei?" Ripeto la domanda e cerco di guardarlo in viso, ma il suo volto è coperto da una maschera scura. Dal casco militare che gli protegge il capo spuntano due ciuffi biondo platino.
"Tu non ti ricordi di me, a causa della tua perdita di memoria. Sarò breve, mi chiamo Theo, eravamo all'Accademia insieme. È bello rivederti, Gwen."
Avevo ragione! "Grazie." Mormoro. La speranza fiorisce in me, finalmente ho una possibilità di concludere il mio lavoro.

Theo mi libera anche l'altro polso, io me li massaggio e finalmente mi alzo da quella sedia. Un'ira violenta e cieca mi prende, afferro i proiettori e li fracasso per terra. Li calpesto violentemente, voglio distruggerli come mio zio ha fatto con i miei sentimenti. Guardo i frammenti sotto la suola della mia scarpa e il mio desiderio di vendetta diventa sempre più forte.
"Gwen! Fai piano o ci scopriranno!" Theo mi prende per la vita e mi trascina verso la porta.
"Cosa vuoi?" Mi libero dalla sua stretta e mi giro. Si è tolto il caso e mi sta guardando con apprensione. Ha un viso da bambino, i capelli chiarissimi sono più lunghi del normale taglio militare, ha una spolverata di lentiggini sul naso e sulla fronte.
"Voglio aiutarti, Gwen."
"Perché dovresti?"
"Perché non l'ho fatto quando avrei dovuto. Mi sono mangiato le mani per mesi, quando sei stata esiliata, e ora voglio rimediare a quell'errore. Io posso aiutarti." Si guarda alle spalle e mi prende per un braccio. "Veloce, andiamo a liberare gli altri."

"Come fai a sapere dove andare?" Gli domando mentre gli corro vicino. L'essere stata legata mi ha fatto intorpidire i muscoli e sono più lenta del solito.
"Lavoro come guardia nel palazzo, stato reclutato da tuo zio dopo la chiusura dell'Accademia e conosco questi corridoi come le mie tasche. So benissimo dove tengono i prigionieri per torturarli, non siamo molto lontani."
"Perché vuoi aiutarmi? Ho sparso sangue da quando mi sono ribellata, da quello che mi hanno detto, quindi perché rischiare la tua vita per me?"
"Perché questo governo è una tirannia, punto e basta. Tu hai sempre sostenuto che tuo zio fosse un pazzo sadico, che avesse ucciso i tuoi genitori e che quindi la sua carica fosse stata ottenuta illegalmente. Ti ho sentita parlare, negli anni dell'Accademia, e non avevo mai dato peso alle tue parole. All'inizio avevo paura ad ascoltarti, temevo che ci sarebbero state ripercussioni su di me, però più passava il tempo e più mi convinsi che avevi ragione. Nessun uomo sano di mente avrebbe rinchiuso degli adolescenti in un'accademia militare, imbottendoli di sostanze chimiche per poi fargli il lavaggio del cervello. Non sono riuscito a dare il mio contributo quando hai sferrato l'attacco con Mike e sono qui per rimediare."
"Ti ringrazio. Sai del siero?"
"Sì, tuo zio decise di rivelare questo segreto a chi fu reclutato come guardia. Non so quanti altri lo sappiano, oltre agli altri. In totale, qui hanno iniziato a lavorare circa una ventina di persone."
"Loro la pensano come te?"
"Non lo so."
Ritorna il silenzio e io non posso fare a meno di pensare a quanti altri sostengano la mia causa. Sono davvero una rivoluzionaria, a quanto pare.

Ad un tratto lui si ferma e guarda oltre l'angolo delle pareti. "Ci sono delle persone, fai finta di essere mia prigioniera. Non ti farò troppo male, promesso." Dice.
Io sorrido. "Sono sopravvissuta allo spazio, non sarai tu a farmi male."
Lui ridacchia, poi mi afferra il polso e gira a sinistra.
Comincio a divincolarmi, mentre lui mi tiene stretta e mi strattona.
"Guardia! Dove sta portando la ribelle?" Domanda una persona e Theo si mette sull'attenti.
Io, da brava prigioniera, tento di liberarmi, ma il mio compagno è veloce e mi dà un pugno nello stomaco. Grazie Theo, questo faceva male.
"Nelle sale. Ordini del Governatore." L'altro annuisce e ci sorpassa velocemente, insieme ad altri due alieni dalla pelle coriacea rossa.
Riusciamo a raggiungere le sale di tortura senza intoppi e lì ci dividiamo per liberare i miei amici. Entro nella prima porta, Theo in quella di fianco.
"Ribelle!" Mi giro di scatto verso una donna, che era all'interno della stanza. Sono disarmata, lei invece impugna un coltello. Con uno slancio, le tiro un pugno sulla radice del naso e sento gli spruzzi di sangue in faccia. Lei urla e io ne approfitto per rubarle il coltello. Senza tante preghiere le trafiggo il collo. Non avrò pietà per nessuno.

"Gwen?" Una vocina mi riporta alla realtà, sedando i miei istinti omicidi.
"Mike!" Esclamo. Corro a liberarlo.
"Mi stai sporcando di sangue." Dice infastidito.
"Volevi dire: 'Grazie Gwen!', vero?"
"Grazie Gwen, ora piantala di toccarmi con quelle mani piene di sangue."
Sbuffo e lo abbraccio. "Stai bene?" Gli chiedo.
"Non preoccuparti per me. Vai da Frank, ho sentito i suoi urli per troppo tempo." Gli metto un braccio attorno alle mie spalle per aiutarlo a camminare, ma lui afferma di riuscirci da solo.

"GWEN!"
Theo ci viene addosso appena apriamo la porta. Alice è vicino a lui e degli spari arrivano da dietro. Theo cade ai miei piedi.
Individuo una guardia e gli sparo con la pistola del mio amico caduto.
"Resisti, ti salveremo!" Gli dico.
Lui ride coi denti sporchi di sangue. "Sarebbe pensier non troppo accorto, perder duo vivi per salvar un morto. Anche se siete tre." Tossisce un'ultima volta, per poi crollare definitivamente, morto.

Gli tolgo il casco -aveva un viso davvero dolce- delicatamente e gli chiudo gli occhi. Un lieve sorriso gli incornicia ancora le labbra. Sono felice che sia morto senza soffrire troppo e felice di ciò che ha fatto. "Grazie, Theo. Le stelle ti guideranno." Mormoro. Senza di lui sarei ancora chiusa là dentro.

Anche se Theo era consapevole del rischio che stava correndo, il senso di colpa mi attanaglia lo stomaco. Tutti quelli che mi seguono stanno cadendo uno dopo l'altro. Ne vale davvero la pena?

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La citazione è dell'Orlando Furioso, per la cronaca.

Non ho idea del perché Ariosto mi abbia ispirata, ma appena ho letto quella frase in classe mi sono detta: questa deve essere nella mia storia.

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