Epilogo

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Un anno dopo

Le cose sono tornate alla normalità, più o meno, dopo la nostra impresa al palazzo di mio zio. Quando le guardie fecero irruzione nel corridoio, temetti seriamente che saremmo stati ammazzati per le nostre azioni, però molti di loro posarono le armi ai loro piedi. Alcuni lo fecero per arrendersi a noi, altri, invece, appoggiavano la nostra causa e vennero ad aiutarci. È stato un momento carico di emozioni, mi vengono in brividi ogni volta che penso all'attimo in cui la prima guardia, uno dei ragazzi dell'Accademia, ha posato il fucile davanti a lui.
Dopo i fatti accaduti alla torre, abbiamo diffuso in tutta l'Unione la registrazione della sua confessione. La gente è letteralmente esplosa, hanno invaso le piazze per protestare contro i crimini commessi da mio zio, hanno distrutto targhe e monumenti in suo onore e hanno scovato tutti i suoi sostenitori. In molti mi hanno invocata come liberatrice, come un'eroina, tanto da volermi nominare Governatrice. Che storia divertente, vero?
Inutile dire che ho rifiutato, non sono mai stata adatta a quel ruolo. Ho proposto Mike, al mio posto. Quando gliene ho parlato, mi ha guardata come se fossi definitivamente uscita di testa, però alla fine ha accettato. Governa da poco meno di un anno e sta lentamente riparando tutti i pezzi rotti da mio zio, donando di nuovo pace e libertà ad una Unione colpita e spezzata da una tirannia. Sono così fiera di lui.

Alice ha preferito rimanere fuori dalla politica, per vivere una vita tranquilla in uno splendido pianeta non lontano da Nova. Ha proseguito gli studi per specializzarsi in meccanica, non sa ancora cosa deciderà di fare dopo la fine dei due anni di specialistica, ma sembra serena. Come avevo previsto, ha guadagnato una cicatrice al collo simile alla mia e ogni tanto ci scherziamo su.

E Frank?
Quando tutto si è calmato e siamo riusciti a sfuggire alla morsa del governo, ho incontrato i suoi genitori, Ivan e Marina. Mi hanno accolta, di nuovo, come parte della loro famiglia e hanno provveduto a raccontarmi una grossa parte del mio passato.
Tutt'ora, i ricordi mi stanno tornando a spezzoni, episodi sparsi come se vivessi in una vecchia serie tv. Arrivano soprattutto quando dormo, ormai ci ho fatto l'abitudine. Fino ad ora, sono riuscita a recuperare gran parte delle mie memorie più recenti, fino ad arrivare ai primi anni di Accademia. Mi manca ancora gran parte della mia infanzia, ma il tempo saprà restituirmi quello che ho perso. Per fortuna il siero della memoria che mi avevano iniettato perde l'effetto sul lungo termine.
Gli incubi mi torturano ancora, tutto il sangue che ho sparso mi divora la mente, gli occhi vitrei delle persone che ho ucciso mi perseguitano negli specchi, le urla dei miei amici mi risuonano ancora nelle orecchie quando c'è silenzio, vivide come quei giorni. Non c'è scampo, non c'è via di uscita. Il tempo guarirà le nostre ferite, ma le cicatrici rimarranno per sempre e nessuno può farci niente.

Nonostante la nostra giovane età, io e Frank siamo andati a vivere insieme nella casa dove abitavo con i miei genitori. Condividere con lui una casa, vivere e svegliarmi accanto a lui ogni mattina è ciò di più bello che potessi ottenere. Ho memorizzato ogni suo piccolo dettaglio: il modo in cui i suoi occhi brillano quando mi vede, l'espressione concentrata che ha quando lavora al computer, il buco sul gomito della giacca che non abbandona mai, l'odore di grasso per robot che hanno le sue magliette dopo aver lavorato nel laboratorio di mia madre, le cicatrici che attraversano il suo corpo, come mi stringe quando ha gli incubi, tutto quanto. Mi porto con me questi piccoli particolari quando vado in missione, perché la solitudine mi attanaglia come quando mi svegliai sulla Caesar la prima volta dopo la sentenza.
Devo ammettere che andare a vivere con lui è stato molto strano: per quanto mi fossi abituata ad averlo tra i piedi sulla Caesar, non immaginavo nemmeno lontanamente quanto fosse difficile dormire comoda la notte con un'altra persona accanto. Per fortuna che, nonostante gli incubi, abbiamo entrambi il sonno pesante.

Ho detto di aver rifiutato la carica di Governatore, però la mia posizione è abbastanza in alto nel governo. Sono la principale Ambasciatrice dell'Unione, viaggio con la Caesar verso pianeti lontani per entrare in contatto con nuove civiltà e far conoscere loro la nostra cultura. È un'esperienza unica e non avrei mai creduto fosse così speciale. Sono certa che mio padre sarebbe fiero del lavoro che sto facendo, del resto il suo obiettivo era esattamente lo stesso quando ha fatto costruire la Caesar.

Oggi ho una missione speciale. Non indosserò le vesti di Ambasciatrice, bensì quelle di Gwen Morgan, figlia del defunto Governatore Supremo.
Una voce familiare mi accoglie sulla Caesar. "Buongiorno signorina, è pronta per la missione?"
Dave era stato bloccato e resettato, ma Frank e una squadra di programmatori che collaborarono alla sua creazione sono riusciti a riportarlo come prima, ha riacquisito tutte le sue informazioni e credo che sia davvero felice, per quanto un computer possa esserlo.
"Buongiorno Dave. Sì, sono pronta ed eccitata."
"Siamo diretti su Janus, vero?"
"Esatto. Avvia i motori, il viaggio è abbastanza breve e voglio arrivare il prima possibile."
"Certo, signorina."
"Cosa cerchiamo su Janus?" Mi domanda.
"Chi cerchiamo."
"Stiamo cercando una persona?"
"Già. Appena salirà sulla nave capirai chi è."
Dave emette uno sbuffo e io sorrido.

Janus è un pianeta diviso letteralmente a metà: in una parte del pianeta c'è un vastissimo oceano che occupa tutta la superficie, mentre nell'altra metà non c'è acqua, ad esclusione di qualche lago. È un pianeta esotico, non l'ho ancora visitato e sono curiosa di esplorarlo, al di là della mia missione.
La persona che sto cercando vive sulla costa, perciò sarà facile atterrare.
Effettuato l'atterraggio seguo le indicazioni che ho trovato nei file di mio padre, fino a raggiungere una piccola casetta grigia.

Ho sempre creduto che mio padre fosse un buon marito, ma forse aveva ragione mio zio su quel punto, almeno in una minima parte.

Suono il campanello e, poco dopo, mi viene ad aprire un ragazzino con i capelli a spazzola di un rosso acceso. Mi osserva stralunato, non apre bocca.

"Ciao Rick, sono Gwen. Tua sorella."

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