LXI

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"Tu, lurida, sei il disonore della famiglia. I Morgan sono sempre stati una famiglia rispettabile, hanno governato per anni con saggezza e giustizia, poi sei arrivata tu a infangare il nostro buon nome per i tuoi interessi personali. Saresti dovuta morire su quella nave."
Le sue parole mi feriscono, ma sono troppo fuori di me. Non ha alcun diritto di insultarmi così. "I miei interessi personali? Tuo padre ha ucciso i miei genitori e ha preso il potere illegalmente! Ho cercato di dimostrarlo e la colpa è mia?!"
La stretta sul collo si fa più forte, però sono talmente infuriata da non farci troppo caso. È stato lui a provocarmi per primo, a incolparmi e insultarmi senza alcuna ragione, e non me ne starò buona. La cavigliera sprizza elettricità, il dolore mi morde la gamba, quindi la sbatto contro il mobile, per cercare di farla smettere. Ormai non può cogliermi di sorpresa e so quanto male faccia, anche se non è piacevole.
"Mio padre non ha ucciso nessuno, i miei zii sono morti in un incidente. Cresci e accettalo. Il potere gli è stato conferito dal Consiglio, lo sai bene anche tu. Non azzardarti a dire certe cose per rivoltare le carte in tavola!"
"Apri gli occhi, James! Sei tu a dover crescere, non io! Tuo padre ha usurpato la carica di mio padre e ha tentato di uccidermi. Non lo vedi? Devo portarti le prove di ciò che mi ha fatto passare tuo padre?"
"Non è vero!" Stringe ancora e inizio a boccheggiare, tanto da non riuscire a rispondere. "Il tuo unico obiettivo è far fallire mio padre e buttare merda sul nostro nome, solo perché tuo padre è morto. Devi solamente ringraziare che non ti abbia ancora uccisa." 

Mi lascia andare e si appoggia alla porta. Scivolo per terra tossendo, finché non riesco a respirare normalmente di nuovo. Lo tengo d'occhio e lui fa lo stesso con me. Devo passare all'attacco con la diplomazia, non penso che riuscirei a batterlo con la lotta. Certo, sono armata, ma lui è in posizione di vantaggio. "James, ragiona. Non ti sembra neanche un po' sospetto l'incidente dei miei genitori?" Gli chiedo.
"Il fatto che sia sospetto non implica per forza il coinvolgimento di mio padre." L'area attorno alle pupille è quasi blu e questo non fa altro che rendere i suoi occhi più gelidi.
"E chi li avrebbe uccisi, nel caso fosse stato un omicidio? Mio padre non aveva nemici."
"Ogni uomo ha dei nemici e lui non era tenuto a parlarne a te."
"Quali erano quelli di mio padre? Dimmelo tu, James, io non ricordo!"
"Non lo so! Ma mio padre non c'entra di sicuro, era suo fratello!"
"È inutile ingannarsi, sai che non è così."
"BASTA COSÌ!"

Il muro sfrigola, così come il mio braccio sinistro.
L'urlo mi si blocca in gola e James mi fissa rabbioso con ancora la pistola ancora sospesa a mezz'aria. È molto veloce, non ho speranze di batterlo.
Passo le dita sulla bruciatura, stanno nascendo delle vesciche e una porzione di carne è stata disintegrata, e mi mordo l'interno della guancia per il dolore. Pessima idea.
"Non. Dire. Altro." Abbassa lentamente la pistola, la sua rabbia è palpabile. Abbiamo entrambi lo stesso temperamento, forse non avrei dovuto provocarlo. "Non posso ucciderti, mio padre ha bisogno di te, ma tu stai mettendo alla prova la mia pazienza. Un'altra parola di accusa su di lui e ti assicuro che non sbaglierò a mirare." E ora che faccio?

"Per cosa ha bisogno di me?" Domando nel momento in cui lui sembra calmarsi. Voglio cercare di avere quante più informazioni possibili.
"Informazioni sul chip e non so cos'altro. Probabilmente verrai uccisa dopo, sappilo."
"Io sono innocente."
"Nessun ribelle lo è. E tu sei una ribelle."
"Se lo dici tu. A proposito, tu sai cosa c'era nel siero che dovevamo prendere all'Accademia? Tu sai cosa fa ai nostri corpi?" Questa è la mia ultima speranza di avere il suo aiuto.
"Certo, ci ha migliorato la forza e la resistenza. Era necessario per l'addestramento."
"Non ti sei posto alcun problema a bere sostanze prodotte in laboratorio per più di un anno?"
Lui scrolla le spalle. "Non mi interessa più di tanto."
"Tu sai cos'altro ha fatto ai nostri corpi? Quel siero ci ha resi sterili, me l'ha detto tuo padre."
La sua espressione cambia radicalmente. "Cosa?"
Colpito e affondato, hai vinto Gwen.

"Me l'ha detto tuo padre, te lo posso giurare su quello che vuoi. Se non ci credi, chiediglielo. Puoi anche ammazzarmi, avrò comunque ragione io. Quel siero ci ha resi tutti sterili, nessuno di quelli che ha messo piede all'Accademia avrà figli. E non si sa nemmeno se, oltre alla sterilità, ci siano altri effetti collaterali." Continuo imperterrita con il mio discorso, le convinzioni di James stanno crollando ai miei piedi.
"Non è vero. Non può essere. Stai mentendo." Nonostante la rabbia nella sua voce, so che mi crede.
"Te lo giuro, James. Devi credermi."
"Non aveva effetti collaterali, me lo aveva assicurato." Si passa una mano nei capelli -proprio come Frank- e mi guarda inebetito.
"Fammi indovinare, non ti ha mai detto nulla di questo?"
"No, non lo sapevo."
Rimane in silenzio, il volto attraversato da mille emozioni diverse. Non aveva mai messo in discussione le parole di suo padre, prima d'ora, e sono stata proprio io, la sua odiata cugina, ad aprirgli gli occhi.

"Pensi ancora che io sia pazza?"
"Io-io non so cosa pensare. Osservandoti so che non stai mentendo, quello che dici è la verità e sono incazzato con mio padre. Su cos'altro mi avrà mentito?"
Si siede vicino a me. Per la prima volta, lo vedo senza quel guscio di spavalderia che lo circonda solitamente. Per la prima volta, vedo quanto siamo simili: abbiamo lo stesso carattere impulsivo, la stessa testardaggine, siamo sangue dello stesso sangue, perché dovremmo odiarci e desiderare la morte dell'altro?
Sbuffa. "Forse hai ragione, Gwen." È la prima volta che mi chiama Gwen.
"Lo sapevo che mi avresti creduto."
"Non esagerare, non siamo ancora amici. Però ammettere di essere stato cieco per tutto questo tempo, forse non avevi tutti i torti ad andare contro mio padre." Fa un debole sorriso, ora i suoi occhi non sembrano minacciosi come prima. 

Il rumore della detonazione mi fa gridare.
Gli schizzi di sangue mi macchiano la maglietta.
"Quanto è più crudele del morso di un serpente l'ingratitudine di un figlio." Mio zio è sulla porta, la pistola in mano e lo sguardo duro. James si tiene la pancia con le mani e ha gli occhi spalancati.
"NO!" Esclamo. Non riesco a fare altro che guardare mio cugino con gli occhi sbarrati. Allungo le mani verso di lui, ma lui le scaccia via e si accascia per terra.
"Parlate di me com'io sono: non attenuate né aggiungete malizia." James ride. "Ho sempre sognato di poterlo-" Ed esala il suo ultimo respiro.

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Shakespeare anche qua! Le opere sono Re Lear e Otello.
Volevo che James fosse fissato con Shakespeare, non so perché.
Quasi mi è dispiaciuto ucciderlo 🤔

Space, The Last FrontierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora