LVII

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Mi pietrifico.

"Ti guarderò perdere ogni ricordo, ridendo, ridendo e ancora ridendo. Il tuo esilio sarà il mio nuovo film preferito."

Stringo il bordo della porta per non cadere sul pavimento. Non avevo mai sentito la sua voce, prima d'ora.
Mio zio.
L'unica causa della mia condizione.
L'unico motivo per cui non ricordo niente.
L'unico motivo per cui i miei genitori sono morti.

Provo un immenso terrore, in questo momento, tutti i miei neuroni mi urlano di scappare via. Allo stesso tempo, dentro di me si fa strada una rabbia profonda e radicata. Devo cogliere l'occasione per eliminarlo una volta per tutte.
Una scossa elettrica mi attraversa la gamba destra e mi fa stringere i denti per non gridare. Cos'è stato? Non ci sono armi qui!
"Non puoi attaccarmi, appena il dispositivo rileva rabbia entra in azione." Dice lui da dietro la porta, quasi cantilenando.
Tiro su la gamba dei pantaloni e vedo una cavigliera metallica agganciata ermeticamente attorno alla mai articolazione. Quando me l'hanno messa? Com'è possibile che non me ne sia accorta?
"Te l'abbiamo installata durante l'atterraggio, nel caso te lo fossi domandata. Ora entra!" Continua. La sua voce mi mette i brividi.

Mi muovo in avanti, verso l'interno della stanza. Ho paura a muovere ogni singolo passo.
La stanza è spaziosa e ordinata, la finestra parzialmente oscurata dalla calda luce che proviene da fuori. Davanti a me c'è una scrivania trasparente e dietro ad essa un uomo di spalle, con indosso una lunga tunica grigio fumo. I suoi capelli sono poco più chiari della tunica e tagliati corti.
La porta si chiude con uno scatto alle mie spalle, facendomi sussultare, e sento un altro brivido corrermi lungo la spina dorsale.
Lo sai di cosa è capace quest'uomo, quindi stai molto attenta.
"Siediti, Gwendolen." La sua voce è sottile e persuasiva, ora capisco perché è risultato così convincente agli occhi della gente. Mi siedo sulla piccola sedia con i braccioli che è davanti al tavolo e mio zio si gira verso di me.
Il suo viso è fin troppo perfetto, i lineamenti sembrano stati scolpiti a mano. Ha gli stessi occhi freddi di James e noto la loro somiglianza estrema, sono come due gocce d'acqua. Mi osserva inclinando leggermente la testa di lato, una cosa che, purtroppo, mi ricorda me stessa. "Ma come? Non ti ricordi di me?" Domanda.
"Sfortunatamente, mi hai tolto la memoria."
"Un vero peccato."
"Tutto ciò che so di te è che hai ucciso i miei genitori e che mi hai perseguitata per la mia intera vita." Incrocio le braccia in gesto di sfida.
Lui rimane impassibile. "John e Jacqueline erano solo due ostacoli che mi avrebbero impedito di avere successo. Ho fatto quello che dovevo fare. Per quanto riguarda te, hai solo avuto fortuna a non esserti trovata sulla navetta, quella sera."

La corrente elettrica fa il suo lavoro e mi costringe e schiumare di rabbia su quella sedia. Lui mi osserva, divertito.

Il suo sguardo è la cosa che odio di più. Ci prova gusto a vedermi soffrire, a veder soffrire gli altri. La sua mente è governata dall'interesse personale e dal sadismo.
"Nipote, la cicatrice sul collo non ti è bastata?" Domanda con una falsissima voce ingenua.
"Non mi fermerai con la corrente elettrica."
Un'altra scarica mi fa piantare le unghie nei palmi.
"Ne sono sicuro. Del resto, il siero era stato brevettato dai miei uomini e so bene quanto renda resistenti."
Siero? Quale siero?
"Di cosa stai parlando?"
"Ah già, non avevi rivelato la presenza di quel file ai tuoi compagni. Mi sorprende che tu non l'abbia mai raccontato ai tuoi cari amici." Scrolla le spalle con fare indifferente. "Sto parlando del siero che vi abbiamo iniettato quando siete stati selezionati per l'Accademia."

Non ho ricordi di alcun siero e né Frank né Mike me ne hanno parlato.
"Il siero che progettammo credo sia la migliore idea che abbia mai avuto. I suoi benefici sono accelerare i processi di guarigione e cicatrizzazione, alzare la soglia del dolore e aumentare la forza fisica. Era il siero perfetto per creare dei supersoldati, cioè voi cadetti. Purtroppo, aveva uno svantaggio perché, oltre a dover essere somministrato regolarmente per almeno un anno, rende sterili. Tu, Michael, Frank, siete tutti sterili. Ogni cadetto lo è, dal primo all'ultimo. E non c'è via di ritorno. Forse solo quelli reclutati l'ultimo anno potrebbero essere esenti, in ogni caso erano solo una ventina." Racconta, concludendo con un ghigno sinistro.

Io sono talmente sorpresa da aver perso le parole.

"Per questo so benissimo come torturarti. Mi basterà fare male ai tuoi amici per fare male a te, se invece ti torturassi non otterrei niente." Si volta di scatto, la tunica fruscia contro i suoi piedi, e preme un bottone. "Dai inizio alla procedura." Dice e poi lo rilascia.
Si gira verso di me e mi fissa dritto negli occhi, dritto nella mia anima. "Preparati, perché questo sarà doloroso per davvero."

Sono troppo sconvolta per reagire.
Non riesco a pensare a niente. Il pensiero di avere dei figli non ha mai attraversato la mia mente, figuriamoci, tuttavia l'informazione mi ha scossa. Non è solo per la sterilità, l'idea di aver assunto per almeno un anno un miscuglio di sostanze chimiche mi spaventa. Quali potrebbero essere altri effetti collaterali?
Siamo tutti sterili, per cosa? Creare dei soldati?
Perché sviluppare un siero del genere?

Lui continua a parlare, indifferente. "Grazie a voi, abbiamo saputo del coinvolgimento di Alice Reed. Avevamo qualche vago sospetto su di lei, ma nessuna prova concreta. Voi siete stati così gentili da fornirci una confessione in diretta, che gesto gentile!" Fa una risatina agghiacciante.
Mi sento in colpa, è colpa nostra se Alice è stata catturata. "Lei non c'entra." Provo a dire.
"Fammi il piacere. Ormai è troppo tardi per salvarla, sappiamo che è colpevole pure lei. Non so cos'abbia fatto in precedenza, ma non tarderò a scoprirlo. L'abbiamo portata qua da Terminus, non sei felice? Ora potrai essere riunita alla tua compagna di stanza."
Posa un proiettore olografico sul tavolo con un sorriso.
"Non ti dispiace se-?" Schiocca le dita e delle cinghie si avvolgono ai miei polsi, stringendoli ai braccioli della sedia.
"Goditi lo spettacolo." Mi sussurra maligno in un orecchio.

Accende il dispositivo. Vedo Alice in una stanza, un uomo la tiene per i capelli e le punta un coltello alla gola.

Space, The Last FrontierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora