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Il Mike che mi sono trovata davanti è quasi irriconoscibile rispetto al Mike dei miei ricordi. I suoi capelli biondi sono diventati più smorti e lunghi, ha un'ombra di barba sulle guance e sul mento, il suo viso è più affilato e pallido, ma gli occhi non sono cambiati. I suoi occhi grigi ora sono accesi come nel mio primo ricordo, scintillano di felicità e ciò mi rende gioiosa come non mai. Quando gli sono comparsa davanti sembrava avesse visto un fantasma, so di averlo sorpreso. Rivederlo salvo e più o meno in salute è una sensazione meravigliosa, mi dona nuova speranza.

"Gwen, ascoltami." Mike richiama la mia attenzione e io mi concentro su di lui. Ha indossato il cappello che era sulla scrivania vuota della guardia e ha chiuso la giacca. Potrebbe passare inosservato, se evita di mostrare il viso.
"Dimmi."
"Come sei arrivata qui?"
"Con una scialuppa di salvataggio della Caesar."
"La...la Caesar?"
"La Caesar, la nave intergalattica migliore al mondo, proprio lei."
Spalanca gli occhi. "La tua nave è ancora in circolazione? Nelle tue mani? Assurdo, non pensavo che Mark ci fosse riuscito davvero."
Il suo commento fa sorgere nella mia testa molte domande, muoio dalla voglia di potergliele fare e sapere tutto ciò che è successo. "Mike. Arriva al punto."
"Oh. Giusto. Se sei arrivata con una navetta del genere e con un permesso per turisti, allora ti avranno fatto atterrare nell'hangar cinque, quello più piccolo. Mi sbaglio?"
"No, siamo atterrati proprio lì."
"Per arrivarci..." Mormora qualcosa di veloce e si guarda attorno battendosi un dito sul mento. "Ce la facciamo, ce la facciamo." Mi guarda con un sorriso. "Il piano numero cinque è ancora valido, milady."
Questo ragazzo mi fa morire e stiamo insieme da solo qualche minuto.

"Signorina! Si affretti. Frank ha bloccato ogni comunicazione dall'interno e dall'esterno, ma presto se ne accorgeranno. Ho stimato una quindicina di minuti prima che qualcuno si accorga di ciò che successo." La voce di Dave mi riscalda il cuore e mi fa tirare un sospiro di sollievo, nonostante le previsioni che comunica.
"Dave! Dov'eri finito?"
Mike si gira verso di me con sguardo pensieroso, ma non rallenta la sua corsa.
"Ho aiutato il signorino Frank fino ad adesso, ora vada! Non avete molto tempo."
"Cercherò di fare presto, grazie Dave!"

Mike ha già svoltato varie volte. Io non ho la minima idea di dove ci stiamo dirigendo, invece lui sembra essere certo su dove andare. Conosce tutta la struttura a memoria?
Non mi sorprenderebbe se fosse così.
"Mike, sai dove andare? Dobbiamo fare presto!" Gli dico.
"Mi sono imparato parte della mappa a memoria. L'avevo rubata una volta che sono riuscito a uscire dalla cella. So benissimo dove andare, non devi preoccuparti."
"Sei un mostro."
"Mi ha definito così svariate volte, cara Gwen."
Sorrido e lo seguo dentro l'ascensore.
Lui si appoggia alla parete e respira profondamente. "Non sono più abituato." Preme uno dei pulsanti poi incrocia le braccia. I polsi e le dita sono segnati da cicatrici rosse, proprio come le mie e quelle di Frank, e gli manca un pezzo dell'anulare destro.
"Quindi il secondo giornalista è Frank, o sbaglio?" Il suo ghigno non mi piace. Per niente.
"Sì, è lui."
"Ce l'ha fatta a baciarti o è rimasto troppo scioccato dal tuo ritorno?"
Io lo ammazzo.
Gli tiro un calcio allo stinco e lui scoppia a ridere. Sento già le guance infiammarsi.
"Lo prendo per un sì." Dice ghignando di nuovo.
"MIKE!"
Per sua fortuna le porte si aprono e ci ritroviamo davanti il corridoio principale.

Camminiamo a passo spedito verso il centro di controllo, abbiamo ancora margine di tempo. Girato un angolo, incontriamo due guardie di ronda. Mi si gela il sangue per la paura, mentre i due ci squadrano da capo a piedi.
Mike ha abbassato il cappello in modo da coprire il viso.
"La guida dov'è?" Chiede uno dei due.
"È rimasta nella sezione otto per parlare con una delle guardie in servizio riguardo ad una visita che dovrà fare la settimana prossima. Mi ha chiesto di posare le armi per accompagnare la studentessa dal suo compagno, così non l'avrei messa in soggezione. Recupererò tutto il prima possibile, ovviamente." Risponde Mike prima che io possa aprire bocca.
La guardia annuisce e i due passano oltre.
Mi sembra strano che non si sia fatto grossi problemi, ma non mi preoccupo.
"Veloce! Potrebbero tornare indietro e farsi altre domande" Mike mi afferra per il polso e mi trascina via.
Facciamo slalom tra i corridoi inquietantemente vuoti e silenziosi.

Frank capitombola fuori da una porta subito davanti a noi.
"Makovich!" Lo chiama Mike e lui si gira puntando la pistola verso di noi. Ha chiazze di sangue sul viso. Quante persone ha ucciso?
Le labbra di Frank si piegano in un sorriso e abbassa la pistola. "Collins! Allora sei vivo!" I due si abbracciano e ridono.
"Scusate se interrompo le vostre smancerie, ma dobbiamo andare." Commento.
"Agli ordini, signora." Si mettono sull'attenti e io mostro loro il medio. Cretini.

Dave ci informa che abbiamo a disposizione ancora circa cinque minuti.
Mike ci guida fino all'hangar cinque, incontriamo qualche sorvegliante durante il tragitto e lui li liquida brevemente con dei cenni del capo o brevi frasi. Non mi sembra possibile che nessuno si sia accorto di nulla, però Mike è abbastanza convincente nello spacciarsi per una guardia.

Arrivati alla porta dell'hangar, troviamo tre guardie a controllare. Il loro atteggiamento non è noncurante quanto quello delle altre. "Dov'è il direttore? Abbiamo ordini di lasciar passare i due giornalisti solo in sua presenza." Afferma con voce dura uno dei tre.
"Mi è stato comunicato di scortare i due ragazzi alla navetta direttamente da Kraast."
"Tu non sei una guardia di questo piano." Lo stesso uomo si avvicina pericolosamente a Mike, che si ritrae di scatto verso di noi. Io e Frank rimaniamo immobili.
"Sono assegnato alla sezione otto." Ribatte lui.
"Chi è il tuo responsabile? Comunica il numero di matricola."
Con la coda dell'occhio vedo uno dei suoi compagni allungare le dita verso la pistola, quindi decido di agire all'improvviso. Salto addosso all'uomo e lo disarmo e, nello stesso istante, Frank spara in testa alla terza guardia, poi all'uomo che sto cercando di bloccare. Mike agisce di conseguenza, disarmando l'uomo che l'aveva contestato e poi sparandogli.
Strappo il tesserino all'uomo morto sotto di me, apro la porta dell'hangar e corriamo alla scialuppa. Avranno sentito di sicuro gli spari, la copertura salterà presto.

Finalmente raggiungiamo la scialuppa, saliamo e Dave ci avvisa che hanno notato il blocco delle comunicazioni. Chiedo degli spari, ma afferma di non saperlo. In preda all'agitazione avvio i motori della nave ed esco dall'hangar coi propulsori al massimo. Il computer calcola che in meno dieci minuti raggiungeremo la Caesar.

Le sirene squarciano il silenzio del pianeta. Muoviti, muoviti!
"Tenetevi forte." Schivo i colpi della torretta di controllo con la tensione al massimo e miracolosamente riesco ad uscire dall'atmosfera del pianeta.
Tiro dritto fino alla nave, incurante di qualsiasi altra cosa.

Due caccia mi seguono, ma sono lontani e fuori dalla portata di precisione dei cannoni. Non penso abbiano capito bene che sta succedendo, devono essere di ronda.

Ho il fiato sospeso per tutto il tragitto e, non appena attracchiamo nella plancia della nave, ordino al computer di attivare i motori a velocità parsec. Per l'ennesima volta mi dirigo nello spazio profondo, senza una meta precisa e in cerca di salvezza.

Space, The Last FrontierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora