Il sangue caldo scivola giù, verso la gamba e fino al piede, dove si accumula e si appiccica alla pelle. Mio zio ride ancora ed estrae la lama del mio corpo, causando una cascata di sangue che mi fa girare la testa. Le gambe mi tremano, non so se riuscirò a stare in piedi.
Sto per svenire, ne sono sicura.
No, stai per morire. È diverso.
"Oh, Gwendolen. Cara, cara Gwendolen. Penso che riuscirò a trovare le informazioni che mi servono torturando i tuoi cari amici. Non ho ottenuto niente da te, non mi servi più. Ebbene sì, questo è un addio." Fatico a vedere il suo viso, anche se è a pochi centimetri da me. La vista è sfocata e la testa mi gira.L'ascensore fa ding! e mio zio si scansa, facendomi perdere aderenza alla parete. Mi accascio urlando di dolore, cado per terra, nell'angolo, e il sangue scivola ancora lungo il mio corpo. Le porte scorrevoli si aprono e Leonard mi lancia un ultimo sguardo sogghignando, per poi uscire ridendo mentre io lo maledico mentalmente.
Le porte si richiudono, ora sono sola.Nessuno può sentirmi, nessuno sa che sono qui.
Mi sento mancare, però mi costringo a rimanere vigile. Se dovessi perdere conoscenza adesso, di sicuro morirei. Devo solamente restare sveglia e provare a chiedere aiuto. "Qualcuno mi aiuti!" Provo a gridare, ma riesco solo ad emettere deboli lamenti.
Non ti sentirà nessuno.
"Aiutatemi!" Non ho abbastanza voce per farmi sentire.
Risparmiala per quando sarà più utile.
Zitta mente!
Non serve a nulla, prova intanto a fare qualcosa per quel pozzo di sangue.
Cosa?
Il verbo tamponare ti dice nulla?
Giusto!
Usa la gonna.Abbasso la testa finché non inizia a girare vorticosamente e cerco di strappare il bordo del vestito con quel poco di forza che ancora mi rimane in corpo.
Il coltello dov'è? Se lo è tenuto?
Con una mano tasto il pavimento attorno a me alla ricerca dell'arma e intanto con l'altra cerco di strappare una striscia di stoffa del vestito. È una fatica immensa e il sudore mi bagna la fronte. Le dita sfiorano la canna di una pistola e automaticamente la afferrano.
Con la pistola non posso tagliare il vestito, ma almeno sono protetta.
Il laccio! Sbrigati o morirai!
Finalmente riesco a tirare verso di me l'arma e libero un sospiro di sollievo.
Sono sudata marcia e sanguino ancora. Non so come faccio ad essere ancora viva, l'importante ora è sopravvivere ad ogni costo.
Sbrigati con quel dannato vestito!
Do uno strattone alla gonna e riesco a strappare via una lunga striscia nera, che velocemente appallottolo e uso per schiacciare la ferita al fianco.
Urlo di dolore ma non mollo la presa. Mi gira la testa da morire, ho sangue ovunque.
Mi concentro solo sulla mia forza di volontà. Il mio corpo apparentemente sembra resistere, invece la mia mente non è altrettanto forte, mi sta urlando di smetterla di farmi soffrire e di sdraiarmi per terra per porre fine ad ogni dolore. Faccio respiri profondi e lenti, devo mettercela tutta per non morire.
Probabilmente mio zio avrebbe voluto accoltellarmi in una vena importante, per farmi crepare dissanguata, ma ha sbagliato i conti. Ogni tanto una botta di culo fa comodo, o no?
La ferita non è messa bene, però sono ancora viva ed è quello che conta."Che strana la vita, cerchi di fare giustizia e vieni accoltellata." Non rido per il dolore che sto provando, anche se la mia intenzione era quella.
"Chissà dove sono gli altri." Mi chiedo.
"Gwen, ora parli da sola..."***
Alice
Sono molto in pensiero per Gwen. Non è ancora tornata e non sono ancora scattati allarmi. Di solito, se deve fare dei casini, lo fa facendo scattare quanti più allarmi possibile.
Siamo rinchiusi da minuti, ore, non lo so, nella stanza dove Frank è stato torturato e aspettiamo. Aspettiamo che Frank guarisca dalle tossine, aspettiamo che Gwen torni, aspettiamo.
Basta, questa attesa è insostenibile!"Mike, io devo cercare Gwen." Affermo.
Il mio amico distoglie lo sguardo dalle ferite di Frank, ormai stanno guarendo, e mi osserva, pensieroso. "Come pensi di fare?" Mi domanda.
"Troverò un modo, improvviserò."
Lui scuote la testa. "Servi a Frank, sei l'unica a capire qualcosa di medicina."
"Mike, non prendermi in giro, sono sicura che hai già capito come assisterlo."
Lui sorride, imbarazzato, e non replica.
"E comunque ormai l'antidoto ha fatto effetto, non sanguina più e la ferita non è brutta quanto prima. Tra poco dovrebbe rimettersi completamente."
"E va bene."
Anche Frank solleva la testa e annuisce debolmente, le sue guance hanno ripreso un minimo di colore.
"Io vado. Buona fortuna."
"Sei l'unica ad averne bisogno." Si alza e mi dà un bacio su una guancia, credo il primo vero gesto d'affetto che mi abbia mai regalato in tanti anni che ci conosciamo.Non conosco il palazzo di Leonard Morgan, il mio unico obiettivo ora è l'ascensore perché so che ai piani superiori ci sono le residenze personali. Penso che Gwen sia lì, con suo zio o con James. Oppure con entrambi.
Trovo l'ascensore, entro furtivamente e schiaccio il pulsante con una grossa R vicino per poi salire fino al piano residenziale.
C'è un silenzio spettrale. Niente voci, niente rumori. Solo silenzio.
I miei passi riecheggiano nel corridoio vuoto.
Una porta è aperta, quindi mi avvicino e sbircio. Dentro c'è il cadavere di James.
Non posso fare altro che indietreggiare inorridita. Non credo sia stata Gwen, è un omicidio troppo sporco, c'è troppo sangue.
Questo alimenta i miei sospetti e i miei timori, perciò mi affretto a tornare all'ascensore.
Chiamo l'altro, che si trova dal lato opposto del piano, non si sa mai.
Aspetto sudando freddo dall'agitazione. Perché ci mette così tanto?Finalmente arriva e le porte si aprono.
Una pistola è puntata all'altezza del mio bacino e per poco non mi lascio sfuggire un urlo.
"Alice? Cosa fai qui?"
Dei del cielo!
"Gwen!
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Space, The Last Frontier
Bilim Kurgu"[This is the end, my only friend, the End] Questa canzone è deprimente. Ma non la cambio, rispecchia il mio stato mentale. Sono sprofondata su un divanetto con una tazza di caffè fumante tra le mani. Tornerò mai alla civiltà?" Gli uomini hanno semp...