XLVIII

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Guido la scialuppa attorno a Nova e, appena entrati nello spazio aereo di Drisor, lo schermo di pilotaggio si illumina ed emette un segnale acustico per segnalare un contatto radio col pianeta.
"Dichiarare il codice del permesso di entrata" Ordina una voce metallica.
Frank si affretta a comunicarlo. Scandisce i numeri chiaramente e sento un pizzico di paura nella sua voce.
"Rimanere in attesa e spegnere i motori." Ordina la voce, per poi tacere.
Ubbidisco e mi asciugo le mani sudate sui pantaloni. Speriamo in bene, probabilmente non avremmo vie di scampo se ci bloccassero adesso.
"Codice valido, atterraggio consentito. Prego, accendere i motori e procedere seguendo le indicazioni per l'hangar numero cinque."
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo e io riprendo in mano i comandi della scialuppa.

Nella piccola navicella regna solo il silenzio, un silenzio molto pesante e carico di tensione, incertezze e timori.
Il mio auricolare è muto, nemmeno Dave osa parlare.
Frank ha lo sguardo perso fuori dal vetro a fianco a lui e la luce della stella di Nova si riflette nelle lenti dei suoi occhiali.
Persino i motori sembrano fare poco rumore, rispetto a quelli sbuffanti della Caesar.
La voce nella mia testa mi incoraggia e io seguo le indicazioni sullo schermo per arrivare all'hangar indicato.

La superficie di Drisor è un'unica deserta distesa di metallo nero, interrotta qua e là da qualche torre di controllo, da postazioni militari o da piccoli edifici. Cosa ti aspettavi da una luna artificiale che ospita una prigione? Campi di fiori? Animali al pascolo e laghetti con pesci?

Vedo indicazioni per svariati hangar, quello dove attraccheremo sembra sia quello dedicato alle visite di persone comuni. L'hangar principale contiene una piccola flotta e, da quello che ho potuto capire da Dave, dovrebbe trovarsi dalla parte opposta a dove ci troviamo. Questo potrebbe darci un pizzico di tempo in più, nel momento della fuga.

Atterro, l'hangar è vuoto e mi posiziono al centro di esso.
Due guardie che imbracciano enormi fucili laser raggiungono il portellone appena spengo i motori. Mi alzo, pronta ad uscire, ma prima mi avvicino a Frank e lo bacio. Lui ricambia con dolcezza e mi stringe forte le mani, anche se entrambi ce le abbiamo sudate.
"Buona fortuna, G."
"Buona fortuna, F."
E usciamo.

"Presentate i documenti e dichiarate eventuali armi e dispositivi elettronici." Ordina la prima guardia, è un uomo alto almeno due metri.
"Microfoni da registrazione sono ammessi?" Domanda Frank. Meglio saperlo subito.
"Se sono stati dichiarati nel permesso di accesso, sono consentiti. In nessun caso sono permesse videocamere." Risponde la seconda guardia.
Consegniamo i documenti d'identità e i permessi. I due uomini li esaminano, scannerizzano il codice e poi ce li restituiscono. Noi mostriamo gli auricolari, svuotiamo le tasche e ci facciamo controllare dagli scanner. Non trovando nulla di strano, siamo ammessi nella prigione e veniamo scortati fino all'ingresso blindato del carcere. 

Un alieno umanoide con i capelli bianchi, intrecciati dietro la testa in un'elaborata acconciatura, e gli occhi viola senza pupilla ci accoglie e congeda le guardie. "Benvenuti su Drisor. Il mio nome è Kraast e sono, da ormai cinque anni, il direttore della prigione."
Io e Frank ci presentiamo.
"Secondo ciò che mi è stato riferito e da quanto ho potuto leggere dai permessi, io vi accompagnerò per una prima visita, vi illustrerò le generalità della prigione, e poi ognuno di voi andrà con la guida designata. Mi sbaglio?" Ha un accento strano, gutturale. Chissà da quale pianeta proviene.
"Non sbaglia, signor Kraast. Abbiamo deciso di dividerci, in quanto io devo occuparmi della parte sulla sicurezza e della sorveglianza, mentre la mia compagna Jane tratterà dei prigionieri e dell'organizzazione in generale. L'articolo che ci è stato commissionato si compone di queste due parti." Risponde prontamente Frank, mentendo con una scioltezza impressionante. Continua così, F.
"Posso domandarvi per quale motivo vi è stato chiesto di trattare della sicurezza? Avete dubbi sui nostri sistemi?"
"No, anzi. Vogliamo diffondere alcune informazioni, niente che non possa essere divulgato, riguardo i vostri sistemi di sicurezza, in modo che le persone possano sentirsi sicure. Inoltre, avevamo pensato che, lasciando trapelare qualche informazione, magari qualcuno potrebbe prendere spunto dalle vostre tattiche per poterle adattare alla vita quotidiana, per rendere magari più sicure le case."
Certo che Frank sa proprio come abbindolare.

Kraast annuisce, poi si rivolge a me. "Lei invece dovrà trattare dei prigionieri, giusto?"
Mi sento leggermente in soggezione, però rispondo rapidamente e senza farlo trapelare. "Esattamente. È stato spesso domandato alla redazione di pubblicare un articolo sui prigionieri più pericolosi dell'Unione, perché in molti vogliono sapere che tipo di trattamento subiscono quando vengono rinchiusi su Drisor. Abbiamo trovato l'occasione giusta per unire i due argomenti, per questo siamo qua."
"E poi vogliono farmi studiare informatica, io non sono proprio capace. Penso che dai vostri sistemi potrò imparare qualcosa." Commenta Frank, mentre Kraast fa un mezzo sorriso e io mi mordo la guancia per non scoppiare a ridere.
Frank che non sa nulla di informatica? Più assurdo di Dave che sbaglia.
"Come mai ride, Jane?" Beccata.
"Perché Spencer è la persona meno dotata per l'informatica che abbia mai conosciuto." Anche se mi viene da ridere, non mi freghi.
"Allora è il caso di dargli qualche lezione." Fa ancora quel mezzo sorriso forzato, poi si gira e inizia a camminare. Dovrebbe essersela bevuta. "Seguitemi." Continua.
"Ottima prontezza, signorini." Commenta Dave sull'auricolare per poi zittirsi di nuovo. 

Kraast ci sta spiegando la storia del satellite artificiale, ma io sono più presa a cercare possibili vie di fuga e quindi non sto seguendo. Non ce ne sono, maledizione!
"Mi scusi se la interrompo, signore. Questo posto ha delle uscite di sicurezza? In caso di emergenza o disallineamento del satellite, come ci si comporta?" Chiedo all'improvviso. La domanda suona quasi provocatoria, ma non potevo avere illuminazione migliore.
Kraast si volta e mi fissa con quegli inquietanti occhi viola. "Certo. Ogni sezione ha una via di fuga, rigorosamente controllata da guardie e bloccata dai sistemi informatici, non possiamo rischiare evasioni per uscite di emergenza non presiediate." Risponde, per poi riprendere la sua spiegazione. Almeno sappiamo che ci sono.

Seguiamo il direttore per i corridoi tetri di Drisor, riempiti solamente dal suono della sua voce e dal rumore dei nostri passi. Noto che ci sono poche guardie in giro, non me ne spiego il motivo.

"Bene, qui ci dividiamo. Spencer, mi segua. Jane, lei attenda qua l'arrivo della guida. Spero che la visita sia istruttiva, buona giornata." Frank mi fa un sorriso veloce poi si affretta a seguire Kraast.
Rabbrividisco al centro di quel corridoio vuoto, in attesa.

Una luce sfarfalla sopra la mia testa e io rabbrividisco ancora.

Space, The Last FrontierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora