XVIII

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Non mi sono medicata alla perfezione il labbro, ogni tanto ricomincia a sanguinare, ma dovrei anche smetterla di mordermelo di continuo. È un tic nervoso che ho scoperto di avere e, per quanto ci provi, non sono capace di smetterla. Invece, ho seguito il consiglio di Dave e dall'ultimo incubo prendo i sonniferi leggeri prima di dormire, ogni sera. Mi hanno aiutata molto in questi giorni, e la mia qualità del sonno è migliorata visibilmente. Dave si è detto felice di vedermi riposare in modo regolare e afferma che anche i miei parametri, misurati dal braccialetto con la targhetta, sono migliorati. Non ho idea di cosa intenda, ma l'importante è che lui sia contento.

Alla mattina non dormo fino a tardi, sia per il ciclo del sonno che mi impongono i sonniferi, sia perché ho voglia di muovermi e avere più tempo per le mie attività. In ogni sala della nave è presente un orologio tarato su chissà quale pianeta dell'Unione -forse Nova, dato che è la capitale- perciò riesco a regolare la mia routine giornaliera e sapere quando è giorno e quando notte.

A questo punto, la vita sulla nave non mi risulta strana quanto all'inizio. Ho imparato a organizzarmi la giornata in ogni dettaglio, ho fatto l'abitudine al cibo e non ho più le preoccupazioni relative alla manovra. La Caesar è diventata la mia casa e ogni giorno scopro nuovi angoli e particolari, come le scialuppe di salvataggio schierate in fila nell'hangar, il locale dove i vestiti vengono lavati da macchine estremamente rapide, uno stretto passaggio segreto che dalla cabina di pilotaggio porta alla camera del capitano. La Caesar custodisce segreti di ogni genere e vorrei poterli scoprirli tutti.

Tra le tante attività che ho nel mio programma, c'è anche il robot. È da giorni che non ci metto più mano e finalmente ho tempo di lavorarci con calma. Lo scheletro principale è completo, abbiamo deciso di costruirlo principalmente in acciaio inossidabile, eccetto qualche pezzo in titanio. I materiali disponibili in sala macchine erano di vario genere e avrei potuto scegliere anche leghe più innovative e funzionali, ma ho preferito utilizzare materiali più poveri per non sprecare i pezzi migliori.
I diversi circuiti di controllo, invece, li sto montando con calma; so bene che, se li assemblassi ad un buon ritmo, finirebbero per aggrovigliarsi e butterei tutto fuori dalla nave per il nervosismo. Ricordi a parte, mi conosco bene e so che devo costringermi a lavorare con calma. È la parte più delicata ed è meglio essere lenti adesso, piuttosto che dover rifare tutto daccapo, mi arrabbierei il doppio con me stessa.
Per quanto riguarda i sensori, ho optato per montarli negli spigoli del robot e conto di aggiungerne altri due, uno sul fondo e uno sulla cima. Non ha bisogno di sensori molto sofisticati, gli servono solamente dei sensori vocali e di posizione. Ho previsto inoltre due arti meccanici snodabili e allungabili, così potrà afferrare gli oggetti per portarli in giro. Una volta completato, dovrebbe essere abbastanza utile.

Dave mi sta aiutando a costruirlo passo passo, ma molte componenti le assemblo da sola per pura voglia di imparare. Come è accaduto per il pilotaggio, anche la robotica mi sembra abbastanza facile da studiare. È come se avessi già studiato prima queste materie. Ciò mi fa pensare spesso a che cosa fossi, prima.
In ogni caso, la robotica non è assolutamente facile e immediata, ma le informazioni che leggo mi sembrano familiari e perciò mi risultano più facili da digerire.
Magari prima eri una pilota della flotta e costruivi robot.
Sì certo, come no.
Devi ammettere che non è un'idea così stupida.
Su questo hai ragione.
Però allora perché sei stata condannata? Forse avevi rubato una nave o costruito un robot distruttore che ha ucciso qualcuno.
Zitta, mente.

Scuoto la testa per scacciare i pensieri e torno a concentrarmi sul robot.
Sta venendo bene. È carino.
Come i propulsori della nave?
ZITTA, HO DETTO!
Dovrei farmi visitare da uno psichiatra.
Magari Dave ha una modalità psichiatra in memoria e può aiutarmi con queste voci in testa.

La cosa peggiore dell'essere qui è la solitudine. Per quanto riguarda cibo, vestiti, risorse, ne ho a sufficienza. Ma le persone? Le persone no. Parlo da sola ogni giorno di più, non ho assolutamente modo di contattare qualcuno e, anche se potessi, non saprei chi andare a cercare. Non mi ricordo di nessuno e di quei pochi che ricordo conosco solo il nome. Sia Mike che Frank, Alice e il misterioso ragazzo nel sogno, che mi diceva di essere forte, potrebbero essere morti, o finiti chissà dove. Quel ragazzo forse era Frank, dato che la volta dopo hai detto a Mike che era stato torturato davanti a te.
Ah, giusto. Non avevo notato questo particolare prima.
Speriamo sia ancora vivo.
Lo stomaco mi si stringe per i sensi di colpa, anche se non so quale sia il motivo per cui abbiamo subito quelle torture. Ho mille teorie su cosa potrei aver fatto, fantasie di ogni genere su imprese illegali, uccisioni di figure di spicco, furti, ma non sono totalmente sicura di voler conoscere la verità. E se avessi fatto qualcosa di cui mi potrei pentire?
Forse è meglio passare al programma ed evitare certi pensieri.

Il corpo principale del programma che governa il robot è quasi finito, mancano solo le procedure dei sensori e del comando vocale.
"Quelle procedure sono standard, signorina. Le ho in memoria." Mi comunica Dave.
"Ah, davvero? Allora le copio volentieri." Meno lavoro da fare uguale finire prima.
"Subito. C'è solo da modificare il nome della procedura per adattarla al corpo principale e le variabili, che devono essere le stesse del programma."
"Va bene, grazie."
Sullo schermo appare la procedura sotto al corpo principale e inizio a cambiare i nomi delle variabili cosicché il programma funzioni senza errori.

Lavoro con qualche pausa in mezzo per mangiare ed entro sera riesco a finire tutto il programma. Dave lo ricontrolla carattere per carattere e corregge alcuni errori di battitura.
"Ora possiamo provare a installarlo nello scheletro e provare le istruzioni." Annuisco e Dave esegue il compito.
"Gli ordini di andare avanti."
"Avanti!"
Si sente un bip poi il robot si muove verso di me. Applaudo ed esulto. Ci sono riuscita!
"Ottimo lavoro, Gwen. Sono fiero di lei."

Space, The Last FrontierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora