XXII

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"Ho rilevato un pianeta sul radar, signorina." Ripete Dave, dato che non ho risposto.
Sono semplicemente senza parole per la sorpresa. Chiudo la bocca e deglutisco. Sto sognando o è tutto vero? "Dave, dici sul serio?" Gli domando.
"Certo che sì, venga a vedere. Sullo schermo principale della cabina ho appena proiettato le coordinate che sono riuscito a calcolare tramite il segnale."
Faccio uno scatto e corro nella cabina di pilotaggio, inciampando per le scale.
Un pianeta in vista? C'è davvero un pianeta sulla nostra rotta?
Ditemi che non sto sognando ed è tutto vero, vi prego!
Mi siedo sulla poltrona del capitano e clicco sullo schermo per visualizzare la rotta. La linea rossa attraversa ancora una zona disabitata, però stringendo la visuale compare un puntino lampeggiante. C'è davvero un pianeta sul radar!
La fionda ha funzionato! Sono tornata alla civiltà, ho aspettato due mesi e alla fine i miei sforzi sono stati ripagati col miglior premio che potessi ricevere.
Ce l'ho fatta, Gwen Morgan è tornata indietro dal nulla più assoluto!
Un vecchio film che ho visto qualche giorno fa recitava "Spazio, ultima frontiera", ho pensato spesso a quella frase e ora posso dire di essere anche andata oltre. Sono arrivata ai confini della galassia, nella zona più disabitata che potessi trovare, e ho pilotato la mia nave intergalattica fino a tornare indietro. Lo spazio è stato oltrepassato, conquistato col sudore e il sangue, e finalmente non ho altre frontiere davanti a me.
Scoppio a piangere per la gioia, è bello liberarsi di tutte queste lacrime una volta per tutte.
I singhiozzi mi fanno sobbalzare sulla poltrona, ma non me ne preoccupo. Sono troppo contenta e fiera di me perché nonostante tutto, nonostante i mille problemi, nonostante la solitudine, sono riuscita a tornare. E ho fatto tutto da sola, con la sola forza della mia mente le abilità che non sapevo nemmeno di avere. Certo, Dave mi ha aiutata parecchio, ma la manovra l'ho eseguita io.
"Signorina, le faccio le mie congratulazioni, è riuscita a tornare indietro. Sono fiero di lei." Mi dice Dave e io sorrido.
Chissà come sono riusciti a installargli questa voce così dolce...
"Grazie, Dave." Mi asciugo le guance e sorrido di nuovo. "Quanto dista?" Gli domando.
Dalla collocazione sulla rotta, credo sia molto più vicino rispetto alla distanza che separava la Caesar dalla stella grazie a cui sono tornata indietro, quindi non penso ci metteremo tanto tempo.
"Circa dieci ore di viaggio." Sì!
"Perfetto. Imposta la rotta per quel pianeta."
"Subito, la sveglierò domani mattina quando saremo in prossimità del pianeta."
"Va bene."

Inutile dire che l'eccitazione non mi fa dormire quasi nulla. Passo quasi tutto il tempo a girarmi tra le lenzuola e a pensare a domani mattina.
Cosa troverò arrivata là? Qualcuno mi riconoscerà? Mi arresteranno? Avrò finalmente le mie dannate risposte oppure rimarrò ancora all'oscuro del mio passato?

Il sonno prende il sopravvento per qualche ora, mi addormento con un sorriso sulle labbra.

Finalmente Dave mi sveglia, annuncia che entreremo in contatto con le torri di comunicazione del pianeta tra meno di un'ora, perciò mi alzo e vado in cucina per fare una veloce colazione.
Mentre mangio, mi torna in mente un pensiero. "Dave, quindi ora sei abbastanza vicino alla rete dell'Unione?" Chiedo al mio compagno.
"Sì, signorina. Vuole che proceda con gli aggiornamenti? La avviso che, durante il procedimento, dovrò stare in stand-by e non potrò aiutarla, in caso di necessità."
"Allora aspetta l'atterraggio, preferisco averti con me finché non sarò ferma sul pianeta."
"Come desidera."
Ho aspettato mesi, un'ora o due in più non mi cambieranno la vita.

Finito di mangiare, salgo nella cabina di pilotaggio, mi siedo al posto di comando e attivo la guida manuale. Comando con sicurezza la nave, ho studiato anche come farla decollare e atterrare e sono certa di esserne capace.
L'interfaccia di pilotaggio non segna particolari errori, procedo seguendo la rotta impostata.
Sono piena di speranze, non vedo come questo atterraggio potrebbe andare storto.
Dalla finestra, per la prima volta vedo il pianeta avvicinarsi. Orbita solitario attorno ad una piccola stella gialla e brillante, la zona che posso vedere è coperta da soffici nuvole bianche, che celano il suolo, però intravedo una striscia di superficie marrone.
È una vista spettacolare, mi riempie il cuore di gioia.
"Qui stazione di Terminus. Dichiarare nome, dimensione e carico della nave." Mi comunica una voce dalla trasmittente.
Quindi si chiama Terminus questo pianeta.
"Stazione di Terminus, qui nave interstellare Caesar. Non trasporto niente, solo me stessa." Rispondo e incrocio le dita. Vi prego, accettatemi.
"Durata del soggiorno?"
"Indeterminata."
La voce non risponde, il mio cuore fa un salto. Non mi vogliono accettare?
"Abbassare gli scudi, l'attracco è consentito alla stazione S4. Le coordinate sono state trasmesse." Trattengo un urletto di gioia e disattivo gli scudi della nave.
Le coordinate della stazione compaiono sullo schermo. "Grazie, coordinate ricevute."
Guido la nave tra le nuvole che sembrano fatte di cotone e rimango meravigliata dalla vista della città dove sto per atterrare. Gli edifici sono altissimi, si vedono gli hovercraft e le piccole astronavi usate per i trasporti civili sfrecciare tra i grattacieli; vedo parchi verdi e centinaia di persone che passeggiano. Sento di nuovo le lacrime salire, ma le trattengo perché non posso avere la vista offuscata mentre piloto. Sono già abbastanza distratta dal panorama.
"Signorina, manca poco al contatto col suolo. Proceda così." Mi rassicura Dave.
"Grazie."

Atterriamo senza problemi e io mi sgranchisco le gambe.
È ora di scendere, sei pronta, Gwen?
"Signorina, dato che abbiamo raggiunto la terraferma provo a connettermi alla rete per scaricare degli aggiornamenti. Forse riuscirò ad avere più informazioni su di lei e su quello che le è successo. È d'accordo?" Mi comunica Dave.
"Va bene, fai pure. Avvisami appena rientro. Intanto io scendo, faccio rifornimento di carburante e provviste, poi cerco una biblioteca per trovare qualche informazione. Spero vada tutto bene e di tornare tutta intera."
"Stia tranquilla. Arrivederci, Gwen." Va in stand-by e sullo schermo appare la pagina di caricamento.

Non avere Dave con me mi fa sentire a disagio, tuttavia non sarei riuscita a portarlo con me perché non ho costruito il dispositivo portatile. Vedrò di cercarne uno sul pianeta, o almeno qualche informazione su come costruirlo.

Vado in camera mia e apro l'armadio. Cosa posso mettere?
Fisso i vestiti pensierosa e alla fine opto per un paio di pantaloni neri, la giacca senza foderi per coltelli e una maglietta bianca. Mi lego i capelli alla meno peggio e mi dirigo verso il portellone principale. È la prima volta che esco dalla Caesar e sono elettrizzata.

Apro il portellone e la luce mi abbaglia.

Space, The Last FrontierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora