Euridice

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È implacabile lo spandersidi livido inchiostrosui campi tristi, quieti,orfani di Flora,spirali di cenere e nubiin un lembo d'orizzonte

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È implacabile lo spandersi
di livido inchiostro
sui campi tristi, quieti,
orfani di Flora,
spirali di cenere e nubi
in un lembo d'orizzonte.
Scorgo un eterno
dibattersi
compresso,
silente,
tangibile,
mentre s'addensano
ombre,
vagano spettri,
sbocciano menta,
mirto e asfodeli
nei prati di brezza e sangue.
Son signora io,
spodestata
da fantasmi
che m'artigliano impalpabili,
mi fissano
con occhi di bufera,
invocano la vita
che non posso ridare.
Rimpianti, Rimpianti,
Rabbia atroce
i morti che popolano
quest'Erebo,
illusioni bastarde,
figlie incomprese di sogno
e adottate da rovina,
intrise di amaro ripudio.
E la terra nera, vorace
si spalanca,
reclama me,
anima perduta,
cui il serpente del dubbio
strazia l'ali:
perchè,
Orfeo,
non m'hai cercato?
Anch'io sprofondo
nelle acque del Lete,
anch'io mi lapido dell'urla
di sconfitte sepolte.
Mi incastro nell'oblio,
reclamo strazio,
sfioro il caos,
e voglio essere il Niente.

Il SeduttoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora