Capitolo 28💕

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Max's pov.

La mia routine è abbastanza monotona, mi alzo dal letto, mi lavo, mi vesto e faccio colazione.

In questo caso lavoro da casa col computer, al suo lato vi è la mia tazza di caffè lungo, immancabile.

Roteo gli occhi e sbuffo.
Quando lavoro cerco di non distrarmi e fare il più seriamente possibile le mie ore.

Mi alzo, credo che sia qualche compagnia telefonica.

Sbagliavo.
Era l'ospedale.
Grace, a quanto pare ha avuto un attacco di panico, un calo di pressione, iperventilazione, non lo so, non ho capito.

Sto accelerando quanto più possibile, per arrivare prima.
So che dovrei diminuire la velocità, ma momentaneamente ho altre priorità.

Una volta giunto in ospedale, chiedo alla prima infermiera che vedo.
La ragazza chiede informazioni ad una collega e mi indicano il terzo piano.

"Grazie mille"
Dico sincero, dirigendomi verso l'ascensore.

Con l'affanno cerco la sua stanza,
Appena la trovo.
Entro e dorme.
Tiro un sospiro di sollievo, a primo impatto non vedo lividi, graffi o qualcosa di preoccupante.

Chi mi aveva chiamato, mi aveva avvertito.
Grace era stata accompagnata da un suo compagno e l'insegnante di matematica.

Questo qui le sta troppo addosso, tra maschio e femmina non esiste l'amicizia.
Solo una forte attrazione, un'intesa mentale, che poi questa resti tale o diventi altro, lo si vedrà col tempo.

Con noncuranza sveglio Michael che stringe la mano destra di mia sorella.

"Come sta?"
Dico, dopo avergli toccato la spalla.

Poso il giubotto ai piedi di Grace.

"Credo bene, hanno parlato col professore.
È andato un attimo in bagno"
Sospira stanco.

"Vai a casa"
Dico autoritario.
Guardo Michael e lo vedo a pezzi.
Non solo esteriormente, forse mi sono fatto un'idea sbagliata su di lui.

"Neanche per sogno, resto qui"
Ribatte con convinzione.
A questo punto, non posso fare molto.
Gli appoggio una mano sulla spalla.

"Grazie"

"Non mi devi ringraziare, l'avrei fatto comunque"
Ok, vedi di non esagerare ragazzino.
Lasciala vivere e soprattutto vedi di toglierti di mezzo.

Potrò essere stato un demente con le ragazze quando avevo la vostra età, ma con lei non si gioca.

Luca mi aveva pregato di avvisarlo, meglio chiamarlo subito, prima di ritrovarlo qui fuori.

"È grave?"
Quanta allegria.

"Ti volevo dire che sono appena arrivato, sta dormendo.
Non mi sembra nulla di grave, stavo andando a parlare con qualcuno"
Gli spiego mentre mi siedo sulla sedia di plastica.

"Torno subito"
Mi alzo ed esco.
Spero di vedere questo dannato professore.

"Non fare stupidaggini, sei appena tornato a lavoro.
Non penso ti diano altri giorni.
Fidati di me, ci sono io e se qualcosa va male, speriamo di no, ti avviso.
Ok?"
Sbuffa frustrato.

"Purtroppo hai ragione, va bene.
Ma qualsiasi cosa, qualsiasi, mi devi avvertire.
Mamma e papà lo sanno?"
Dio, seriamente?

"Pensi veramente che io li chiami?
E dopo?"
Onestamente non vorrei sentirli, le nostre vite hanno preso strade diverse.

"Non hai tutti i torti, ma sono i nostri genitori e sai che papà adora Grace.
Vuoi che li chiami io?"

So che non era sua intenzione, ma è come se mi avesse detto che sono troppo rammollito e fifone per chiamare quella sottospecie di genitori.
La prendo come una sfida.

"No, tranquillo.
Ci penso io"
Uffa.

"Sicuro?"
Ho risposto già, non me lo fare ripete.

"Si"

"Ciao"
Lo saluto e aggancio.

Ed ora chiamiamo a quelli.
Doveva accadere tutto questo per sentirli dopo anni.
Certo, poteva accadere in altre circostanze, ma la marmocchia sta riavvicinando tutta la famiglia.

"Si papà, a quanto pare ha avuto un attacco di panico.
Inoltre sembrerebbe molto debilitata al momento.
Dovrò tenerla d'occhio per un po' "
Il grande puffo si è preoccupato.

Racconto ogni cosa, mentre sfoglio i risultati dell'analisi del sangue che hanno fatto per sicurezza.

"Credo di si, o quanto meno non torno subito a Londra"
Devo trovare una soluzione per chiudere.

"Senti, mi faccio vivo, ciao"
Aggancio senza il minimo ritegno e rientro.

Sei la mia rovinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora