Capitolo 48 💕

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"Odio me stessa.
Perché non riesco a godermi niente, mi preoccupo per ogni minima cosa, divento pesante, ragiono fin troppo su sciocchezze e capita che mi faccia cogliere dal panico, poiché convinta di non poter risolvere la situazione.
Magari è giusto così, ma arrivo a non sopportarmi.
Seguendo queste orme, finirà che vivrò nella paura.
Conclusione?
A causa della mia ansia, rovinerò tutto, perderei dei momenti bellissimi, unici, irripetibili.
Sopravvivere in questo modo, non mi soddisfa più"

Dentro di me qualcosa mi ha spinto a sfogarmi con lui.
D'altronde, cos'ho da perdere?
Mi giudicherà?
Pazienza, fa parte del rischio nell'aprirsi ad una persona.

Però ne vale la pena, quando condividi un peso, quest'ultimo si alleggerisce.
Sembra quasi che prima non riuscissi a respirare bene, troppo appesantita.
Adesso va molto meglio.

Riflettendoci il fatto che paradossalmente riusciamo ad esprimerci con degli sconosciuti, i quasi è triste.
Teoricamente dovremmo parlarne con coloro che ci vivono ogni singolo giorno, o con chi è alla base del problema.

Invece no, affrontiamo la questione con chi è completamente distaccato, sicuri che possa avere un giudizio obbiettivo.

Comunque, non mi pento di ciò che ho appena detto, non concluderei nulla a farmi del male, rimanendo in silenzio come mio solito.
Ridurmi ad una bomba ad orologeria, non mi porterebbe nulla di buono.

Tenersi tutto dentro non è mai la scelta giusta.
Parlarne con qualcuno fa sempre bene.

Lo so, ma quando riguarda te stesso, tendi a lasciar perdere e sottovalutare la situazione.

Solitamente avviene perché non si vuole creare problemi, o non si accetta di essere di peso per i nostri cari.

Sebbene non sia così, anzi, le persone che ci vogliono bene farebbero la qualunque per aiutarci ed essere parte attiva della nostra quotidianità, nel bene e nel male.

"Addossarti queste colpe, la maggior parte non tue, non ti aiuta.
Non è stata una tua scelta.
Siamo stati noi a renderti così, non ti abbiamo reso le cose facili.
Suppongo che la tua situazione familiare abbia influito parecchio"
Continua a guardare la strada, mentre parla con tono pacato e obbiettivamente, sta dicendo cose logiche e giuste.

Ho anche notato che in parte, si sente colpevole di questo mio stato.
Come accade spesso, mi dispiace, però, sta volta, il fatto che si stia prendendo le sue responsabilità e ne sia risentito, mi fa piacere.

Perché questo suo lato è uscito solo adesso?
Se si fosse fatto vedere prima, credo che molte cose sarebbero potute andate diversamente.
Chissà, sarebbe potuta nascere un'amicizia.

Forza Jace, sono con te.
Non mollare!

Michael.
Oh no.
Michael non sarà felice.
Però, è solo un'uscita amichevole, giusto?
Non sto facendo nulla di male, sto semplicemente uscendo con un amico, come qualsiasi ragazza della mia età.

Per una volta, non voglio rovinarmi la giornata.
Voglio sentirmi libera, leggera.

"Grazie"
Tiro un sospiro di sollievo, per poi appoggiare la testa sul sedile.

"Quando vuoi"
Risponde, sollevando le spalle, sottolineando che secondo lui, non ha fatto nulla di che.

Potrebbe essere così, ma una cosa come l'ascolto e la comprensione non è mai banale.

Sussulto non appena, un corpo estraneo si posa sul mio ginocchio.
Poso lo sguardo su di esso.

La sua mano.
È così calda, leggermente ruvida, quasi come quella di un adulto.
Nettamente più grande della mia, riesce a ricoprire il mio ginocchio.
Le dita ruvide solleticano la mia pelle, che fa apparire piccoli punti lungo la gamba.
Speriamo che non si renda conto della pelle d'oca, ne dubito.

Non so come ha fatto, mi ha tranquillizzata, sono più calma, quella pressione è sparita.

I suoi occhi color ghiaccio, come i miei e il suo sorriso, entrambi teneri e spontanei, si incrociano col mio sguardo.

"Se ti da fastidio... "
Pronuncia, rendendo palese che in realtà non voglia scollarsi da me e prolungare quanto più possibile il nostro contatto.

"No"
Come a dargli una conferma, appoggio la mia mano sulla sua.

Un flash mi passa per la mente.

Il mio telefono!

"No!"
Urlo iniziando a guardarmi intorno, nonostante so che non è lì.
Ma il panico, ti fa fare cose irrazionali.

"Che succede?"
Frena preoccupato, per fortuna che nessuna macchina si trovi dietro di noi. 
Con lo sguardo comincia a cercare insieme a me, nonostante non sappia cosa stia cercando.

"Ho lasciato il telefono a casa!"
Dico nella disperazione più totale.
Non lo mollo mai un minuto, è assurdo che me ne sia dimenticata.

Al momento non ricordo neanche dove l'abbia lasciato.

"Ma sei stupida!
Mi ha fatto prendere un colpo per niente!"
Così rimette in moto la macchina e riparte, dopo aver preso un bel respiro.

"Scusa"
Riflettendoci, ho alzato un polverone inutilmente.
Avrebbero potuto tamponarci.

"Fa niente"
Per farmi perdonare gli stringo la mano accanto la mia, ricambia, solo per non farmi sentire in colpa, non sono così tonta fa non rendermene conto.
Neanche mi guarda, l'ho fatta grossa.

"Siamo arrivati"
Dopo minuti interminabili di silenzio, si degna di aprire bocca.

"Accidenti!"
Rispondo estasiata.

Tra Jace e Grace sta nascendo qualcosa?
Che ne pensate?

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