1. Fort Myers

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1. Fort Myers

Avevo un debole per il lungomare di Fort Myers. Non era in realtà qualcosa che ti toglieva il fiato, ma io lo adoravo.

Abitavamo a Fort Myers da più di tre anni e non passava giorno in cui desiderassi andare a passeggiare lì, guardando il mare. Quel posto mi calmava e mi faceva star bene: in quel luogo potevo pensare senza essere disturbata, ovviamente quando mi ci recavo da sola, ma con me venivano quasi sempre Justin e Charlotte.

Anche a loro due piaceva quel lungomare, soprattutto alla piccola Charlotte perché d'estate vendevano dei gelati di cui lei andava pazza. In realtà li vendevano quasi tutto l'anno, ma secondo lei quelli in estate avevano un gusto più buono, nonostante fossero gli stessi.

In Florida non sembrava esserci un inverno. La Florida era così diversa dal Canada, ma non solo per il clima. Anche le persone erano diverse o forse era solo una mia percezione.

Non mi mancava per niente in freddo, la neve, le sciarpe e le mani congelate. Adoravo Fort Myers, adoravo la Florida, adoravo la mia nuova casa e la mia vita.

Non avevo nostalgia del Canada o di ciò che avevo lasciato, non mi mancava niente e per nulla al mondo avrei cambiato le mie scelte.

Era tardo pomeriggio di una normale giornata di fine estate e stavamo cammiando sul lungomare. In estate facevamo quella passeggiata ogni giorno e restavamo fuori molte volte fino a tardi, tanto la luce del sole non se ne andava così facilmente lì.

L'aria del mare mi piaceva tantissimo, così fresca e con un odore di libertà che mi faceva star bene e mi metteva di buon umore.

Alcune barche, grandi e piccole, erano situate accanto al molo e ondeggiavano di tanto in tanto. Il sole stava scomparendo nel mare, il quale aveva delle sfumature così belle che mi facevano venir voglia di disegnare.

Justin teneva per mano Charlotte accanto a me. La piccola stava mangiando il suo amatissimo gelato al cioccolato, sporcandosi tutta la faccia.

Charlotte usava così tanta enfasi nel descrivere a Justin il disegno che aveva colorato in asilo la mattina, che il gelato le cadde a terra.

"Posso comprarne uno nuovo, mamma?" mi chiese con gli occhi lucidi.

Mi abbassai alla sua altezza e le porsi il mio cono gelato.
"Tieni il mio. È buono tanto quanto il tuo".

Incrociò le braccia al petto e fece una piccola smorfia.
"Ma non mi piace alla fragola!"

Justin la prese in braccio e tornarono indietro a comprarne un altro.

Quando tornarono, la bambina aveva di nuovo sporcato tutta la faccia di gelato e aveva un enorme sorriso stampato sul volto.
"Alla fine non hanno fatto pagare papà. Il gelataio ha detto che potevo averne un altro senza pagare niente" esclamò fiera di sé la bimba.

Usai un fazzoletto per pulirla un po', nonostante si divincolasse.
"Sono felice tesoro, ma attenta a non farlo cadere di nuovo".

"Va bene, va bene" disse velocemente per poi correre verso un parco giochi.

Justin mi prese per mano.
"Che turno hai domani?" gli chiesi.

Justin lavorava da poco in un ospedale. Il suo non era un ruolo di fondamentale importanza nella clinica e doveva ancora imparare molte cose, ma ne andava fiero ed ero sicura che continuando su quella strada sarebbe arrivato in alto.

"Ho il turno di pomeriggio, ma per tutto il resto della giornata sono libero".

"La mattina ho promesso a Meredith che l'avrei accompagnata a scegliere l'abito per il matrimonio".

Justin roteò gli occhi e sbuffò.
"Lei e Colin hanno deciso che si sposeranno la settimana scorsa, non hanno ancora pensato a niente e di questo passo le nozze si celebreranno appena l'anno prossimo, ma lei pensa all'abito?"

"Meredith ci tiene, Justin. Le ho promesso che ci sarò e non intendo darle buca" dissi.

Meredith fu la prima persona che conobbi a Fort Myers. Abitava nella casa accanto alla nostra ed era sicuramente una gran chiacchierona.

A Justin non piaceva per niente, la considerava una falsa ipocrita, anche se non si sa per quale motivo.

"Papà, papà!"
La voce squillante della piccola Charlotte interruppe il nostro discorso.

Mi misi seduta su una panchina guardando Justin e Charlotte giocare su una giostra. La bambina rideva così tanto che le lacrimavano gli occhi e Justin rideva con lei.

Presi dalla mia borsa un foglietto accartocciato e una matita che portavo sempre con me.
Quello era il momento ideale per disegnare, così iniziai a scarabocchiare qualcosa senza pensare a cosa poi sarebbe nato.

Charlotte continuava a correre, facendo ondeggiare le sue piccole codine di capelli rossi mentre Justin cercava di acchiapparla.

In quel momento non desideravo essere da nessun'altra parte e quando provi questa sensazione significa che sei felice.

***

Justin spalancò la porta di casa, ma evitammo di accendere le luci per non svegliare Charlotte, che si era addormentata in macchina.

Justin la portò nel suo letto, le baciò la fronte per poi andarsene.

Sbadigliai e mi distesi sul letto, per poi rialzarmi quando sentii Justin chiudere la porta della camera.

"Domani vado io a prendere Charlotte in asilo" disse, togliendosi la maglietta.

"Sei sicuro? Posso benissimo tornare a casa prima" risposi alzandomi e andando verso di lui.

Scosse il capo.
"No, non è un problema".

"Allora va bene" conclusi dandogli un bacio a stampo. Feci qualche passo per uscire dalla camera, però mi bloccò.

Sospirai e sorrisi leggermente quando le sue morbidissime labbra si appoggiarono sulle mie. Sussultai quando le sue mani mi strinsero i fianchi, per poi scendere.

Strinsi leggermente i suoi capelli, provocando un suo gemito di piacere.

"Lo sai che ti amo?" mi disse, mentre mi toglieva la maglietta.

"Lo so. È per questo che ho fatto una figlia con te e me ne sono andata di casa. È per questo che stiamo per fare l'amore".

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