12. Voglio solo stare con te

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12. Voglio solo stare con te

"Preferisci lo yogurt alla fragola o alla pesca, tesoro?" domandai a Charlotte accarezzandole i capelli.

La piccola controllò attentamente i barattoli di yogurt che tenevo in mano, per poi indicare quello alla fragola.

Da quando si era svegliata era ritornata esattamente come prima. Aveva riacquistato le forze e aveva ripreso ad essere come sempre, quindi non potevo essere più felice.

Le porsi la confezione di yogurt e andai da Justin appena lo sentii chiamarmi.

"Ho una bella notizia" annunciò quando gli fui accanto. "Ellen mi ha detto che appena Charlotte finisce la colazione possiamo portala a casa. Inoltre, mi ha fatto sapere che dovrà tornare qui per un'altra seduta di chemioterapia tra circa venti giorni, ma in ogni caso ci farà sapere".

Fui felice appena mi disse di poter portare Charlotte a casa, ma comunque quella sensazione non riuscì a prendere possesso di me. Non dimenticai che quel tipo di felicità faceva buon viso a cattivo gioco; prima o poi sarebbe scomparsa in modo da lasciare ampio spazio a emozioni vere seppur dilanianti.

Aiutai Charlotte a vestirsi, la quale mi confessò indirettamente di essere felice di poter andare via dall'ospedale. Anche Justin lo era ed io mi sentivo un po' spaesata tra le loro emozioni, ancora più persa di quando avevamo cambiato Paese.

Forse avrei dovuto lasciarmi un po' andare, ma non riuscivo a smettere di pensare che il dolore potesse essere sempre dietro l'angolo e che forse alla fine ti può fare meno male quando sai che c'è.

***

"Non provare a buttare giù la torre un'altra volta!" le disse Justin fingendosi serio. La bambina continuò a ridere, allungò una mano e colpì la torre di mattoncini che immediatamente cadde a terra.

Justin si portò una mano alla bocca in maniera teatrale e si finse indignato.
Era la terza volta nel giro di quindici minuti che la stessa scena si ripeteva davanti ai miei occhi, eppure ogni volta Charlotte rideva fino alle lacrime.

Justin sbuffò e alzò gli occhi al cielo, iniziando a ricostruire daccapo la torre assieme alla bambina, nonostante lei togliesse i pezzi anziché metterli solo per farlo arrabbiare.

"Genesis, mi stai ascoltando oppure no?" sbottò Meredith, incrociando le braccia al petto e fulminandomi con lo sguardo.

"Sì, certo. Scusami" le risposi trattenendo una risata dovuta alla faccia di Justin quando sentì le sue parole.

Lui la detestava. A Justin non era mai andato a genio il suo carattere egocentrico, il modo con cui parlava di sé e guardava tutti dall'alto in basso e, alcune volte, non lo biasimavo. Però Meredith era pur sempre l'unica amica che avevo e nonostante il suo carattere difficile, le volevo bene.

Seppur fosse una persona veramente superficiale e piena di sé, lei era comunque una figura importante nella mia vita. Solitamente preferivo tenermi alla larga dalle persone con il suo stesso modo di fare, però con Meredith era diverso. Lei aveva qualcosa che mi impediva di detestarla e che mi faceva volerle bene.

Posai di nuovo lo sguardo su di lei, intenta a sognare ad occhi aperti il suo matrimonio.
"Sarà fantastico" parlò più con sé stessa che con me. "Davvero fantastico".

Abbassai lo sguardo per poi ritornare a posarlo su Justin e Charlotte.

"Inoltre la cerimonia si terrà ad aprile e per questo abbiamo già adocchiato un meraviglioso spazio all'aperto dove ci sarà il pranzo. Ci è stato addirittura assicurato che gli alberi sparsi qua e là per il giardino saranno in fiore" proseguì. "Ci saranno più di cento invitati, sarà un matrimonio che tutti ricorderanno. Te lo garantisco".

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