25. Il dubbio del domani

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25. Il dubbio del domani

Per tutta la notte non riuscii a chiudere occhio. Ero troppo presa ad immaginare cosa avrebbe comportato una svolta così grande nella mia vita: non mi aspettavo la scomparsa di ogni problema, ma almeno una spalla su cui piangere. Un aiuto da parte di mio padre avrebbe migliorato molte cose.

Finalmente potevo dire di averlo accanto, di aver ricostruito un rapporto già da prima inesistente e di esserci aiutati a vicenda. Lui aveva bisogno di me, aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a dipendere dall'amore, anziché dall'alcol. Aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui, che lo apprezzasse per ciò che era e che lo rendesse parte del mondo. Io, invece, avevo bisogno solo della sua presenza, avevo bisogno di averlo accanto, di rivelargli le mie paure e di poter contare su di lui.

Entrambi avevamo bisogno di molte cose, forse troppe ed è questa una delle ragioni che ci aveva portato ad essere così distanti. Quella dunque era l'opportunità che avevamo per avere un vero rapporto.

Per tutta la notte rimasi ad immaginare cosa avremmo fatto dopo essere arrivati a Fort Myers: immaginai mio padre con la piccola, immaginai stringerla finalmente tra le braccia, immaginai di poter trascorrere dei pomeriggi in sua compagnia, riscattando il tempo che avevamo perso.

In quel momento sentivo inesistente tutto ciò che mi circondava, sentivo dentro di me una sensazione di beatitudine e pace, era una sensazione che non provavo da tanto, la quale per un momento mi illuse di poter affrontare ogni cosa. Tutto per un momento mi sembrò facile, da tornare a casa senza soffrire di nausea per colpa del volo in aereo a combattere la malattia che già da mesi affliggeva Charlotte.

Sorrisi al pensiero di avercela fatta, sorrisi quando pensai di aver fatto pace con mio padre, quando pensai di poterlo aiutare e quando immaginai di avere Charlotte tra le braccia. Tutti questi pensieri mi diedero una scarica di adrenalina impossibile da controllare, tanto che per tutta la notte non chiusi occhio: la felicità fa questo effetto, forse.

Oscillavo tra la felicità e il dubbio del domani, che sapore mi avrebbe lasciato quel giorno in bocca? Speravo con tutta me stessa di non dover fare i conti con un sapore amaro.

***

Il mondo è un luogo spietato che ti lascia solo l'amaro in bocca, nient'altro e la sua crudeltà la dimostra per mezzo di esseri altrettanto impietosi.

Il domani non è il sinonimo di miglioramento e di nuova vita, bensì di regressione, di illusione e di rammarico. Esso fa credere a quelle anime solitarie e confuse che c'è un altro lato della vita: un lato migliore, più prosperoso e vivo. Il domani ci illude di poter cambiare le cose sbagliate, di poter sistemare tutto, come se noi, il giorno dopo aver sperato e pregato, non ci accorgessimo di essere stati illusi da quella che in realtà è solo la nostra mente, la quale mai ci farà vedere in faccia la verità, ovvero il fatto che difficilmente si può trovare una soluzione definitiva a quello che è un problema esistenziale.

Il domani ci inganna facendoci credere di poterci aiutare, ma cos'è veramente? Non guarisce le ferite, non ci dona una vita migliore, non ci libera dai problemi e non ci salva dall'abisso in cui stiamo cadendo.
Materialmente, il domani è solo il tempo. Ore e minuti sprecati ad affidarci a qualcosa che non è la nostra ancora di salvezza, se non il macigno che ci fa affogare.
Da un punto di vista più profondo, il domani è il tempo che ci divide dalla consapevolezza che abbiamo riguardo i nostri problemi al punto interrogativo che ci è impossibile identificare, ma quel territorio sconosciuto non è detto che sia migliore di dove siamo adesso.

Quando l'arcano è stato svelato dall'orologio, però ci rendiamo conto di aver incassato un'altra delusione e un altro fallimento. Il domani lascia un sapore amaro, tanto amaro quanto i sentimenti che ci provoca.

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